Buono e sano con il dr. Michael Kob

Crêpes con ripieno di fagioli cannellini e spinaci

Foto: Federica Rungger
Ingredienti


Per le Crêpes
· 270 ml di acqua
· 90 g di farina di ceci
· 30 g di farina di frumento
· 1 cucchiaio di olio d'oliva
· Olio di semi
· Sale

Per il ripieno
· 200 g di fagioli cannellini (o altri fagioli) cotti
· 60 g di spinaci cotti
· 60 ml di acqua
· sale, noce moscata
Preparazione
1. Mescolare in una ciotola la farina di ceci, la farina di grano, l'olio d'oliva e un pizzico di sale. Continuando a mescolare con una frusta, aggiungere lentamente l'acqua fino a ottenere un composto omogeneo e privo di grumi. Lasciare riposare per 10 minuti.
2. Scaldare un po' di olio di semi in una padella antiaderente. Quando la padella è molto calda, versare un quarto del composto nella padella con un mestolo da minestra e girare per distribuirlo uniformemente.
3. Cuocere per circa 3 minuti su ogni lato fino alla doratura. Preparare le altre 3 crêpes nello stesso modo.
4. Ridurre in purea i fagioli cannellini cotti e scolati, gli spinaci e l'acqua con un frullatore a immersione fino a ottenere una consistenza cremosa. Salare e aggiungere un pizzico di noce moscata.
5. Spalmare una metà di ogni crêpes con il ripieno e piegare a metà o a triangolo.


Le crêpes farcite possono essere consumate sia calde (eventualmente scaldate brevemente in forno) sia fredde (ad esempio per un picnic). La combinazione di cereali (grano) e legumi (farina di ceci e fagioli) rende il piatto ricco di proteine di alta qualità. Per una versione senza glutine, sostituire la farina di frumento con una farina senza glutine (ad esempio, farina di grano saraceno o farina di riso).
La ricetta è: ricca di proteine, vegetariana, vegana, priva di colesterolo, povera di grassi saturi, ricca di fibre, priva di lattosio.

Attuale

Prendere in tempo i pazienti affetti da tumore alla prostata

Intervista con il primario Michael Aigner – Competenza ed empatia psicologica
Foto: Kurt Bouda / Pixabay
Nel suo campo, oltre alla competenza e alla mano ferma, servono anche molta empatia e una grande conoscenza della natura umana, soprattutto quando si tratta di pazienti affetti da cancro alla prostata. Come la ginecologia per le donne, l'urologia è una branca che si occupa di una parte molto sensibile del corpo umano: gli organi riproduttivi e quindi la sfera sessuale. Il dr. Michael Aigner è da tre anni il primario del reparto di Urologia dell'Ospedale di Bressanone, dove lavora da 23 anni ricoprendo il ruolo di vice dal 2010, seppur con qualche interruzione. Il dottor Aigner è orgoglioso della sua forte équipe, che proviene da ogni parte d'Italia e che riesce ad aumentare ogni anno il numero di interventi oncologici complessi.
In primavera, il suo reparto è stato insignito del "bollino azzurro" dall'associazione italiana Onda, un riconoscimento che premia la competenza e la collaborazione multi- e interdisciplinare nel trattamento del cancro alla prostata, il tumore più comune negli uomini.
Il vostro è uno dei tre centri urologici dell'Alto Adige
Dr. Michael Aigner: Esattamente, da noi trattiamo circa il 30% dei pazienti altoatesini affetti da carcinomi alla prostata, idem a Merano, mentre su Bolzano gravita il restante 40%. Il nostro reparto conta dieci medici, il personale infermieristico è composto da 17 persone. Effettuiamo circa 15.000 visite l'anno a Bressanone, oltre alle visite negli ambulatori di Brunico, Vipiteno e San Candido.
Quanti casi di tumore alla prostata vede ogni anno? Ci sono differenze tra il periodo pre e post-Covid?
Dr. Michael Aigner: Ci occupiamo di circa 100-120 nuovi casi all'anno e questo numero è rimasto invariato durante la pandemia. Devo anche dire che qui a Bressanone eseguiamo tutti gli interventi oncologici tranne l'asportazione dei linfonodi dopo una resezione testicolare. Complessivamente, visto che ha citato il Covid, nel mio reparto il numero di interventi totali è effettivamente aumentato durante la pandemia.
Nella terapia della prostata, la scelta fondamentale è quella tra chirurgia e trattamento radioterapico o chemioterapico. Nei pazienti a basso rischio si può però anche optare per un rigoroso regime di visite di controllo senza terapia...
Dr. Michael Aigner: Giusto. È una decisione che prendiamo insieme al paziente e che richiede empatia psicologica. È importante essere in grado di valutare molto bene il paziente. In circa il 50% dei casi eseguiamo una resezione radicale della prostata. E la tendenza è in aumento. Circa il 20% dei pazienti ricorre invece alla radioterapia come trattamento primario perché, per vari motivi, non desidera l'intervento chirurgico. Poi, come lei ha detto, ci sono i pazienti a basso rischio per i quali si può rinunciare alla terapia (per il momento), purché accettino un regime di controllo rigoroso.
l primario dr. Michael Aigner all'entrata del suo reparto nell'ospedale di Bressanone
E qui è importante valutare se il paziente è in grado di attenersi a questo regime...
Dr. Michael Aigner: Sì, se un paziente opta per il monitoraggio attivo, questo significa controlli regolari ogni tre mesi. E bisogna essere coerenti con questa scelta. Se il paziente ha piena fiducia nel medico che lo cura, se è tranquillo e nei tre mesi che intercorrono tra un esame e l'altro continua la sua vita di sempre, questa è una buona soluzione. Se invece prevalgono incertezza e paura, qualche volta anche panico, allora certamente no. Si tratta di qualità della vita.
Una piccola percentuale di pazienti presenta già metastasi al momento della prima diagnosi?
Dr. Michael Aigner: È vero, ma a differenza del passato, questo fenomeno sta diventando sempre più raro. Fortunatamente, oggi anche gli uomini tendono a sviluppare una coscienza salutistica attiva (come fanno le donne da molto tempo).
In questo contesto, si pone la questione dello screening. In passato, gli uomini erano invitati a sottoporsi regolarmente al test del PSA, ma questo poteva essere interpretato in modo errato. Oggi sono quasi sconsigliati, non è vero?

Dr. Michael Aigner: Questo è vero. Le linee guida della Società Tedesca di Medicina Generale affermano che il medico di base non dovrebbe chiedere attivamente al paziente di sottoporsi allo screening della prostata se il paziente non introduce autonomamente l'argomento. Tuttavia, personalmente trovo difficile seguire questa linea. Il nostro obiettivo è quello di prendere i pazienti in tempo!
Perché con la diagnosi precoce, la possibilità di guarigione è molto alta! Esiste una differenza in termini di approccio curativo, cioè chirurgia o radioterapia?
Dr. Michael Aigner: No. Per quanto riguarda le probabilità di guarigione, sono uguali.
La differenza sta nelle conseguenze? Disfunzione erettile, impotenza e incontinenza?
Dr. Michael Aigner: È interessante notare che per gli uomini l'impotenza è quasi meno pesante dell'incontinenza. Esistono molte opzioni tecniche per la disfunzione erettile. Nel caso di tumori non aggressivi, gli uomini giovani/o comunque sotto una certa età vengono trattati secondo il principio del risparmio dei nervi. Va anche detto che molti pazienti hanno già prima problemi in quest'area. Solo ai pazienti più giovani sottoponiamo un questionario sulla situazione prima e dopo la terapia. Per quanto riguarda la disfunzione erettile, i dati variano notevolmente. Si va da un 20% a un 80% di pazienti che denunciano il problema. Tuttavia, questo è un argomento tabù e le risposte non sempre corrispondono alla situazione reale....
I dati sull'incontinenza?
Le linee guida internazionali parlano di un 10% di pazienti con incontinenza dopo un anno, le nostre statistiche sono dell'8%.
Il vostro reparto è stato premiato con il "Bollino Azzurro". È stato difficile soddisfare i criteri richiesti per raggiungere questo risultato?
Dr. Michael Aigner: Niente affatto. La cooperazione multidisciplinare e interdisciplinare è per noi una cosa ovvia. Inoltre superiamo di gran lunga il numero minimo di 50 rimozioni di prostata l'anno. Le procedure richieste sono per noi una pratica quotidiana. I servizi terapeutici sono ormai così vari, e non solo per i tumori metastatici, che non è più possibile fare a meno del lavoro in team di un gruppo di specialisti, di un tumorboard. Siamo ormai tutti connessi. Infine, ma non meno importante, questo impedisce anche un certo turismo ospedaliero!
Ma non avete in cura solo pazienti affetti da tumore alla prostata, e quindi non solo pazienti di sesso maschile.
Dr. Michael Aigner: Certo che no! Siamo spesso chiamati per tumori ginecologici e, naturalmente, va ricordato che i tumori della vescica e del rene colpiscono anche le donne.
Il fumo gioca un ruolo importante in questi due tumori, non è vero? Questo vale anche per il cancro alla prostata?
Dr. Michael Aigner: Nel caso del carcinoma prostatico, solo in casi particolari. Per i carcinomi della vescica si può ipotizzare un 50% e oltre, mentre per i carcinomi del rene le cifre sono ancora poco chiare. Le tossine svolgono certamente un ruolo importante. È interessante notare che durante la pandemia abbiamo dovuto affrontare un aumento significativo di tumori della vescica in stadio avanzato, che hanno richiesto interventi estesi della durata di sei-sette ore. Finora non siamo riusciti a spiegarlo. Prima del Covid si registravano 8-10 casi all'anno, nel 2021 ne abbiamo avuti 28 e questa tendenza continua nel 2022. Nel primo trimestre abbiamo già avuto 5 casi.
Qual è il primo segnale di allarme nel cancro alla vescica?
Dr. Michael Aigner: Sangue nelle urine senza dolore, quindi non dovuto a cistite.
Qual è la situazione dei tumori del rene?
Dr. Michael Aigner: Il numero è costante da anni, 25-30 casi all'anno, che sono operabili con poche eccezioni. Cioè se ci troviamo davanti a dei tumori molto avanzati con metastasi nei polmoni e nelle ossa. Tuttavia, la maggior parte delle diagnosi sono casuali. Quando un carcinoma renale arriva a presentare dei sintomi è infatti già in uno stadio molto avanzato. Inoltre va detto che qui le donne sono più colpite degli uomini, che rappresentano solo il 30% dei casi.
E poi ci sono anche le malattie non oncologiche.
Dr. Michael Aigner: Fondamentalmente, il reparto di urologia tratta l'incontinenza, per la quale siamo certificati FINCO (Società Italiana per l'Incontinenza), le malattie oncologiche della prostata, della vescica e del rene, nonché le malattie infiammatorie della vescica e della pelvi renale e i disturbi vescicali neurogeni. Dell'insufficienza renale si occupano invece i nefrologi. Il nostro reparto dispone di 22 stanze, la coordinatrice infermieristica è Elena Innerhofer, il viceprimario è il dr. Federico Busetti. Per i casi molto complicati ci consultiamo con il primario del reparto di Urologia di Bolzano, il dr. Armin Pycha.
L'Ospedale di Bressanone