Lettere

„La leggenda dell’uomo forte“

Care lettrici, cari lettori, Hans Schölzhorn, socio dell’Assistenza Tumori Alto Adige e delegato di „EUROPA UOMO“ di Milano, ha inviato la sua storia alla redazione della Chance e noi la condividiamo con voi pubblicandola nelle lettere.
Oppure di cosa gli uomini non vogliono proprio parlare
Un uomo desidera essere sano e sessualmente attivo possibilmente fino in tarda età. Nei suoi progetti il cancro non è previsto, e men che meno il cancro alla prostata. Alcuni uomini cercano di ignorare semplicemente l’argomento e preferiscono recarsi il più tardi possibile da un andrologo. Ma se si cominciano ad avere dei problemi nella sessualità oppure si notano dei problemi nella minzione, allora, volenti o nolenti, bisogna consultare un urologo.
Paura dell’impotenza/ incontinenza
Nel 1999 iniziò la mia “carriera“ in urologia. Capitò nel periodo in cui mia moglie dette alla luce il primo figlio. „Dato che ci siamo, fatti una visita in urologia“, mi disse. Dato che in generale le donne hanno ragione, mi feci visitare. “In generale è tutto a posto“, constatò allora il primario. “I piccoli problemi riguardo alla minzione, sono legati a un fattore d’età (a 47 anni?)“, aggiunse. Non mi convinse del tutto, ma se è un primario a dirlo non mi fidavo a contraddirlo. Nella primavera del 2003 un urologo scrupoloso mi disse che non gli piacevano molto i valori PSA e mi propose di fare una biopsia. Senza sapere cosa fosse esattamente, accettai.
Un paio di settimane dopo venni invitato ad andare dal primario. ”Purtroppo i risulati della biopsia non sono positivi, Lei ha un cancro e dovremo pensare a una terapia“, mi comunicò il primario di urologia, e io non sapevo che rispondere.
Operazione a 51 anni?
Una volta arrivato a casa ho fatto un po’ di ricerche. A cosa servono altrimenti internet e il dott. Google? Le vacanze si stavano per avvicinare, che fare? Parto o mi faccio operare? Seguirono numerosi colloqui con l’urologo che, ovviamente, propendeva per l’intervento. Quando si rese conto che un’operazione „non faceva per me“, mi spiegò che le radiazoni potevano essere una valida alternativa. A Trento erano dell’avviso che con un valore di PSA come il mio e un Gleason-Score di 5 (il cosiddetto valore di aggressività), con la radioterapia interna niente doveva andare storto. In fin dei conti si trattava di un cancro mansueto come un “animale da compagnia“.
Animale da compagnia o predatore?
Non avevo una buona sensazione. “Se i valori verranno confermati, allora torno“, dissi ai medici di Trento. Purtroppo a una seconda analisi approfondita il „Gleason-Score“ non venne confermato. Un Gleason – Score a 7 è un altro paio di maniche, grazie al dott. Google questo lo avevo imparato. Alcuni centri specializzati in tumore alla prostata utilizzano la terapia di Brach (radioterapia interna) anche con questi valori, altri no.
E perchè non una terapia ormonale?
Se con l’intervento e/o la radioterapia non si raggiungono i risultati sperati, allora gli urologi/oncologi consigliano una terapiaormonale. Per un certo tempo la terapia ormonale ha anche successo, ma per quanto? A questo riguardo gli esperti non concordano. Potrebbe andare bene per alcuni anni, disse un urologo. Un altro invece dichiarò che ero pazzo, quando seppe che optavo per la terapia ormonale.
Quando i valori PSA salgono troppo in fretta
Alcuni mesi dopo i valori del sangue dimostrarono che il PSA non dormiva e che quindi bisognava agire. Ci vollero sei mesi prima di iniziare la terapia ormonale. Grazie a dei colloqui con altri pazienti, con l’Associazione Tumori Alto Adige, con pazienti austriaci, e con „Europa Uomo“ di Milano, capii che la terapia ormonale poteva tenere sotto controllo per un lungo periodo solamente un cancro della tipologia “animale da compagnia“. Non sembrava invece indicata curare un cancro 2predatore“ (ossia con un Gleason-Score dal 7 in su e/o con un valore PSA alto). E ho anche imparato che un innalzamento veloce e continuativo dei valori PSA sono un serio campanello d’allarme.
15 mesi di terapia ormonale
I successivi 15 mesi di terapia ormonale sono andati bene, i valori fortunatamente sono scesi. Ma non è una terapia che si può protrarre per un lungo periodo di tempo, se non si vuole rischiare l’impotenza o eventualemente anche l’osteoporosi. Bisogna assolutamente intervenire per proteggere le ossa se si vogliono evitare brutte sorprese. E ci vuole molta fermezza per convincere gli urologhi, che bisogna prevenire che le ossa dei pazienti non subiscano troppi danni.
Attenzione alla densità ossea
Dei valori troppo elevati di piridolina possono ad esempio essere un segnale di metastasi ossea o di osteoporosi. Quindi bisognerebbe controllare regolarmente, prima, durante e dopo la terapia ormonale, non solo i valori di PSA, ma anche quelli del testosterone. Se i valori di testosterone sono decisamente bassi prima e dopo la terapia, allora sussiste il rischio dell’osteoporosi. Una misurazione della densità ossea è quindi essenziale, non costa molto e si può fare quasi senza tempi di attesa sia presso la clinica Bonvicini che presso la clinica Santa Maria. Di tutte queste cose si deve occupare praticamente da solo il paziente, a meno che non incontri un urologo/oncologo di ampie vedute.
Recidiva dopo 15 anni
Nel corso degli anni successivi avevo quasi dimenticato il mio “ospite“. Ma ora si è rifatto vivo. E così rincomincio con la terapia ormonale. Ma questa volta mi devo sottoporre anche a una radioterapia esterna. Sono in attesa di vedere come si evolverà questa volta la malattia. Che non appartiene più alla categoria “animale da compagnia“, questo è chiaro.
Anche l’autoaiuto è un aiuto
Mi sono unito al gruppo di auto aiuto “Der Baum“ che si riunisce una volta al mese (il primo giovedì sera) a Brunico. Mi impegno inoltre nell’organizzazione internazionale „EUROPA UOMO“ che sostiene i pazienti colpiti da tumore alla prostata.
Sono a disposizione per domande ed informazioni: Cell. 339 36 72 009 o Mail sparhaus@yahoo.de.

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