Attuale

L’essere umano nella sua interezza

La medicina complementare di Merano – i pazienti oncologici esentati dal ticket

Già entrando si percepisce qualcosa di diverso. Non c’è odore di ospedale. Nessun lungo corridoio in cui personale stressato corre avanti e indietro, niente sferragliare di carrelli con pasti, bianchieria e prodotti per la pulizia. Tranquillità. Poltrone rosse. Quadri di arte moderna alle pareti. Il servizio di medicina complementare di Merano non accoglie il paziente in modo “clinico”.
Fino al 2014 questo servizio, organizzato nel 2010 e diretto dal Dott. Christian Thuille, è stato un progetto pilota. Dal 2014 è diventato un servizio regolare, inserito nell’ospedale di Merano, ma aperto a tutti i pazienti della provincia.
Chi sono i frequentatori? Per oltre la metà si tratta di pazienti oncologici. Già durante la chemioterapia o subito dopo. Gli altri sono per lo più malati cronici. I pazienti oncologici hanno la precedenza nelle prenotazioni e sono esentati dal ticket. Per gli altri pazienti valgono tariffe inferiori a quelle praticate normalmente. Per la prima visita 80 €, visite successive 40 €. Shiatsu, agopuntura, terapia del calore ecc 30 € all’ora, 15 € per mezz’ora. I medicinali, ossia preparati omeopatici o sostanze della terapia ortomolecolare che vengono somministrati in forma di infusione, bisogna invece pagarli privatamente.
I medici e il personale infermieristico che vi lavorano hanno una cosa in comune: oltre alla loro formazione medico-tecnica convenzionale, hanno acquisito altre competenze e intrapreso percorsi formativi aggiuntivi. Soprattutto hanno una cosa: empatia e anche tempo. Un’ora per paziente, cosa che negli altri reparti è pura utopia. L’offerta della medicina complementare comprende: omeopatia, agopuntura, riflessologia, shiatsu, fitoterapia, crioterapia, infusioni, laser, linfodrenaggio, osteopatia, salasso e aromaterapia. L’obiettivo è il miglioramento della qualità di vita e il rafforzamento dell’organismo sfinito dalle terapie antitumorali.
Competenza e empatia
Nella medicina complementare tutto procede con calma. I pazienti sono ospiti, che tornano sempre di nuovo. E loro infatti si sentono più come ospiti che come pazienti. Ci si conosce. Si dialoga. Come va oggi? Com’è andata dopo l’ultima terapia? Cosa facciamo oggi?
Molti pazienti affrontano anche delle lunghe distanze per venire qui. Da Bressanone, dalla Val Pusteria, da Bolzano o dalla Val Venosta. La metà dei pazienti viene però da Merano e circondario.
Hiltrud Keim è stesa comodamente su un lettino. Sta leggendo il giornale. Sul suo addome è posizionato uno strumento di plastica rotondo e piatto che è collegato tramite un cavo con un apparecchio lì vicino. Percepisce un leggero calore che si irradia in tutto l’addome. Attraverso la finestra splende il sole. Chi vuole può farsi tirare le tende arancioni oppure, in inverno, farsi accendere una lampada a stelo che immerge la stanza in una luce soffusa.
Abita a Barbiano Hiltrud Keim. Viene a Merano tre volte la settimana. Questo per due settimane di seguito a cui seguono due settimane di pausa, per poi ricominciare con la terapia, il tutto per sei cicli.
Dopo un cancro al seno diagnosticato sei anni fa, ha metastasi al fegato e alle ossa. A Merano si sottopone a una terapia del calore. “Mi sono avvalsa fin dall’inizio dei servizi della medicina complementare”, racconta l’insegnante di scuola media in pensione.
La terapia del calore porta calore nelle cellule e inibisce la crescita del tumore. Hiltrud Keim è venuta a Merano anche durante la chemioterapia per disintossicarsi dopo le infusioni chemioterapiche, per deacidificare e supportare l’organismo.
Congruenza con i protocolli internazionali
Nella stessa stanza c’è Edith Maier, la coordinatrice delle infermiere del reparto. I pazienti non vengono mai lasciati soli. “Molti pazienti vengono di loro iniziativa, perchè si sono informati in internet o presso il loro medico curante o perchè avevano già avuto contatto con le terapie complementari. Altri vengono mandati dagli oncologi.” La medicina complementare lavora in sintonia con oncologi e medici curanti e stabilisce i trattamenti complementari consultandosi con i medici sulla base di un protocollo internazionale e delle terapie decise dal tumorboard per ogni singolo paziente. Per ogni medicinale abitualmente in uso esistono indicazioni di compatibilità o incompatibilità.
Maria Schwarz effettua due giorni la settimana i massaggi di riflessologia plantare. Questo massaggio ai piedi con oli essenziali, spiega, aiuta i pazienti, dopo la chemioterapia, quando hanno nausea e problemi digestivi. Stimolazioni per l’armonizzazione e l’equilibrio rafforzano i pazienti anche psicologicamente. “Il contatto fa bene e il problema di molte persone oggi è che non hanno contatti fisici.” Il massaggio di riflessologia plantare dura 25-30 minuti, poi il paziente deve riposare. “Questo tempo lo utilizzo per strofinare i piedi con oli essenziali.”
Le terapie vengono discusse in team. Oltre alle conoscenze mediche, qui è necessaria anche l’intuizione. Edith Maier:“Non tutti i pazienti sono uguali. Ci sono persone molto ricettive a queste terapie, altre meno.”
Hans Peter Tschigg di Bolzano da sei mesi è ospite regolare della medicina complementare. Riceve infusioni con preparati ortomolecolari per rinforzare il suo organismo indebolito dalle terapie e dall’operazione e per aumentare la massa muscolare. È stato operato due mesi prima a Innsbruck. “Ero l’orgoglio del reparto,” racconta. “Già il primo giorno dopo l’intervento ho fatto 3.000 passi!” Hanno dovuto asportargli un tumore nella parte bassa dell’esofago e mezzo stomaco. È dimagrito 14 kg e deve seguire una dieta rigida a cui si aggiunge l’alimentazione tramite sonda. I suoi sogni sono popolati da cotolette alla milanese.
Stimolare il potenziale di autoguarigione
Presso la medicina complementare ci sono due sale per le infusioni, una da sei, l’altra da tre posti, che, se si desidera, possono essere separati tramite tende. Sul tavolino vicino ad ogni postazione c’è una campanella, con la quale i pazienti possono chiamare subito un infermiere. Tutti, se vogliono, ricevono un tè allo zenzero. Per la sala più grande ci sono due infermiere, per quella piccola una. Un medico del team è responsabile per entrambe le sale. Hans Peter Tschigg è da solo nella stanza piccola. Si sente un piacevole profumo di menta e di qualcos’altro di indefinibile. Assieme all’infusione viene proposta ai pazienti l’aromaterapia, poichè rilassa, aiuta a stimolare l’autoguarigione e agisce contro i disturbi del sonno.
Edith Maier è responsabile per il personale infermieristico e per l’accoglienza dei nuovi colleghi. Il momento più importante è quello del colloquio. “Tutti quelli che si candidano a lavorare da noi devono aver ultimato una formazione aggiuntiva, però io bado soprattutto alle qualità umane. L’empatia è la premessa più importante per lavorare qui. Le competenze specifiche si possono approfondire anche strada facendo.”
Le infusioni ortomoleculari o vitaminiche vengono effettuate sfruttando gli stessi accessi della chemioterapia. Le infermiere le preparano al momento. Una infusione dura tra un’ora e un’ora e mezza. Le sostanze somministrate variano a seconda del chemioterapico. I pazienti vengono esortati ad avvisare immediatamente in caso di una qualsiasi reazione.
Assieme al direttore medico Dott. Thuille nel reparto lavorano altri sei medici. La Dott.ssa Elfriede Daniel, che è anche sostituta del Dott. Thuille, si è specializzata in medicina cinese, agopuntura e fitoterapia. Come tutti gli altri medici della medicina complementare, non si occupa però solo dei suoi ambiti di competenza. Marianne Hinterhuber infatti è stata collegata da lei all’apparecchio per la terapia magnetica. Suona come un metronomo. Toc.toc.toc. Le onde magnetiche scorrono nelle mani o nei piedi e agiscono contro l’intorpidimento causato dalla chemioterapia. Uno dei disturbi frequenti causati dalla chemio.
La paziente di Bressanone si è ammalata di cancro al seno già nel 2001 e nel 2012 e a Merano ha ricevuto anche lei delle infusioni ortomoleculari. Lei conferma l’effetto del trattamento complementare, si sente molto più forte rispetto alle terapie precedenti e soffre decisamente meno degli effetti collaterali.

Anna Maria Reifer sta preparando una soluzione per il lavaggio di un catetere piccAnna Maria Reifer sta preparando una soluzione per il lavaggio di un catetere picc

Formazione medica con specializzazione complementare

“La premessa per lavorare nel reparto di medicina complementare,” spiega la Dott.ssa Daniel, “è la formazione medica generale. Abbiamo medici con diverse specializzazioni, infermieri, fisioterapisti, osteopati. I pranoterapeuti invece non possono lavorare da noi, poichè questa terapia non è riconosciuta come terapia della medicina complementare.” I servizi effettuati nell‘ambito della medicina complementare sottostanno al 90% agli standard unici di cura, LEA, che sono garantiti dal servizio sanitario statale.
Anche la Dott.ssa Hildegard Zeisel è specializzata in fitoterapia e agopuntura. Ogni lunedì mattina va a trovare le pazienti appena operate per carcinoma mammario nel reparto di ginecologia. Nei casi di affaticamento, di disturbi causati dalla menopausa indotta dalle terapie ormonali come le vampate di calore, l’insonnia ecc., l’agopuntura è la terapia complementare ideale. Gli aghi possono equilibrare il flusso energetico nel corpo. “Molti pazienti sottoposti a chemioterapia vengono da noi per farsi mettere un ago fisso prima dell’infusione.”
Anton Obrist, medico con specializzazione nell’omeopatia classica, conferma che anche i preparati omeopatici sono efficaci nel contrastare gli effetti collaterali tipici della chemio- e radioterapia come afte, secchezza orale o problemi digestivi. Il 90% dei pazienti in cura sono malati oncologici. I medici della medicina complementare hanno a che fare nel 70% dei casi con pazienti oncologici che desiderano integrare la terapia tumorale con quella complementare. “La nostra offerta si rivolge anche a pazienti con patologie croniche e dolorose,” sottolineano i medici complementari. “La differenza è che questi pazienti devono fare i conti con tempi di attesa che possono arrivare anche fino a quattro mesi. I pazienti oncologici invece per la prima visita aspettano al massimo due settimane.”
Un approccio olistico
Anche la Dott.ssa Ladurner, dermatologa come la Dott.ssa Daniel, è specializzata in agopuntura e fitoterapia. “Dopo la prima visita decidiamo se continuiamo noi a trattare il paziente o se è meglio indirizzarlo ad un collega specializzato in una branca che ci sembra più adatta. La prima visita dura un’ora. Sessanta minuti in cui il paziente ha l’occasione non solo di presentare il suo caso, ma anche di fornire informazioni su come si sente in generale. Per noi è importante l’approccio olistico.” Dopo quattro-sei settimane si tiene una visita di follow-up per riesaminare la terapia complementare ed eventualmente integrarla o adattarla.
Shiatsu
Il suo piccolo ambulatorio si distingue dagli altri. Non c’è una sedia per i trattamenti, nessun lettino. Nessun apparecchio e nessuna sostanza. Nessuna siringa. Silvano Graziadei lavora su un futon e su un tatami. Si inginocchia vicino al paziente sdraiato e lavora con tutto il suo corpo. Nello shiatsu non si effettuano massaggi o pressioni con le mani e le braccia. “Impiego tutto il peso del mio corpo e aspetto la risposta del corpo del paziente che sto trattando.” In questa terapia giapponese non vengono trattati i muscoli, ma bensì si equilibrano e stimolano i flussi energetici. “La tecnica shiatsu coinvolge tutto l’individuo dal punto di vista medico, fisiologico e psicologico. Si tratta dell’armonizzazione di Ying e Yang, dei flussi energetici del Qi. Dopo il trattamento il paziente si sente rassicurato.” Silvano Graziadei è infermiere diplomato e ha lavorato per vent’anni presso il pronto soccorso.


Silvano Graziadei durante una seduta di terapia shiatsuSilvano Graziadei durante una seduta di terapia shiatsu


Intervista con il Dott. Christian Thuile: siamo un piccolo tassello
A fianco della medicina convenzionale per migliorare la qualità di vita dei pazienti

Dott. Christian Thuile

Dott. Christian Thuile



È stato lui, il Dott. Christian Thuile direttore del servizio medicina complementare all’ospedale di Merano, a seguire sin dall’inizio il progetto della medicina complementare, dalla fase sperimentale dal 2010 al 2014. Oggi questo tipo di cure è integrato nell’offerta terapeutica per malati di tumore e malati cronici.
Chance: Traguardo qualità di vita…
Christian Thuile: Migliorare la qualità di vita è il nostro obiettivo principale. Noi ci consideriamo come UN piccolo tassello nel grande spettro della medicina, una specie di meccanismo ad orologio che funziona in modo perfetto solo quando ci sono tutti gli ingranaggi.
Chance: Ma non siete in grado di fare miracoli?
Christian Thuile: Assolutamente no. E sicuramente non lo promettiamo. Anzi seguiamo con tanto interesse anche tutto quello che succede nel campo della medicina tradizionale nonché nel nostro ambito della medicina naturale. Non siamo interessati ad erigere barriere, al contrario cerchiamo un dialogo con la medicina convenzionale per il benessere dei nostri pazienti.
Chance: Quando è il momento migliore per rivolgersi alle cure complementari?
Christian Thuile: Prima è, meglio è! Tante delle nostre terapie mirano a contrastare gli effetti collaterali delle terapie tradizionali, per esempio la nausea, la sindrome dell'affaticamento, l’intorpidimento di mani e piedi, le afte. Tutti effetti che fanno soffrire i pazienti inutilmente perché possono essere evitati. Ricorrendo all’agopuntura, all’omeopatia o quant’altro si possono rimediare questi effetti fastidiosi.
Chance: Sarebbe quindi ideale, se ogni ospedale disponesse di un servizio o almeno di un medico e degli infermieri con una formazione in medicina complementare?
Christian Thuile: Ideale… è difficile dire cosa sia ideale. In Alto Adige possiamo già essere contenti, in confronto alla situazione internazionale siamo già molto vicini alla situazione ideale. Non abbiamo niente da invidiare alla Charité a Berlino, a Francoforte, alla clinica di Zurigo e altri. Partecipiamo infatti a studi e a conferenze di altissimo livello e riceviamo numerosi inviti per presentare il nostro modello.
Chance: Poco tempo fa al suo reparto è stato conferito un importante premio internazionale.
Christian Thuile: Per essere precisi è stato uno dei nostri studi, realizzato insieme alla Charité, che è stato premiato dall‘ISCMR, International Society for Complementary Medicine Research. È la prima volta che questo premio americano viene conferito in Europa. Di questo siamo molto fieri ed orgogliosi. In realtà però non sono il premio o la nomina internazionale le nostre vere ambizioni.
Chance: Lei è a capo di un team di sei medici di formazione tradizionale.
Christian Thuile: Infatti, il punto di partenza è questo. Siamo medici, dermatologi, anestesisti, medici generali e in più abbiamo seguito una formazione in terapia complementare. Tutto il personale, medico ed infermieristico, continua infatti a partecipare a dei corsi di formazione nell’ambito della medicina tradizionale come anche nell’ambito complementare. Non è che cerchiamo l’alternativa a tutti i costi.
Chance: Cercate invece la collaborazione?
Christian Thuile: Esatto. Non posso combattere o guarire un tumore senza la medicina tradizionale. Quello che posso fare io è aiutare il paziente ad arrivare in fondo alle sue terapie e senza dover soffrire troppo. Io voglio rafforzare il paziente, questo è il nostro obiettivo. Poi bisogna anche dire che non tutti sono disponibili verso il nostro tipo di terapia.
Chance: Quanti pazienti avete mediamente in un anno?
Christian Thuile: Nel 2015 abbiamo avuto 17.000 contatti.
Chance: Quasi tutti da Merano?
Christian Thuile: Certo, tanti pazienti da Merano e dintorni. Dalla Val Venosta, dove a Silandro i pazienti possono fare infusioni secondo la nostra prescrizione. Ma abbiamo anche pazienti provenienti da tutte le parti dell’Alto Adige.
Chance: E come va la collaborazione con gli altri reparti? In particolare con i reparti di oncologia nelle diverse strutture ospedaliere in provincia?
Christian Thuile: All’interno dell’ospedale di Merano la collaborazione funziona a meraviglia, ma abbiamo anche buoni contatti con altri ospedali: soprattutto con i reparti di oncologia e ginecologia.
Chance: A proposito ginecologia. Qual è l’identikit tipico dei suoi pazienti?
Christian Thuile: So dove vuole andare a parare. E in effetti è così. La maggior parte dei nostri pazienti sono donne, il 70%. La maggior parte con tumore alla mammella e con un grado di istruzione sopra la media. Gli uomini ci vengono “forniti”.
Chance: Portati dalle loro donne?
Christian Thuile: Proprio così. E per questo sono dei pazienti perfetti. Arrivano contro volontà, poco convinti e poi tornano perché capiscono che gli fa bene!
Chance: La situazione dei singoli pazienti è molto diversa?
Christian Thuile: In effetti sì e noi ci muoviamo in base a quello che troviamo. Se una persona è già molto molto malata possiamo aiutarla a vivere in modo dignitoso con una relativa qualità di vita. Certo, ripeto, non possiamo fare miracoli.
Chance: Seguite dei protocolli?
Christian Thuile: Certo, ci basiamo su degli studi che vengono aggiornati in continuazione. Anche noi stessi abbiamo un protocollo, una specie di working process che riguarda l’interazione delle nostre terapie con tutti i farmaci antitumorali. In che caso posso somministrare vitamine e quando no? Quando serve del selenio, del ferro o invece della vitamina D e quando sono invece controindicati. Perché non tutto quello che è naturale fa bene sempre.
Chance: Ma non esiste un protocollo standard?
Christian Thuile: Abbiamo una base di partenza che viene poi ampliata con delle terapie che ci indica il caso particolare. Ogni medico agisce liberamente e in base alla sua personale esperienza. Che non vuol dire che non ci confrontiamo. Il passaggio alla medicina tradizionale poi è fluido. Esistono anche nell'ambito della medicina tradizionale delle terapie complementari molto valide. Fatto sta che in Alto Adige il 70 – 80 % dei pazienti desidera un completamento della terapia tradizionale, in Germania sono più del 90%.
Chance: E Lei com’è arrivato alla medicina complementare?
Christian Thuile: Già dai tempi del liceo sognavo di fare l’agopuntura. Per poterla fare dovevo però prima studiare medicina e già durante il periodo universitario ho iniziato a occuparmi anche di medicina naturale. Tra l’altro ho preso il diploma dell’ordine dei medici austriaci in medicina complementare per pazienti onco-ginecologiche.

Attuale

I nostri uomini...

Valutazione dei risultati dell’indagine tra i soci uomini dell’ATAA

Nel grafico raffigurato è possibile prendere visione dei risultati ottenuti. Considerando che la media è 2,5 (di 4) è evidente come tutte le aree di interesse e aspettative indagate vengono percepite come positive, anche se in misura diversa!Nel grafico raffigurato è possibile prendere visione dei risultati ottenuti. Considerando che la media è 2,5 (di 4) è evidente come tutte le aree di interesse e aspettative indagate vengono percepite come positive, anche se in misura diversa!

Lo scorso autunno tutti i soci uomini dell’Assistenza Tumori, sia pazienti che sostenitori, hanno ricevuto a casa un questionario. Cosa si aspettano dall’associazione? Quale offerta apprezzano particolarmente e cosa vorrebbero venisse offerto ancora? Gli uomini rappresentano solo il dieci per cento dei soci dell‘ Assistenza Tumori e di questi ha risposto al questionario circa il dieci per cento.

Carmen Raffa, psicologaCarmen Raffa, psicologa

Carmen Raffa, la psicologa che ha ricevuto l’incarico di effettuare quest’indagine da parte dell’Assistenza Tumori, non è però delusa. “Sono soddisfatta. In questo tipo di indagini volontarie si calcola tra il dieci e il venti per cento di feedback. Le risposte, anche se non mi permettono di considerare i risultati statisticamente rappresentative sono comunque sufficienti per trarre delle indicazioni per l'ATAA.” Oltretutto la partecipazione corrisponde più o meno alla percentuale degli uomini che partecipano alle attività dell’Assistenza Tumori o a quella di coloro che sono attivi come volontari o che fanno parte di qualche direttivo. I contenuti del questionario sono stati illustrati in modo esaustivo nel penultimo numero della Chance (3/2015).

Un aspetto significativo del sondaggio per Carmen Raffa è già il fatto che l’Assistenza Tumori Alto Adige abbia investito in una iniziativa di questo genere. “Questo dimostra il valore che l’associazione dà a certe cose.”
Le risposte dimostrano che per i soci uomini è particolarmente importante il sostegno finanziario dato dall’ATAA. Questo dipende dal fatto che a tutt’oggi in Alto Adige soprattutto nella fascia d'età sopra i 50 anni, molti uomini sono l’unico o il principale sostegno economico della famiglia. La malattia può far precipitare la famiglia in un grave disagio economico (oltre a tutti gli altri problemi) e l’aiuto non burocratico e diretto dell’Assistenza Tumori rappresenta più di un’ancora di salvezza.
In generale gli uomini mostrano di essere interessati alle iniziative informative dell’Assistenza Tumori Alto Adige. Tutto ciò che riguarda la malattia, conferenze, volantini o altre occasioni per informarsi sono di loro interesse.
Questo indica una chiara differenza tra gli uomini e le donne, spiega Carmen Raffa. “Gli uomini sembrano più nteressati alle cose pratiche per quanto riguarda le offerte dell'ATAA. Vogliono cose concrete., fatti.”
Nell’ambito del tempo libero, delle gite, dei corsi si evidenzia una differenza tra i pazienti e i soci sostenitori. Mentre i pazienti hanno dichiarato meno interesse a iniziative di questo genere, i soci sostenitori ritengono più importante l’aspetto della socializzazione e delle iniziative comuni. E inoltre: tanto più giovani sono gli uomini, quanto meno interesse dimostrano per iniziative di socializzazione.
L’offerta di nuove iniziative indirizzate specificatamente agli uomini, è stata assolutamente scartata. Birdwatching, falegnameria fatta in comune, assistere insieme a eventi sportivi, pesca ecc. non sono state ritenute interessanti. Ci sono state poche proposte per iniziative di altro genere.

La maggioranza degli uomini che ha partecipato al sondaggio, si è detta favorevole a interventi di tipo psicologico, per il miglioramento della comunicazione nella famiglia e nella coppia. Secondo Raffa la spia di un disagio, collegata all’incapacità di molti uomini (non solo malati) di aprirsi e di comunicare. Carmen Raffa:“È un segnale positivo, che gli uomini riconoscano questa difficoltà, provino un disagio e vogliano fare qualcosa per contrastarlo.”
Per ciò che riguarda le attività del tempo libero e soprattutto corsi nell'ambito della creatività, pur nel generale disinteresse, c’è da fare una distinzione tra la città e le aree extraurbane. Fuori dalle città gli uomini non hanno espresso interesse, in città un poco. La psicologa afferma:“In Alto Adige è molto radicata la vita associativa e specialmente in ambito rurale gli uomini sono già attivi in varie associazioni (maschili): la banda, il coro, l’associazione sportiva, il gruppo folcloristico, i vigili del fuoco volontari o gli Schützen. Quindi nel tempo libero non resta più spazio per altre iniziative.”

Ad ogni modo per l’Assistenza Tumori i risultati di questo sondaggio sono un aiuto per gli indirizzi futuri. Si può investire ancora di più in iniziative informative; per ciò che riguarda il tempo libero, sembra che le esigenze degli uomini siano pienamente soddisfatte dall’attuale programma. Per ciò che riguarda le informazioni medico-tecniche, l’Assistenza Tumori si sta già dando da fare per incrementarle ulteriormente, specialmente in riferimento alla prevenzione.