Buon natale

Decorare le candele

Un hobby non solo per Natale - Corso con Maria Kirchner

Con grande cura le donne arrotolano petali, rose, viole, gigli, che verranno accuratamente montati sulle candele. Sul grande tavolo rotondo di fronte a loro ci sono sottili tavolette di cera colorate. Viola, verde, gialla, rossa, nera. Lamine d'oro, paste acriliche, perle, formine di cuoricini e stelle, strass.
Da oltre quindici anni, Maria Agostini Kirchner, un membro del consiglio del circondario della Val d’Isarco, decora le candele. E’ un hobby che ha voluto condividere con i soci o meglio le socie dell’Assistenza Tumori. Per due volte le donne si sono incontrate per un pomeriggio: la prima volta per il corso base, per imparare a ricalcare, cercare dei motivi; la seconda volta per un lavoro creativo più complesso. In due pomeriggi hanno riempito di candele due ripiani. Possono portarsi a casa due candele, le altre, già confezionate nel cellophane, aspettano l’apertura del Mercatino di Natale nel circondario di Bressanone.
La loro fantasia è (quasi) senza limiti. Ci sono candele per tutte le occasioni: funerali, nascite, battesimi, matrimoni, prime comunioni. Candele per Natale o Pasqua. Candele per compleanni o semplicemente come regalo o, perché no, per se stessi. Per la finestra del soggiorno o il tavolo della cucina. Una bella candela adorna la stanza e crea atmosfera. Non solo a Natale!
Le partecipanti al corso, Hanni, Johanna, Christine, Nives, Margit e Annelies hanno imparato a trasformare i fiocchi di cera sottili in fiori, a creare le lettere dell’alfabeto con nastri colorati, a decorare candele con vernice acrilica o con uno speciale spessore di pasta scintillante. In futuro probabilmente avranno sempre tra le mani un piccolo regalo ...
E’ bello vedere le candele. E i prossimi corsi non tarderanno ad arrivare. Maria è anche un’ appassionata di corone.

Buon natale

Ci vorrebbe un miracolo

Due riflessioni sul Natale da parte di Don Mario Gretter

Ci vorrebbe un miracolo, qualcosa di straordinario, qualcosa che, come dice la parola “miracolo”, si possa vedere/ammirare, sia evidente e risolutiva! Qualcosa che ci stupisca, per seguire sempre l'etimologia della parola stessa. Vorrei vedere e toccare con mano un cambiamento nella mia vita, nelle vicende di questo mondo. E alle volte si formula, sulle labbra, nel cuore e/o nella mente una preghiera, una richiesta o un'imprecazione perché qualcosa cambi, si manifesti, si faccia vedere.
In questo tempo di Avvento e Natale sembra che le nostre città facciano a gara a far vedere che c'è qualcosa di speciale in arrivo attraverso grandi luminarie, decorazioni vistose, mercatini sempre più rumorosi e pieni di ogni bendidio. Un “bendidio” che però sembra aver perso la forza di stupire, di creare miracolo, di soddisfare. Una luce che, al di là del fascino superficiale, non riesce a mettere in luce quanto nel nostro cuore sentiamo di aver bisogno. Una luce che sembra quasi voler esagerare, come fosse un riflettore puntato, per illuminare e propinare qualcosa che in realtà non è la meta della nostra ricerca. Il “miracolo” non c'è sotto il riflettore, sotto la luce forte. Duemila anni fa questo riflettore era puntato sul censimento di tutta la popolazione “appartenente” all'impero più potente, quello romano. Tutti sono da contare, come un possesso. Ma non si può possedere tutto, c’è qualcosa che non si può contare, che, nonostante una stella che indica il cammino, non ha bisogno di riflettori, non li cerca.
Una coppia un po’ fuori dagli schemi, ma neanche tanto, allora come adesso, rimane fuori dalla città e in modo anonimo e quasi banale dà alla luce un figlio. Niente di strano, nulla di miracoloso, o forse sì. È una famiglia che si trova al margine, lontana da casa, precaria e non accolta. È una famiglia che viene visitata da chi è al margine come loro, da chi vive lontano dai riflettori ed è considerata impura per gli uomini e anche per Dio, ma viene anche visitata dai cercatori, da ricchi e sapienti non paghi delle ricchezze di questo mondo. Al centro c’è un bambino, un essere che si rivela come bisognoso di essere accolto. È una sfida vivente, è una scommessa sul futuro, è l’annuncio che, nonostante tutte le vie sbagliate, le luminarie inutili e fuorvianti, nonostante gli errori e le fatiche più grandi, nonostante tutto ciò che sembra voler prendere in mano e annientare la vita, c’è Qualcuno che scommette ancora su di noi, sulla nostra vita, sulla capacità di far crescere la vita.
Non ci dona i miracoli che chiediamo, ma si fa miracolo nella nostra quotidianità: non in un luogo distante, altrove, in un’utopia, ma lì dove la nostra vita quotidiana diventa degna di essere vissuta ancora, ancora di più. Ed è un dono per tutti, nessuno escluso. «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». (Luca 2,10-12)