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Un time out di dieci giorni

Una pausa di riflessione
Dal 2008 Inge Tutzer combatte il tumore. Alla fine di ottobre ha passato una decina di giorni all’hospice di Bolzano per riorganizzare la sua vita a casa.
Fino ad ottobre la psicologa che con l’insorgere della malattia si è data anche alla fotografia, ha vissuto da sola. Da un giorno all’altro però stare da sola era sempre più difficile. Dovuto a dei problemi d’equilibrio è stata costretta a prendersi qualcuno in casa. E ha dovuto adattare il suo piccolo appartamento alle nuoveesigenze. Anche questo può essere un motivo per essere ricoverati nel reparto di cure palliative.
Inge Tutzer sta sul letto a gambe incrociate, chiacchiera con la figlia Julia, studentessa alla Claudiana che è venuta durante la pausa a trovare la madre, e discute con due amici che le aiutano nell’organizzazione del nuovo menage. “È andato tutto molto veloce”, racconta Inge, “me ne sono accorta da un momento all’altro che era impossibile continuare stare da sola in casa. Ma va bene così. Non mi ribello. Lo accetto senza problemi.“
Il reparto palliativo lo vive come un’oasi di pace. “È rassicurante sapere che ci sono dei professionisti che si occupano di te. Sono molto bravi qui a creare fiducia. Immediatamente.”
Certo è molto diverso dal reparto di oncologia, reparto che ha avuto modo di conoscere bene negli ultimi anni. Un altro mondo. “L’oncologia è fantastica a Bolzano. Molto ben organizzata. Ben coordinata. Veloce e tecnicamente all’avanguardia.“ Un altro ritmo rispetto all’hospice. “Qui regna la calma.“ L’approccio del personale sanitario è diverso, molto umano, incentrato sulle esigenze psichiche ed emotive, sulle esigenze individuali. “Un time out per poter ritornare dopo dieci giorni nella mia vita quotidiana.“
Il titolo della sua ultima mostra, inaugurata a fine novembre a Brunico e fino al 20 dicembre alla galleria della Cassa Rurale, ricalca questa situazione: Tra i mondi – Zwischen Welten.

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Dove l’anima matura

La clinica nel parco gestita dalle Sorelle di San Vincenzo de Paoli
Il parco che si intravede dalla finestra si mostra nel suo lato più vivo e colorato prima dell’inverno. Si vedono uccellini volare, in lontananza si scorgono  la città e le montagne. Un luogo pacifico. Un luogo in cui fermarsi e congedarsi dalla vita: l’hospice Martinsbrunn a Merano
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Lavorare nel team. Una delle frequenti riunioni
Lavorare nel team. Una delle frequenti riunioni
Martinsbrunn ha una lunga storia alle spalle, nel giroscale sono appese fotografie del passato, di quando la struttura era un sanatorio per le cure polmonari, paragonabile alla“montagna incantata” di Thomas Mann, con tanto di sale e stanze eleganti. Più tardi si convertì in lazzaretto e, dopo la guerra, in casa di cura e centro nascite. Oggi ospita la riabilitazione a lungo termine, la dermatologia, un pronto soccorso, un laboratorio per le analisi del sangue e l’hospice, la stazione di cure palliative. La clinica privata è gestita dalle Sorelle di San Vincenzo de Paoli.
L’hospice è stato inaugurato 9 anni fa, inizialmente solo per pazienti malati di cancro, in seguito però è stato aperto a tutti i pazienti che sono sottoposti a cure palliative.
Metà dei pazienti viene qui per trascorrere solo qualche giorno per poi tornare a casa rinvigorita e libera dal dolore. Il reparto dispone di dodici letti in camere singole, tutte con vista sul parco, molte con balcone. In media i pazienti vi trascorrono venti giorni, ma c’è chi resta molto poco echi resta invece diverse settimane."Non mandiamo a casa nessuno, a meno che non lo chieda. Allo stesso modo non impediamo a nessuno di tornare a casa e collaboriamo con le famiglie e le strutture sanitarie locali, per rendere possibile la permanenza a domicilio", spiega la dottoressa Andrea Gabis, responsabile del reparto. Al suo fianco c’è il dottor Reya Dadyar. Oltre ai due medici, lavorano all’hospice nove infermiere, tre infermieri, due suore e due addette alle pulizie. Con loro collaborano anche fisioterapisti, ergoterapisti, sacerdoti, lo psicologo e i volontari della Caritas."Da noi le giornate trascorrono in modo diverso da quelle all’ospedale, perché disponiamo soprattutto di una cosa: tempo", sottolinea la dottoressa Gabis. Il motto del loro teamè"fissare degli obiettivi". Avere delle piccole vittorie, passo dopo passo."Siamo aperti a tutti i desideri dei pazienti: sono loro che decidono come procedere. Non ci piace l’espressione assistenza terminale. Da noi non si viene per morire, ma per vivere al meglio il tempo che rimane".
Senza dubbio lavorare in questo reparto significa doversi confrontare con la morte ogni giorno, ma la morte è vista come parte della vita. Questo è ciò che il personale cerca di trasmettere ai pazienti ed ai loro cari, che possono andare e venire senza restrizioni di orario e anche passare lanotte in reparto.
Teamwork è un’altra parola chiave per la dottoressa Gabis. Si tengono regolarmente riunioni interdisciplinari a cui partecipa tutto il personale: dalle"donne di casa"come qui viene chiamato il personale di pulizia, alle infermiere, ai medici. Si parla dei pazienti ma anche dello stato emotivo del personale, che viene supervisionato regolarmente.
Evelyn Messner e Monika Köllemann sono le infermiere coordinatrici del reparto. Evelyn lavora a Martinsbrunn da due anni, prima era responsabile del servizio giornaliero della casa di riposo a San Paolo. È lei che si occupa dei servizi sociali per i pazienti, aiutando con la burocrazia, nella richiesta di contributi pubblici per il servizio badanti ecc."Per meè come se qui l’anima maturasse", dice. Lavorare nel reparto cure palliative significa un arricchimento personale."Chi lavora qui, impara a non temere la morte. Impara, anzi, a vedere tutto in un’ottica positiva. Abbiamo molto da imparare dai nostri pazienti".
Evelyn ci guida con orgoglio attraverso il reparto. Ci mostra l’angolo"relax", con delle chaise-longues davanti ad una finestra panoramica, l’angolo gioco multicolore per i bambini, il tavolo a cui i pazienti possono mangiare con i loro cari e il libro dei ricordi.
Anche la sua omonima, Evelyn Anderle, lavora a Martinsbrunn da due anni, dopo un’esperienza nel servizio sanitario distrettuale."Ciò che trovo incredibile qui è il lavoro di squadra. Da un lato ho la possibilità di occuparmi dei pazienti, ma non sono da sola, posso sempre contare sull’aiuto degli altri". Per Evelynè molto importante la flessibilità del suo lavoro."Nessun pazienteè obbligato a fare qualcosa, a meno che non voglia. Se non ha fame, non viene costretto a mangiare, se non se la sente di alzarsi, può rimanere a letto. I suoi bisogni sono la cosa più importante per noi". "I nostri pazienti si sentono a loro agio vivono positivamente la permanenza all’hospice. Noi cerchiamo di esaudire ogni loro bisogno, sono i pazienti che decidono. Siamo aperti a tutto", sottolinea la dottoressa Gabis. I pazienti decidono anche se desiderano aprirsi con il team, o tenere le proprie emozioni per sé. Anche in questo la loro volontà è rispettata. Molti pazienti hanno anche domande concrete, che sono sempre liberi di fare, potendosi aspettare risposte aperte e sincere. Come sarà, che cosa mi aspetta? Quanto potrò ancora vivere così?
Secondo la dottoressa Gabis:"il nostro compitoè anche quello di dare un senso alla morte, vista come parte integrante della vita, di aiutare le persone a dire addio". Quando il paziente si sente bene, può occuparsi delle sue cose, può parlare. Il paziente e la sua famiglia sono sempre in primo piano."La nostra priorità assoluta è garantire una buona qualità di vita al paziente".
Ma senza il sostegno dei familiari e dei volontari della Caritas, tutto ciò non sarebbe possibile."È come un grande puzzle, in cui ognuno fa la sua parte ed è determinante per completare il tutto." 
Anche il personale di pulizia ha un compito importante."I pazienti sono contenti di avere qualcuno che li viene a trovare. Con loro possono parlare, ridere, piangere, scherzare, senza che l’argomento sia sempre di natura tecnico-medica", dice Evelyn Messner.
Il reparto cure palliative è un luogo aperto sotto ogni punto di vista. Sono già stati festeggiati matrimoni e battesimi e, in alcuni casi, lo staff chiude un occhio riguardo a visite di amici a quattro zampe. È tutto come è scritto sul sito internet:"Offriamo un’assistenza completa sotto l’aspetto medico, infermieristico, psicologico e spirituale; assicurare la migliore qualità di vita al paziente e ai suoi familiari è il nostro obiettivo". Sul sitoè citato anche Friedrich Nietzsche:"La saluteè il grado di malattia che mi consente di occuparmi ancora delle mie principali faccende".
Nell’ambito del servizio sanitario pubblico la struttura di Martinsbrunn è a disposizione di tutti i pazienti che necessitano di cure palliative.
Dalla domanda al ricovero trascorrono al massimo due giorni; i pazienti che vengono da casa hanno la precedenza su chi si trova già ricoverato in ospedale.

Per domande e ulteriori informazioni:
www .palliativecare.bz, 
projektbuero@martinsbrunn.it oppure 
info@palliativecare.bz
Telefono: 0473/205614.
Dott.ssa. Andrea Gabis

Dott.ssa. Andrea Gabis

Evelyn Anderle
Evelyn Anderle
La coordinatrice Evelyn Messner

La coordinatrice Evelyn Messner