Attuale

Il lutto non è solo nero

Gabriela Mair am Tinkhof aiuta bambini e adulti nell’affrontare la perdita di una persona cara


“Il lutto è un sussurro nel mondo e un frastuono dentro”. Questa frase dell'autrice americana Anna Quindlen descrive per Gabriela Mair am Tinkhof la situazione spesso di disperazione delle persone colpite dalla scomparsa di una persona cara. Gabriela è una consulente che si occupa di crisi relative alla sfera della morte e del lutto. Soprattutto con riferimento ai bambini ma anche agli adulti. Nella nostra società il morire e la morte sono ancora un tabù. Non se ne parla. Non c’è tempo per questo. Ma la morte e il lutto fanno parte della vita tanto quanto la nascita e la gioia.
Dal 2016, Gabriela Mair am Tink-hof accompagna le persone nel loro cammino attraverso il lutto e anche nel loro cammino verso la morte. Le persone che si preparano a morire e i loro parenti. Nell’ambito del fondo di sostegno dell'Assistenza Tumori per i figli di genitori malati di cancro si occupa di un bambino a Bressanone e di due fratellini a Bolzano.
I bambini soffrono in modo diverso dagli adulti. Esteriormente il loro lutto spesso non è evidente. Anche la perdita di una persona cara viene vissuta in modo diverso e spesso gli adulti intorno a loro sono troppo occupati a gestire il loro stesso lutto per essere in grado di stare al loro fianco in questa difficile situazione, o quantomeno di riconoscere il loro stato di sofferenza e rispondere ai loro bisogni.
A Gabriela è sempre piaciuto trattare con le persone. Il lutto ha avuto un ruolo nella sua vita fin da bambina. Oggi ha 43 anni, ha perso suo fratello di 8 anni quando lei ne aveva 13 anni. Poi la morte in tenera età di sua figlia Paula, un evento che all’inizio l’ha mandata completamente in tilt ma che poi le ha fatto imboccare un nuovo percorso esistenziale. Nel 2013 ha iniziato la sua formazione presso l'accademia di Gudrun Gruber ad Aidenried am Ammersee, e dal 2016 lavora come libera professionista in questo campo con il nome di "Farfallina". Nel suo personale percorso di lutto la farfalla era infatti un'immagine di conforto e speranza, la possibilità di una trasformazione, di una metamorfosi positiva.
Quando inizia un percorso con le persone impegnate ad affrontare un lutto, non solo è in grado di entrare in empatia con ciò che provano ma riesce a dare anche consigli e raccomandazioni molto concrete e pratiche. Oltre alla consulenza individuale, Gabriela Mair am Tinkhof lavora anche con i gruppi. Tiene anche dei corsi: i partecipanti sono persone che vogliono capire meglio il loro bambino, o assistenti sociali, educatori, infermieri, ostetriche, persone che vogliono fare qualcosa di utile per la società dopo la pensione. Per tutte queste persone, trattare questo argomento è un arricchimento personale, un processo di autoconsapevolezza.
La prima cosa che Gabriela Mair am Tinkhof trasmette alle persone in lutto è un concetto molto semplice: Il lutto non è una malattia, il lutto non può essere curato e quindi scomparire. Il dolore deve essere vissuto, è un sentimento. Bisogna lasciare spazio ai sentimenti, bisogna permettere che si esprimano, imparare a gestirli. Non si può metterli alla porta come se fossero degli ospiti indesiderati. "Se lasciamo al lutto un posto nella nostra vita – dice Gabriela – finirà con lo svelarci anche i suoi lati positivi. Il lutto non è solo nero, riempie tutta la tavolozza dei colori". Nel dolore si possono anche rivelare delle cose belle, per esempio i ricordi. E i ricordi possono rendere felici.
Un aspetto importante del lavoro sul lutto è il tema della colpa. I bambini in particolare soffrono spesso di pesanti sensi di colpa. In retrospettiva. Perché non sono rimasto più spesso a casa con la mamma nel pomeriggio? Perché ho litigato? Perché sono stato sfacciato? O anche: come posso in questa situazione essere allegro a ricreazione e ridere mentre gioco con gli altri bambini?
Il lutto è un processo ondulatorio, un flusso che passa attraverso diverse fasi. La fase più difficile di solito non è immediatamente dopo la morte di una persona cara. “Il lutto ci forma, ci aiuta a trovare un nuovo rapporto con la vita. Il dolore apre il nostro cuore – dice Gabriela Mair am Tinkhof – ma ci insegna anche ad amare incondizionatamente. In un cuore aperto e lacerato c’è molto spazio per l'amore. L’amore ha molte forme. Anche quella dell'attaccamento”.
Ogni processo di lutto è individuale. Tra le altre cose, elaborare il dolore richiede tempo. Ma non per tutti lo stesso. Ognuno entra in questo flusso in modo diverso. Ciò che fa bene a una persona non aiuta affatto un’altra. Il lutto non deve essere giudicato: ognuno ha diritto di viverlo come meglio crede. Ha il diritto di avere un proprio, specifico, spazio di lutto.
I bambini (più piccoli), dice Gabriela Mair am Tinkhof, hanno un approccio molto naturale al lutto. Sono schietti, non hanno ancora il concetto di morte degli adulti, devono prima capire la dimensione della perdita, la finalità. Ma il lato emotivo del dolore è sentito dai bambini di tutte le età. I bambini sono volubili nel loro lutto. Possono essere arrabbiati, rattristati, e cinque minuti dopo assorti nel gioco, con lo sguardo rivolto alla vita. Gli adulti fanno spesso l’errore di non dire la verità ai bambini pensando con questo di proteggerli. Questo atteggiamento però li priva della possibilità di prepararsi alla perdita, di prendere congedo da qualcuno e di vivere intensamente, e insieme, il tempo che rimane.
Gabriela Mair am Tinkhof gioca con i bambini che le sono stati affidati. Dipinge con loro, ride con loro, fa lavori manuali con loro. Guarda le foto con loro. Condivide i loro ricordi. "È importante mettersi al livello del bambino, essere aperti, non mostrare pietà, ma compassione. Fargli capire: sono qui per te ora”. Sottolinea: “Il bambino stabilisce il ritmo, io lo accompagno. Sono un sostegno nel realizzare, nel riconoscere ed esprimere i sentimenti, nel ricordare”. La consulenza sul lutto infantile non è una questione di tre o quattro ore. Nel primo anno di lutto, Gabriela Mair am Tinkhof, nel migliore dei casi, visita i bambini una o due volte al mese. Successivamente il ritmo degli incontri cala: ogni 2 mesi, tre volte all'anno... "A volte qualcuno torna a chiamarmi dopo molto tempo, perché improvvisamente si vive una fase di dolore intenso".
Durante il lutto la vita quotidiana per i bambini è molto importante. Dà sostegno, struttura. Sicurezza. Scuola, sport, attività associativa, amici. Ma il dolore è sempre lì, a reclamare il suo posto. I genitori fanno bene a spiegare il proprio lutto ai figli. Molti si impongono una disciplina troppo dura per non gravare sui bambini. Ma è un errore: i bambini hanno diritto alla sincerità. D’altra parte, i bambini non sopportano di vedere qualcuno che piange in continuazione e reagiscono con aggressività. In altre parole: "Non bisogna caricare tutto su di loro ma nello stesso tempo non si devono nascondere i propri sentimenti".
Il lutto non elaborato o irrisolto ha conseguenze profonde e può far ammalare le persone, sottolinea Gabriela Mair am Tinkhof. Sono tante le sfaccettature: mancanza di autostima quando il lutto è stato consapevolmente ignorato, carico eccessivo per senso del dovere, con l’idea di sollevare i genitori. E ancora: perdita di senso del limite, attacchi di panico, depressione, violenza. Tutto questo fa parte del repertorio di una perdita che non è stata elaborata. Solo il lutto vissuto coscientemente ci consente infatti di “lasciar andare” la persona amata e perduta e, per così dire, di tenerla nel nostro cuore permettendoci di continuare ciò che gli è stato negato: la vita.
Contatto: Gabriela Mair am Tinkhof, gabriela@farfallina.info
tel. 329 264 0804
www.farfallina.info
I bambini affrontano il lutto in tanti modi diversi.

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Colorati messaggeri di speranza

Sono tornate la vendita delle rose ATAA e la vendita delle primule delle donne Svp


Sono un segno di primavera che negli ultimi anni è venuto a mancare: parliamo delle bancarelle dell’Assistenza Tumori, impegnate davanti alle chiese di tutta la provincia nell’iniziativa "Una rosa per la vita" in cambio di una donazione; e dei banchetti delle Donne SVP, che da 20 anni - tra l'8 marzo e Pasqua - vendono primule per la ricerca sul cancro in tutta la provincia. La campagna delle rose negli ultimi due anni è stata cancellata a causa della pandemia, mentre l’azione delle primule ha potuto svolgersi parzialmente nel 2020 ma non l’anno scorso. Ora i colorati messaggeri della primavera e della speranza sono tornati!
La vendita delle rose è un'iniziativa molto importante, e anche una delle più consolidate, tra quelle messe in campo negli anni dall’Assistenza Tumori per finanziare le diverse attività a favore dei malati di cancro in Alto Adige. Dagli anni ‘80, uomini e donne in tutti i circondari eccetto la Val Pusteria, nel periodo pasquale allestiscono bancarelle di rose davanti alle porte delle chiese. La gente risponde positivamente ed è felice di sostenere il lavoro dell’associazione con una donazione. Molti vivai sostengono la campagna vendendo le rose a prezzo di costo. I soci dei circondari tagliano e smistano le rose e stabiliscono un prezzo minimo, che spesso viene di gran lunga superato dalle donazioni all’atto della vendita. In Val Pusteria, invece, visto che non partecipa a questa iniziativa, in agosto vengono venduti mazzetti di fiori ed erbe secche in cambio di donazioni, replicando quindi il modello dell’azione legata alle rose.
Negli ultimi due anni l’Assistenza Tumori non solo ha subito una perdita per mancati incassi a causa della cancellazione della campagna delle rose, ma la pandemia ha bloccato anche molte altre attività di beneficenza come concerti, eventi sportivi, conferenze e altro ancora.
Ogni anno da oltre 20 anni, tra la Giornata Mondiale della Donna l'8 marzo e la Pasqua, le donne della SVP vendono primule per la ricerca sul cancro in 118 bancarelle sparse in tutta la provincia. La prima campagna era stata lanciata nel 2000 dall’allora referente provinciale, Martha Stocker. Le donazioni vanno a sostegno del progetto di ricerca della microbiologa altoatesina Petra Obexer, che dirige un progetto presso l'Istituto Tirolese di Ricerca sul Cancro. Nel 2020, le donne della SVP erano state ancora in grado di raccogliere quasi 36.000 euro di donazioni. In totale, dal 2000, parliamo di una cifra intorno ai 650.000 euro. Le primule colorate sono, a tutti gli effetti, un segno di speranza, proprio come le rose rosse dell’altra campagna. Ogni anno, l'Assistenza Tumori e le donne SVP ringraziano i donatori che sostengono così fedelmente queste iniziative: diciamo quindi "Vergelt's Gott" a tutti i donatori di tutto l'Alto Adige. Sono loro che mettono l’associazione in condizione di aiutare chi più ha bisogno!
Finalmente sono tornate le bancarelle con le rose