Linfodrenaggio

Più sicuri con noi che a fare shopping

Il drenaggio linfatico ATAA non è stato interrotto dal Covid - Intervista a Ingeborg Nollet
Le palestre e le piscine chiuse. I corsi di ginnastica non partiti. La libertà di movimento limitata e la paura di uscire anche dopo la fine del lockdown. Come fare per garantire una regolare attività fisica? Ne abbiamo parlato con la fisioterapista del circondario Val Venosta, Ingeborg Nollet.
Durante il lockdown, le persone sono rimaste bloccate a casa e anche dopo la fine del confinamento la paura del contagio ha pesato sulla libertà di movimento. Quali sono le alternative per continuare lo stesso con un esercizio fisico regolare?
Ingeborg Nollet: Quello che va sempre bene, in ogni situazione, è camminare o andare in bici, tutti i giorni e all’aria aperta. Questo sarebbe già di per sé sufficiente.
Ma chi vive a Bolzano, per esempio, o comunque in città, ha magari paura di andare al parco per non trovarsi vicino troppe persone…
Ingeborg Nollet: Noi prepariamo un programma individuale per tutti i nostri pazienti con esercizi che possono fare in tutta tranquillità a casa. Possibilmente all'aria aperta.
Chi si sente fisicamente in forma dopo aver completato la terapia, potrebbe iniziare a cercare su Internet un’attività sostitutiva del movimento all’aria aperta o della ginnastica in acqua...
Ingeborg Nollet: Ciò va conisderato con cautela. Non tutto ciò che viene offerto proviene da persone competenti e senza il controllo diretto di un allenatore si possono fare un sacco di cose sbagliate, rischiando di farsi male. Ma vedo che i nostri pazienti sono molto prudenti e questo è un bene. Chi sente la necessità di più esercizio fisico, può anche salire e scendere le scale. Molti hanno una cyclette in casa. Sarà il caso di spolverarla. Con quel tipo di movimento non si può sbagliare niente. In ogni caso, i pazienti dovrebbero sempre parlare con noi!
Durante il secondo lockdown Lei e le Sue colleghe e il Vostro collega, a differenza di quanto accaduto in primavera, avete potute continuare a lavorare.
Ingeborg Nollet: Esatto. Dall'11 marzo al 5 maggio è stato vietato anche il linfodrenaggio e abbiamo dovuto chiudere tutti gli ambulatori. È stato un periodo davvero molto difficile per molti dei nostri pazienti che soffrono di un grave linfedema perché, effettivamente, le loro condizioni sono peggiorate. Sono molto felice che questa volta non sia andata così e di aver potuto continuare a lavorare. I nostri pazienti hanno bisogno di noi! Comunque, quanto meno per telefono, siamo sempre raggiungibili.
Ovviamente seguite delle misure di sicurezza molto severe.
Ingeborg Nollet: Assolutamente. È senza dubbio più sicuro venire nel nostro ambulatorio che andare a fare shopping. Abbiamo tempo a sufficienza tra un paziente e l'altro per arieggiare, disinfettare tutto e sanificare la stanza. E prima che arrivino i pazienti, facciamo loro un’anamnesi telefonica molto accurata. Misuriamo sempre la temperatura. E noi indossiamo sempre e per tutto i dispositivi di protezione individuali.
Ma questo non riduce il tempo a disposizione per la terapia?
Ingeborg Nollet: Per niente. I pazienti non perdono niente!
E quindi c'è anche tempo per parlare...
Ingeborg Nollet: Sì – e questo è un aspetto molto importante, ancora di più in tempi come questi, di grande incertezza. Siamo sempre disponibili per i nostri pazienti. Possono raggiungerci anche telefonicamente in qualsiasi momento. A proposito, ho notato una grande differenza tra città e campagna.
In che senso?
Ingeborg Nollet: Le persone che vivono in città non solo sono state molto più penalizzate dal lockdown, ma lo hanno vissuto e lo vivono tutt’ora con più ansia. Alcuni hanno addirittura paura di venire a fare la terapia. Ma quando sono qui, sono felici. Continuiamo a ricevere telefonate del genere: possiamo venire, vero? E sentiamo un gran sollievo quando rispondiamo: si, certo.
E voi terapisti? Vi sottoponete regolarmente a dei test?
Ingeborg Nollet: All'occorrenza. Noi terapisti effettuiamo un autocontrollo molto rigoroso. Stiamo molto attenti anche nella vita privata, ci osserviamo, prestiamo attenzione ai più piccoli segnali, misuriamo regolarmente la nostra temperatura, rispettiamo tutte le misure di sicurezza, la distanza, l'igiene, le maschere... e siamo pronti, al minimo segno o dubbio, a chiedere immediatamente un test e a rimanere a casa per tutto il tempo necessario. Colgo l'occasione per ringraziare i nostri pazienti per la loro comprensione e per il fatto che anche loro si comportano con molta attenzione e seguono le regole, perché in questo modo proteggono se stessi, noi terapisti e gli altri pazienti.
Cosa consiglierebbe ai suoi pazienti e in generale?
Ingeborg Nollet: Nei limiti del possibile, molto esercizio all'aria aperta. Mantenere le distanze e indossare sempre la mascherina. Disinfettare le mani regolarmente. Non rimanere attaccati ai media per seguire in continuazione tutte le ultime notizie Covid e aiutare il sistema immunitario, ad esempio con l'olivello spinoso che ha un elevato contenuto di vitamina C e altre vitamine. Naturalmente sempre dopo aver consultato il proprio medico. Bisogna fare attenzione, ma non bisogna lasciarsi sopraffare dalla paura. E poi, ognuno dovrebbero prendersi del tempo da dedicare alle cose belle.
La fisioterapista dell'Assistenza Tumori, Ingeborg Nollet

Auguri di Natale

Quanto silenziosa sarà la Notte Santa nel 2020?

Gli scaffali dei supermeracati anche quest’anno si sono riempiti molto presto di calendari d’avvento e di pan di zenzero. Ma lo stesso è tutto diverso. Al posto della grande attesa che di solito si fa già notare a novembre, quest’anno c’è la grande paura.
Che anno è stato il 2020: lockdown, continuo aumento delle infezioni, notizie drammatiche dalle terapie intensive, morte, paura e anche preoccupazioni finanziarie. Il Coronavirus ci ha fatto uscire dalla nostra solita routine quotidiana. Stiamo vivendo un'alienazione dalle nostre abitudini e da tutte le cose che fino ad oggi abbiamo dato per scontate.
Il nostro prossimo è diventato un potenziale pericolo. La parola d'ordine è distanza. Ci proteggiamo l’uno dall’altro. Ci incontriamo muniti di una mascherina, evitiamo ogni contatto, e questo vale sia che facciamo shopping sia che andiamo a fare la spesa. Appena qualcuno si avvicina un po’ troppo nella fila alla cassa del supermercato, retrocediamo e ci innervosiamo. E se, al contrario, siamo noi ad avvicinarci troppo a qualche estraneo ci sentiamo subito addosso gli sguardi pieni di rabbia degli altri. La stretta di mano è off limits, ci salutiamo con i gomiti. La socievolezza e la serenità sembrano scomparse.
Se il Coronavirus abbia affinato il nostro modo di pensare e di agire in modo duraturo non ci è ancora dato di sapere. Ma che ci siano stati dei cambiamenti dentro di noi, non c’è alcun dubbio. A volte ci vogliono crisi profonde per svegliarci. Il Covid ha reso evidenti cose che già sapevamo, ma sulle quali non ci siamo mai soffermati abbastanza: le ingiustizie nel nostro Paese, i salari troppo bassi e le condizioni di precarietà del lavoro, l'iniqua distribuzione delle risorse finanziarie, gli atteggiamenti disumani verso gli anziani, i malati, le persone sole e gli stranieri, per citarne solo alcuni.
E malgrado tutta la distanza, il Covid ci ha anche fatto incontrare. Ci siamo sentiti solidali e ci siamo ritrovati. Ci sono stati dei cambiamenti nella nostra scala di valori e siamo diventati un po' più riconoscenti e umili, cosa del tutto auspicabile e un'eccellente premessa per affrontare con fiducia il nuovo anno. In questi tempi difficili, è più importante che mai mostrare una forma di solidarietà e di partecipazione che coinvolga tutti e riconosca che tutti meritano del rispetto.
Per me la storia di Natale raccontata da Selma Lagerlöf è sempre confortante e toccante. Racconta di una notte santa in cui i cani non mordono, le pecore non hanno paura e i carboni ardenti non bruciano. Il padre del neonato può prendere i carboni ardenti a mani nude e metterseli nel cappotto senza bruciarlo. Con il loro fuoco vuole riscaldare la madre e il neonato. La storia racconta di una notte in cui né le persone né le cose destano pericolo e anzi sono inclini verso di noi. Credo che anche noi avremmo bisogno di una notte santa così, qualcosa che ci doni coraggio e fiducia nel futuro. Uno sguardo sul presepe può esserci d’aiuto. Il Vangelo di Luca dice: "I pastori del campo avevano molta paura, ma l'angelo li confortò e disse loro, Non temete". La paura dei pastori di solito non è un argomento a cui si presta molta attenzione. Al centro del Natale, comprensibilmente, sta la natività. Quest'anno invece sarà diverso e potremo riflettere sul significato di quel "Non abbiate paura" dell’angelo.
Dobbiamo tutti essere in grado di creare la vicinanza e il calore tipici del Natale nonostante la distanza, non solo di un metro ma anche di tanti chilometri, attraverso un modo di rapportarci rispettoso e confortante, con pensieri buoni, coraggio nuovo e solidarietà. Facendo così creeremo un vaccino sociale che accompagnerà di pari passo la ricerca di un vaccino contro il Covid. Un vaccino che potrà garantire la solidarietà sociale ed economica duratura e un'immunità duratura contro l'indifferenza.
In questo spirito, vi auguro un Natale benedetto, sereno e soprattutto sano!
Dr. Herbert Heidegger – Primario Ginecologia Merano, direttore del centro senologico di Merano e presidente del comitato etico provinciale