ATTUALE
La corsa per il vaccino
Due strade diverse in America e in Europa – Possibile distribuzione già per l’inizio 2021?
Dr. Giorgio Radetti
Tutti ne parlano, ma solo pochi ne capiscano veramente fino in fondo. Parliamo del vaccino anti-Covid-19. La pandemia e i numeri esorbitanti di vittime in tutto il globo hanno messo in moto un’operazione unica, mai vista fino ad adesso. Prima del Covid-19 lo sviluppo di un vaccino prendeva tra i dieci e i quindici anni. Adesso si parla dei primi risultati entro gennaio 2021 se non addirittura entro settembre. Una corsa contro il tempo. Il 9 luglio la più rinomata rivista medica americana, JAMA (Journal American Medical Association) si è occupata del tema. La Chance ha chiesto un breve riassunto al dottor Giorgio Radetti.
Il governo americano, vista l’entità della pandemia negli Stati Uniti, ha indetto un’operazione che sembra di science fiction per arrivare a produrre 300 milioni di vaccini entro gennaio 2021, chiamata “operazione velocità della luce”. Dei 124 possibili vaccini inizialmente proposti, a luglio ne sono rimasti cinque. Delle tre fasi canoniche per la produzione di un vaccino - prima le prove di sicurezza, poi le prove di efficacia e come terzo punto l’analisi su grandi numeri di soggetti - a luglio si è già arrivati alla fase tre.
“Un vaccino”, così il Dr. Radetti, pediatra endocrinologo, membro di diversi gruppi di studio internazionali e lettore di tante riviste medico-scientifiche, “per uscire sul mercato deve essere sicuro al cento per cento, se non di più, e poi ovviamente deve essere anche efficace.” Il Covid 19, sostiene il Dr. Radetti, ha portato ad un avanzamento tecnico incredibile. “L’operazione velocità della luce sarebbe stata impossibile fino all’altro ieri, sembra una cosa da extraterrestri”, questo detto da un medico che da sempre fa ricerca ad altissimo livello.
Ci sono diverse tecniche utilizzate nella produzione di questi vaccini. Il primo è quello di iniettare un gene (RNA messaggero) nel soggetto, cosa che induce la produzione di antigeni a livello cellulare, i quali provocano la pronta produzione di anticorpi.
Tale tecnica viene ulteriormente facilitata dall’impiego di nano-particelle lipidiche, che inglobano l’RNA messaggero e ne facilitano il passaggio all’interno delle cellule. Tale tecnica, quella dell’introduzione dell’RNA è peraltro vecchia di trent'anni, ma non aveva mai dato risultati soddisfacenti nell’uomo, contrariamente a ciò che accade nell’animale.
Il presidente americano, Donald Trump, comunque prevede la produzione del vaccino intanto solo per cittadini statunitensi.
Altre tecniche si avvalgono invece dell’uso di virus che all’interno delle cellule sollecitano la produzione di antigeni e quindi una produzione di anticorpi. E questa è la strada intrapresa dall’Europa, che non sta a guardare e che è in corsa con un grande progetto a livello comunitario. Le ricerche si avvalgono in questo caso dell’utilizzo dell’adenovirus quale vettore di geni, per indurre a livello cellulare la produzione di antigeni caratteristici del virus Covid e quindi una produzione secondaria di anticorpi.
Il candidato vaccino in questione è quello nato dagli studi dell’Università di Oxford che coinvolgerà nella fase di sviluppo e produzione anche importanti realtà italiane. Attualmente sono in sperimentazione clinica la fase due e tre su circa diecimila volontari. Questo progetto europeo viene sostenuto oltre che dall’Italia e dal Regno Unito anche da Germania, Francia e Olanda. Qui si parla addirittura di settembre come possibile data di uscita. Secondo l’accordo europeo dovrebbero essere prodotte 400 milioni di dosi.
Importantissimo in ogni caso è il fatto di prenotarsi per l’autunno per il vaccino anti-influenzale. Questo perchè è stato riscontrato un decorso molto più sfavorevole nei pazienti che contemporaneamente avevano contratto sia il virus influenzale che il Covid-19.
Su una punto specifico e decisivo, il Dr. Radetti si sente di rassicurare tutti: “Non esce un vaccino se non è sicuro ed efficace!” Va bene correre, ma la sicurezza viene prima di tutto. Ci sono, come era prevedibile, anche tante resistenze nelle popolazioni dei diversi paesi. Una buona metà guarda con diffidenza alla corsa al vaccino e ne teme l’obbligo. In ogni caso, così il Dr. Radetti, non ci saranno comunque abbastanza dosi per tutti a disposizione, almeno non così a breve termine. Prima bisogna quindi vaccinare le categorie a rischio. Tra i quali anche i malati di tumore in terapia.
“Un vaccino”, così il Dr. Radetti, pediatra endocrinologo, membro di diversi gruppi di studio internazionali e lettore di tante riviste medico-scientifiche, “per uscire sul mercato deve essere sicuro al cento per cento, se non di più, e poi ovviamente deve essere anche efficace.” Il Covid 19, sostiene il Dr. Radetti, ha portato ad un avanzamento tecnico incredibile. “L’operazione velocità della luce sarebbe stata impossibile fino all’altro ieri, sembra una cosa da extraterrestri”, questo detto da un medico che da sempre fa ricerca ad altissimo livello.
Ci sono diverse tecniche utilizzate nella produzione di questi vaccini. Il primo è quello di iniettare un gene (RNA messaggero) nel soggetto, cosa che induce la produzione di antigeni a livello cellulare, i quali provocano la pronta produzione di anticorpi.
Tale tecnica viene ulteriormente facilitata dall’impiego di nano-particelle lipidiche, che inglobano l’RNA messaggero e ne facilitano il passaggio all’interno delle cellule. Tale tecnica, quella dell’introduzione dell’RNA è peraltro vecchia di trent'anni, ma non aveva mai dato risultati soddisfacenti nell’uomo, contrariamente a ciò che accade nell’animale.
Il presidente americano, Donald Trump, comunque prevede la produzione del vaccino intanto solo per cittadini statunitensi.
Altre tecniche si avvalgono invece dell’uso di virus che all’interno delle cellule sollecitano la produzione di antigeni e quindi una produzione di anticorpi. E questa è la strada intrapresa dall’Europa, che non sta a guardare e che è in corsa con un grande progetto a livello comunitario. Le ricerche si avvalgono in questo caso dell’utilizzo dell’adenovirus quale vettore di geni, per indurre a livello cellulare la produzione di antigeni caratteristici del virus Covid e quindi una produzione secondaria di anticorpi.
Il candidato vaccino in questione è quello nato dagli studi dell’Università di Oxford che coinvolgerà nella fase di sviluppo e produzione anche importanti realtà italiane. Attualmente sono in sperimentazione clinica la fase due e tre su circa diecimila volontari. Questo progetto europeo viene sostenuto oltre che dall’Italia e dal Regno Unito anche da Germania, Francia e Olanda. Qui si parla addirittura di settembre come possibile data di uscita. Secondo l’accordo europeo dovrebbero essere prodotte 400 milioni di dosi.
Importantissimo in ogni caso è il fatto di prenotarsi per l’autunno per il vaccino anti-influenzale. Questo perchè è stato riscontrato un decorso molto più sfavorevole nei pazienti che contemporaneamente avevano contratto sia il virus influenzale che il Covid-19.
Su una punto specifico e decisivo, il Dr. Radetti si sente di rassicurare tutti: “Non esce un vaccino se non è sicuro ed efficace!” Va bene correre, ma la sicurezza viene prima di tutto. Ci sono, come era prevedibile, anche tante resistenze nelle popolazioni dei diversi paesi. Una buona metà guarda con diffidenza alla corsa al vaccino e ne teme l’obbligo. In ogni caso, così il Dr. Radetti, non ci saranno comunque abbastanza dosi per tutti a disposizione, almeno non così a breve termine. Prima bisogna quindi vaccinare le categorie a rischio. Tra i quali anche i malati di tumore in terapia.