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Il lavoro più bello del mondo

Intervista con Dr. Sonia Prader, dal 1° gennaio primaria di Ginecologia a Bressanone
"Ho il lavoro più bello del mondo", dice con una tale convinzione che nessuno oserebbe contraddirla. Sonia Prader è tornata a Bressanone come nuova primaria del Reparto di Ginecologia dopo sette anni passati alla Clinica Oncologica di Essen. Un colloquio sulla passione, la competenza e l'empatia, l’inizio e la fine, networking e teamwork.

Sonia Prader era arrivata a Bressanone da neanche un mese, quando è stata coinvolta in una faccenda che potrebbe essere paragonata ad un piccolo primo passo sulla luna. Una prima assoluta per l’Alto Adige e, così almeno lei spera, l'inizio di una continuativa collaborazione tra ospedali. È stata infatti il primo chirurgo esterno all'Ospedale Provinciale di Bolzano ad eseguire un intervento molto complesso su una sua paziente, con un tumore ovarico in stadio avanzato, da primo operatore, assistita dal primario di Ginecologia di Bolzano, Dr. Martin Steinkasserer.

Chance: Dr. Prader, un'operazione nella sala operatoria di un altro. Come si è sentita?


Dr. Sonia Prader: Mi ci è voluto del coraggio. Una sala nuova, un team che non conoscevo. Ma io ero pronta ad osare e lui me l’ha permesso e così abbiamo potuto gettare le basi per una nuova cultura di cooperazione in tutta la provincia!

Chance: Com’è stato tornare a Bressanone da Essen? Certo è tornata in un ambiente già familiare, da dov’era partita sette anni prima.


Dr. Sonia Prader: Sono tornata alle mie radici. A Bressanone ho fatto i primi passi nella mia professione, ed io stessa sono nata nel reparto che ora dirigo. E questo è tutto sommato anche l'aspetto che mi ha portato a tornare qui, dopo sette anni passati in una clinica oncologica altamente specializzata. Volevo tornare a fare anche l’ostetrica.

Chance: Dall'inizio della vita, attraverso la maturità fino alla fine...


Dr. Sonia Prader: Sì, potremmo dire così. Questa è la natura, sono le fasi della vita. Tendiamo sempre a vederle e approcciarci ad esse separatamente, quasi fossero compartimenti stagni. Ma non è così, ed è proprio questo passaggio, questa transizione, che mi affascina. A me piace vedere le cose da un punto di vista generale, in modo trasversale. Non mi piace pensare per categorie, del tipo questa è tua competenza e questa è la mia. Ecco perché la collaborazione con il Dr. Steinkasserer ha funzionato così bene. La prossima volta potrebbe venire lui a Bressanone a fare un intervento, e quella volta sarò io ad assisterlo.

Chance: Il suo primo giorno di lavoro è stato già un giorno fortunato: Bressanone ha vinto la gara del primo neonato dell’anno...


Dr. Sonia Prader: Sì, e il 20.02.2020, altra data particolare, da noi è nato il bambino di una nostra infermiera, che è nata qui lei stessa!

Chance: Con quale obiettivo ha preso il posto da primaria?


Dr. Sonia Prader: Sono andata ad Essen e ci sono rimasta per sette anni (anche se sarei dovuta rimanere solo due), perché volevo lavorare in un centro di eccellenza, uno dei migliori. Adesso il mio obiettivo è di continuare qui quello che ho fatto ed imparato ad Essen. Bolzano è l'ospedale centrale, ma posso portare qui a Bressanone le mie conoscenze e combinarle con quelle di Bolzano. Qui ho una squadra fantastica e al momento sto ancora organizzando campi di attività e gruppi professionali, in modo trasversale. “Everybody smiles in the same language”, questo è il mio motto. È una bellissima sfida riuscire ad unire diversi tipi di persone. I conservatori con i progressisti, tutti insieme con un minimo comune denominatore, che è fare un ottimo lavoro.

Chance: Questo significa mantenere un buon mix tra il rispetto delle regole e la flessibilità?


Dr. Sonia Prader: Sì, è la miscela di quello che posso fare io e quello che può fare l'altra persona. L'intervento in team con il collega Steinkasserer è il miglior esempio. I gruppi di lavoro ed i tumorboard ci sono e lavorano bene, ma perché non tentare di mettersi insieme e scambiarsi idee e metodi? Vorrei tentare una specie di rotazione. Lasciami la tua sedia e prendi la mia, per un po’. Uniamo le nostre capacità. Superiamo i confini nella nostra testa!
Forse facendo così ho spiazzato delle persone... Ho un carattere esuberante, ho molta, davvero molta energia, e per alcuni questo potrebbe essere troppo faticoso.

Chance: L’ostetricia e il cancro…


Dr. Sonia Prader: Si tratta di due fasi della vita molto sensibili e vulnerabili ed in entrambi i casi le persone si trovano ad affrontare situazioni limite, per quanto estremamente diverse. È una cosa molto emozionante. Durante la gravidanza il corpo è completamente in balia degli ormoni. La fine della vita ci mette davanti ad altre sfide ancora. Il problema, non da ultimo, è quello di riconoscere quando a dominare è la testa e quando invece è la pancia, e agire di conseguenza. Il caso ideale è quando la ragione e il cuore sono in armonia. Allora le cose sono molto più facili...

Chance: Questo vale anche per la terapia antitumorale?


Dr. Sonia Prader: Quando ho una paziente davanti a me per un primo consulto, cerco immediatamente di capire in quale direzione sta andando. Se hanno il sopravvento le emozioni o se l’approccio è razionale. E in base a questo devo poi saper prendere le contromisure adeguate.

Chance: Qui però siamo già nella psicologia ...


Dr. Sonia Prader: Questa è il mio modo di procedere. Certo, in agguato c’è sempre il rischio che tutto finisca in una discussione filosofica.

Chance: Bressanone è un Centro di senologia. Una donna con un cancro al seno è per lei...?


Dr. Sonia Prader: ...innanzitutto una persona con una grande possibilità di guarigione! E quando mi si pone la questione della tossicità della chemioterapia, rispondo sempre che in realtà si dovrebbero cantare le lodi della chemioterapia, visto che oltre il 90% delle donne guariscono grazie ad essa! Ma quando è la ratio a dominare, vedo solo il veleno. Quando invece sono preda solo dei miei istinti, allora vedo solo la paura. A volte sono i pensieri che ti fanno star più male della malattia vera e propria. Sono convinta che dovremmo tutti iniziare molto prima a riflettere su cos’è la malattia. Dovremmo farlo prima di ammalarci. Chiederci cosa significa essere malato e cosa essere sano. Allo stesso modo dovremmo iniziare a pensare molto prima alla nostra morte. A porci la domanda, come vorrei morire? Immaginare di poter scegliere tra diverse opzioni. Se ci si confronta con calma con queste domande, alla fine si arriva alla conclusione, verrà come viene ed è bene così.

Chance: Lei sperimenta delle situazioni molto estreme e molto lontane l'una dall’altra con le sue pazienti: l’inizio di una nuova vita, la malattia e forse anche la fine della vita.


Dr. Sonia Prader: Ed è incredibile quanta forza si liberi in questi istanti, è incredibile quanta forza le donne riescano a trovare una volta rimossi i filtri. In sala parto e messe a confronto con il cancro cadono molti meccanismi di protezione e ci avviciniamo al nostro vero centro. Ed è proprio qui che sta una delle grandi sfide per noi medici: saper utilizzare questi momenti per aiutare le donne a superare al meglio questa situazione per poter vivere meglio dopo.

Chance: Lei ha detto che dovremmo accettare molto prima di confrontarci con la nostra morte. Lei lo fa?


Dr. Sonia Prader: Sì, certo. Nascere e morire, vivere. Tutto questo è collegato in modo naturale. E tutto ciò è legato anche a quello che noi intendiamo quando parliamo di una buona vita.

Da sx.: Dr. Verena Thalmann e Dr. Sonia Prader con le ostetriche Judith Gostner e Christine Fink
Chance: Cos'è per Lei una buona vita?
Dr. Sonia Prader: Fare qualcosa che mi appaga. Fare qualcosa per gli altri. E il pensiero che alla fine della nostra vita il mondo è un po' meglio di prima. Ognuno nel suo ambito. Perché abbiamo dimostrato coraggio civile, o perché ci siamo impegnati nell’aiuto ai rifugiati, o perché abbiamo saputo essere importanti per altre persone... allora la vita ha un senso.
Chance: Torniamo a ostetricia e cancro. Ci sono sempre più donne giovani che si ammalano di cancro...
Dr. Sonia Prader: Sì, e anche qui la gravidanza è un tema centrale. Sia che si tratti di donne con un vissuto oncologico, sia che si tratti dell’insorgenza di un tumore durante la gravidanza. A seconda della settimana in cui viene diagnosticato il tumore, la gravidanza può eventualmente essere portata a termine. Sotto stretta sorveglianza. Poi, secondo caso, che si tratti del desiderio di avere un figlio dopo, “passata la tempesta”, diciamo. Questioni come quanto aspettare dopo la fine della terapia? Avrò una gravidanza ad alto rischio? Ad alcune pazienti il desiderio di avere un figlio conferisce loro una tale forza, che contribuisce alla guarigione quasi più di tutte le nostre terapie. Di recente ho incontrato un’ex paziente: con due meravigliosi bambini piccoli!
Chance: Le donne sono migliori ginecologhe rispetto agli uomini?
Dr. Sonia Prader: Niente affatto, è tutta una questione di legame con il paziente, di capacità di costruire un rapporto. Non dipende dall'essere uomo o donna. Il saper relazionarsi, entrare in sintonia con la paziente, ecco cosa conta. A proposito ho appena istituito “l’ambulatorio della primaria”.
Chance: Cioè?
Dr. Sonia Prader: La possibilità di farsi visitare da me per le donne che non possono permettersi di pagare una visita privata. Per questo motivo offro regolarmente delle visite nei poliambulatori, dove ogni paziente può prenotarsi con me, pagando semplicemente il ticket.
Chance: Trova ancora del tempo per fare altre cose?
Dr. Sonia Prader: Naturalmente. A parte il fatto che in realtà non mi sembra mai di “andare a lavorare”, perché non c'è niente che mi piaccia di più che lavorare in ospedale. Lo adoro. Il lavoro e la mia vita privata in un certo senso si fondono l'uno nell'altro. Ma mi prendo sempre del tempo per il teatro, per andare a sciare, per leggere, per bere un caffè con la mia vecchia maestra elementare...
Chance: Com’è stato tornare nella piccola Bressanone dopo aver vissuto e lavorato per sette anni in una grande città come Essen?
Dr. Sonia Prader: Mi diletto a cercare sempre delle somiglianze. Nella zona della Ruhr la gente è molto dedita al lavoro, una volta mi hanno regalato una maglietta con la scritta “stacanovista dell’anno”, questa attitudine esiste anche qui. Essen conta circa 500.000 abitanti, grande come tutto l'Alto Adige quindi, ma lì ho vissuto il mio quartiere, i miei ristoranti, i miei gruppi whatsapp. In Germania li fanno per tutto: benessere, cultura, musica, opera, musei... In questo mese sono già stata a teatro a Bolzano e a diversi concerti. Ci sono persone che cercano e quelli che trovano. Io sono una che trova, le cose mi trovano...

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#iorestoacasa

Intervista al primario di Oncologia dell’Ospedale di Bolzano, Dr. Carlo Carnaghi
Lunedì 16 marzo: tutta l’Europa o quasi e anche gli Stati Uniti si sono fermati. Anche paesi come la Germania, la Spagna o la Francia a cui le misure prese dall’Italia all’inizio di marzo potevano sembrare eccessive, hanno dovuto arrendersi alla pandemia Covid-19. #iostoacasa vale quasi dappertutto. Non ancora nella stessa maniera come in Italia, ma è probabile che anche gli altri paesi europei ricorrano a questa misura drastica. L’intervista al primario di Oncologia, Dr. Carlo Carnaghi, è stata fatta il 5 marzo e con l’aggravarsi della situazione non è stato più possibile parlargli al telefono. La redazione de “La Chance” ha deciso di pubblicare l’intervista lo stesso. nd
Quello che sembrava lontano e confinato a una remota provincia della Cina, Wuhan, il cui nome adesso è a conoscenza di tutti, ha preso in meno di un mese le sembianze di un’autentica pandemia. Il Corona Virus, ovvero Covid-19 si è diffuso in tutti i continenti con eccezione dell’Antartide. La malattia, i cui sintomi (febbre, tosse secca e difficoltà respiratorie) assomigliano a quelli dell’influenza, può nei casi più gravi ed in soggetti a rischio, causare polmonite, sindrome respiratoria acuta grave, insufficienza renale e persino la morte.
I malati di tumore fanno parte dei soggetti a rischio in quanto hanno un sistema immunitario fragile. Abbiamo chiesto al primario del reparto di Oncologia dell’Ospedale di Bolzano, Carlo Carnaghi, che misure prendere.
Chance: Dr. Carnaghi, i malati di tumore, specialmente i pazienti in chemioterapia fanno parte delle categorie a rischio.
Dr. Carlo Carnaghi: Innanzitutto non bisogna creare panico. Bisogna fare attenzione, attenersi a tutte le misure precauzionali già prese e ancora da prendere. In Alto Adige comunque la situazione è ancora meno grave che altrove, finora sono poche le persone che risultano positive al virus e che hanno sviluppato sintomi.
Chance: Quali sono le misure precauzionali?
Dr. Carlo Carnaghi: In fin dei conti quelle contenute nel decreto del consiglio dei ministri (dei primi di marzo, n.d.r). Da adottare meticolosamente. Non darsi la mano o baciarsi, mantenere una distanza ragionevole dalle altre persone, uscire il meno possibile, evitare di toccarsi con le mani il viso, il naso e la bocca, non mettere le mani in bocca e soprattutto: lavarsi e disinfettarsi spessissimo, ma davvero spessissimo le mani.
Chance: Pazienti in chemioterapia dovrebbero portare una mascherina?
Dr. Carlo Carnaghi: Non è necessario. Invito a fare un uso ragionevole delle mascherine. Chi è venuto in contatto con una persona che risulta positiva al Covid-19 o chi dovesse manifestare febbre e sintomi di tosse deve mettersi immediatamente in contatto telefonico (!) con il suo medico di base o chiamare il numero verde 800 751 751, attivo tra le ore 8 e le ore 20. Quello che non bisogna fare è andare in ospedale, in particolare al pronto soccorso.
Chance: E per quanto riguarda gli appuntamenti nell’ambito della terapia?
Dr. Carlo Carnaghi: Per i controlli stabiliti, per le visite e per le sedute di chemioterapia ma solo per questi, i pazienti devono venire in ospedale. Vediamo di spostare per due o tre mesi le visite che non sono urgenti.
Chance: Ci sono delle misure particolari per il personale sanitario?
Dr. Carlo Carnaghi: Facciamo anche noi parte delle persone a rischio, infatti un 12% degli infettati fa parte di questa categoria. Gli operatori sanitari al minimo segno sono chiamati a stare a casa. Si lavora ad un piano di lavoro adattato alla serietà della situazione, programmando per esempio unità omogenee di lavoro che sono chiamate sempre agli stessi turni, che rimangono quindi sempre tra di loro.
Chance: Adesso siamo agli inizi di marzo. È possibilie prevedere come si svilupperà questa pandemia?
Dr. Carlo Carnaghi: È difficile da prevedere. Come ho detto, in questo momento la situazione è sotto controllo. Certo, la situazione può cambiare radicalmente, da un momento all'altro…
Chance: Dr. Carnaghi, Lei è originario di Milano e la sua famiglia abita a Milano. Come si regola?
Dr. Carlo Carnaghi: Ad oggi (5 marzo, n.d.r) sono due settimane che non torno a casa. E non ho in previsione di recarmi a Milano. #iorestoacasa
Controllo della febbre nella tenda triage