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Per la prima volta il Premio Pezcoller a un italiano

Il professor Alberto Mantovani: studi sulla relazione tra infiammazione e tumori
Per la ricerca oncologica il Premio Pezcoller che viene assegnato ogni anno a Trento è uno dei riconoscimenti più importanti al mondo sia a livello scientifico che come dotazione economica. Il vincitore 2019 è Alberto Mantovani, considerato tra i dieci migliori immunologi al mondo e il più importante tra i ricercatori italiani nell’ambito delle scienze biomediche. È infatti la prima volta che il Premio Internazionale Pezcoller viene attribuito ad uno scienziato italiano che lavora in Italia.
I vincitori di questo prestigioso premio, istituito nel 1980 dal prof. Alessio Pezcoller (1896 – 1993), ex primario chirurgo all’ospedale Santa Chiara di Trento, vengono scelti ogni anno da un comitato scientifico internazionale d’eccellenza. Le ricerche del prof. Alberto Mantovani hanno svelato aspetti totalmente nuovi della biologia dei tumori, aprendo nuove possibilità terapeutiche. Ha infatti scoperto la stretta correlazione tra infiammazioni e tumori, basata sui macrofagi, che come “poliziotti corrotti” anziché combattere facilitano la crescita del cancro, rivoluzionando in questo modo le conoscenze precedenti. L’infiammazione, che normalmente rappresenta il primo meccanismo di difesa contro le infezioni, questa la scoperta di Mantovani, nel cancro svolge invece un ruolo opposto: ne favorisce la crescita e lo sviluppo. Queste conoscenze hanno aperto la strada a nuove possibilità terapeutiche che stanno già producendo risultati clinici importanti, come ha sottolineato il presidente della Fondazione Pezcoller Enzo Galligioni, fino al 2016 primario di Oncologia al Santa Chiara di Trento.
Una particolarità del premio Pezcoller è il suo essere legato al carattere applicativo degli studi. Non basta aver fatto una scoperta eccezionale. I candidati devono essere tuttora in attività e i risultati della ricerca per la quale vengono premiati devono avere degli esiti concreti. Non solo: il lavoro deve promettere ulteriori e significativi sviluppi.
La Fondazione Pezcoller è orgogliosa di poter contare nel proprio albo d’oro ben quattro vincitori del premio Nobel, l’ultimo dei quali nel 2018 è James Allison, già vincitore del Pezcoller nel 2015. Gli altri sono: Paul Nurse, Pezcoller 1995-Nobel 2001, Elizabeth Blackburn, Pezcoller 2001- Nobel 2009, Mario R. Capecchi, Pezcoller 2003- Nobel 2007. A questi si aggiungono altri tre premi Nobel che hanno fatto parte dei comitati di selezione, portando così a otto i vincitori del premio Nobel che hanno avuto a che fare con la Fondazione Pezcoller.
Il premio viene consegnato in due diversi momenti. Prima in forma di medaglia durante il congresso annuale dell’AACR, Associazione Americana Ricerca sul Cancro, congresso che vede partecipare i migliori ricercatori del mondo e che si è tenuto quest’anno ad Atlanta (29 marzo – 1° aprile). Successivamente, il premio viene consegnato a Trento, quest’anno sarà l’11 maggio. Il vincitore riceve una somma di 75.000 euro. Con il premio accetta di tenere due lectio magistralis, una all’Università di Padova (9 maggio) e una all’Università di Trento (10 maggio).
Tra le altre iniziative della Fondazione Pezcoller vanno ricordati il Simposio Pezcoller (quest’anno alla sua 31° edizione, il 17-18 giugno a Trento) al quale partecipano i migliori ricercatori al mondo di una specifica tematica, e a dicembre il cosiddetto Seminario Pezcoller, un convegno medico di aggiornamento oncologico. Poi ci sono delle borse di studio annuali e biennali per giovani ricercatori in ambito oncologico.
Il premio Pezcoller 2019, Alberto Mantovani, è nato il 29 ottobre 1948 a Milano. Sposato, 4 figli, è laureato in Medicina, con specializzazione in Oncologia. Dopo iniziali esperienze come ricercatore in Italia, a Milano e all’estero, Londra e Bethesda (Usa), nel 1979 ha fatto ritorno a Milano, all’Istituto Negri, dove ha ricoperto importanti incarichi nella ricerca. Dal 2005 è direttore scientifico dell’Istituto Humanitas di Milano e presidente della Fondazione Humanitas per la ricerca. Insegna all’Università Humanitas e alla Queen Mary University di Londra.

Attuale

5 a day: semplicemente mangiare sano

Un’ iniziativa dei servizi prevenzione e dietetica e nutrizione
Lo stand con una promotrice
5 a day. Cinque volte al giorno. Tre volte verdura e due frutta. Un must ma anche un piacere e al tempo stesso prevenzione contro malattie cardiovascolari, diabete, ipertensione e anche cancro. Cinque porzioni. In realtà non sembra neanche tanto e molti di noi pensano: ma certo, proprio come faccio io. Ma poi calcolando bene purtroppo spesso uno si accorge che in realtà le cose non stanno così. Un'iniziativa del Servizio di Prevenzione insieme al Servizio di Dietetica e Nutrizione Clinica dell'Ospedale di Bolzano.
Nell’ambito del progetto sono stati contattati diversi marchi della grande distribuzione. In molti hanno mostrato interesse e alla fine il progetto è iniziata lo scorso dicembre in quattro supermercati Poli, due a Bolzano, uno a Bressanone e uno a Merano, in ciascuno per due giorni consecutivi. L'idea è semplice: incoraggiare le persone a includere un totale di cinque porzioni di verdura e frutta nel proprio menù giornaliero. Una porzione, cioè una manciata, è la perfetta unità di misura individuale. A ciascuno la sua manciata personale. In ogni caso, è stato dimostrato che chi consuma ogni giorno questa quantità di frutta e verdura, cioè due porzioni di frutta e tre porzioni di verdura, cruda o cotta, può prevenire molte malattie.
In questi due giorni era stato allestito un apposito stand nei supermercati. Qui i clienti hanno potuto scegliere tra diverse razioni giornaliere già preconfezionate in sacchetti riutilizzabili e a prezzi ridotti per circa 850 g di frutta e verdura. Nelle borse hanno trovato, ad esempio, una pera, due mandarini, un finocchio e un cetriolo. O due mele, una carota, un porro e un cavolfiore. Oppure hanno potuto scegliere loro a piacere la loro razione giornaliera, aiutati da personale istruito per informare e indirizzare i clienti nella scelta.
Il Dr. Michael Kob, del Servizio di Dietetica e Nutrizione Clinica, che ha sviluppato e supervisionato il progetto assieme al Servizio Prevenzione, ha personalmente formato questi promotori in grado di spiegare il concetto del 5 a day. Anche alla fiera autunnale di Bolzano è stato allestito uno stand per promuovere la sana alimentazione.
L'iniziativa nei supermercati sarà ripresa in primavera. Il Servizio di Prevenzione e il Servizio di Dietetica e Nutrizione Clinica nel frattempo hanno anche pubblicato un opuscolo con molte informazioni su come alimentarsi in modo sano e responsabile, su quali sostanze nutritive contengono i vari tipi di frutta e verdura e con un calendario per poter scegliere la verdura e la frutta di stagione. Molto interessanti da leggere i tanti piccoli consigli pratici del genere “L’avresti immaginato?” Ad esempio, si può leggere che gli spinaci non sono una fonte così ricca di ferro, e che non è vero che non bisogna mai riscaldare questo ortaggio, a condizione che venga mantenuto fresco dopo il primo riscaldamento. Oppure che il frutto con la più alta concentrazione di vitamina C non è il limone, bensì il peperoncino. Addirittura cinque volte di più! O – fatto altrettanto interessante - che i fitoestrogeni contenuti nella soia non aumentano il rischio di cancro o di recidiva, ma che addirittura proteggano dal cancro…
Molto utili anche le proposte di menu giornalieri contenute nell’opuscolo, esempi concreti di come distribuire queste cinque porzioni nell’arco della giornata. Si trovano tre diverse varianti di colazione, pausa, pranzo, fine soggiorno, cena e tardivo. Una volta compreso il principio, non ci sono limiti alla fantasia e ognuno può personalizzare le proposte in linea con i propri gusti.
Gli ideatori hanno poi pensato anche a chi la verdura propria non la ama, proponendo dei modi di farla sparire tra i diversi ingredienti di un piatto! Ovviamente le proposte sono approssimative e non corrispondono all’esatta porzione individuale secondo la regola della manciata. L’esempio tipo prende infatti come media 80 g a porzione, corrispondenti per esempio ad una mela o sette fragole o venti lamponi o due fichi. Parlando delle verdure, una porzione corrisponde più o meno a otto fiori di cavolfiore, oppure due carciofini (tolto quello che non si mangia), mezzo peperone o cinque centimetri di cetriolo. Anche se le noci sono considerate come verdura, non sono considerate porzioni e possono essere consumate a piacimento in aggiunta. Le patate, invece, non vengono contate come verdura perché contengono molto amido. Un succo di frutta può sostituire al massimo una porzione di frutta al giorno, vanno però consumati con cautela perché contengono troppi zuccheri.
La partenza del progetto 5 a day nel mese di dicembre è stata sicuramente un successo. Già a mezzogiorno i supermercati hanno dovuto chiedere rifornimenti e nei due grandi punti vendita di Bolzano sono state vendute 300 porzioni, grosso modo la metà invece a Merano e Bressanone. La seconda giornata all’insegna del mangiare sano e bene, è stata organizzata a marzo, ne seguiranno altre. L'opuscolo può essere scaricato da Internet, www. sabes. it/gesundheitsvorsorge/ oppure può essere richiesto direttamente presso le segreterie dei due servizi all’ospedale.
Il primo progetto “5 a Day for a betterhealth"; è stato lanciato nel 1991 negli Stati Uniti. Le statistiche dimostrano che in Danimarca, Regno Unito e Paesi Bassi la maggioranza dei cittadini si nutre già in base alla regola dei 5 giorni. Il consumo regolare di frutta e verdura non solo rafforza il nostro sistema immunitario e previene le malattie, ma gli studi hanno anche dimostrato che le persone che mangiano in questo modo soffrono meno di stress.
Katalin Szabò, dell'Ufficio della Prevenzione, che ha ereditata il progetto dalla sua predecessora, sottolinea: “Nei supermercati che hanno aderito al progetto è stata offerta soltanto frutta e verdura di origine italiana e dove possibile, di provenienza regionale." Durante l’inverno bisognava ricorrere anche a prodotti da serra come mandarini, arance, pomodori o zucchine. Ricapitoliamo: colorato, croccante, fresco e soprattutto sano. Che altro puoi volere nel tuo piatto?!
Abitudini alimentari degli altoatesini
Secondo la moderna scienza dell’alimentazione le calorie assunte dovrebbero essere ripartite in cinque pasti:
il 15-20% a colazione, il 5% a metà mattina, il 35-40% a pranzo, il 5% a metà pomeriggio e il 30-35% a cena. Il pranzo rappresenta, correttamente, il pasto principale della giornata per il 74,9% degli altoatesini, la cena per il 13,4% e la colazione per l’11,7%.
La cena costituisce il pasto principale della giornata più frequentemente per le persone in età lavorativa (19,9% tra i 18-39enni e 14,0% tra i 40-64enni) rispetto agli under 18 (8,7%) e agli over 64 (7,3%).
Nei giorni non festivi (di scuola o di lavoro) il 68,6% degli altoatesini pranza abitualmente a casa, il 10,0% in mensa (aziendale o scolastica), l’8,8% al ristorante o al bar, il 6,4% sul posto di lavoro e il 6,2% altrove.
L’87,9% degli altoatesini ha l’abitudine di fare una colazione che può essere definita adeguata, vale a dire comprendente latte o cibi solidi. Il 6,8% della popolazione non fa colazione e il 5,3% beve solo caffè o tè.
Quasi metà della popolazione (47,5%) consuma almeno una volta al giorno verdure in foglia (cotte o crude) e circa altrettanti (45,5%) mangia quotidianamente altri tipi di verdura (pomodori, melanzane, peperoni, finocchi, zucchine, carciofi, carote, zucche, cavolfiore, piselli e altri legumi freschi).
Solo il 6,6% si attiene alla raccomandazione dell’OMS di consumare almeno cinque porzioni di frutta o verdura al giorno.
Fonte: astat-info N° 23/05/2018