Tema

Una malattia – tante storie

Come è stato – Come è andata avanti – I presidenti dei circondari si raccontano


United by Unique – Unici Insieme. Il motto dei prossimi tre anni per la Giornata Mondiale contro il Cancro è la base dell'Assistenza Tumori Alto Adige. Molte persone unite dallo stesso destino, dalla stessa esperienza. Il desiderio di sostenersi a vicenda, di aiutare coloro che sono solo all'inizio di questo percorso in salita. In rappresentanza di tutti i soci, raccontiamo la storia dei presidenti di circondario.
Ciò che colpisce nelle varie storie è che la data della diagnosi è rimasta impressa nella memoria di tutti. Il giorno in cui tutto è cambiato improvvisamente. Non tutti hanno vissuto la malattia in prima persona. Nives Fabbian De Villa, presidente di circondario della Valle Isarco da molti anni, è arrivata all'Assistenza Tumori attraverso il suo impegno sociale e ha accompagnato persone molto vicine a lei nella malattia, Paul Oberarzbacher, presidente della Bassa Pusteria, dal canto suo ha affrontato con sua moglie il lungo percorso della malattia. Anche il sostegno dei familiari delle persone colpite è una questione importante per l'Assistenza Tumori. Ognuno trae motivazione dalla propria esperienza personale, una grande coperta patchwork che avvolge le persone in modo protettivo, un mosaico composto di tanti piccoli tasselli: sostegno finanziario, sociale e psicologico, informazione, attività post-terapeutiche, linfodrenaggio, aiuto ai familiari, prevenzione e calore umano.
La presidente provinciale Maria Claudia Bertagnolli, presidente del Circondario Bolzano-Salto-Sciliar, ha già condiviso la sua esperienza personale nell'editoriale, in sua vece presentiamo quindi la storia di Herlinde Reitsamer.
Ida Schacher, presidente provinciale per dieci anni e presidente del Circondario Alta Val Pusteria
Mi sono ammalata per la prima volta nel 1986. Avevo tre bambini piccoli e lavoravo in una pasticceria. Quattro giorni dopo un raschiamento, mi ha chiamata l'ospedale di Brunico: “Vuole ancora dei bambini?” Avevo un tumore alla cervice e così ho deciso di farmi asportare l'intero utero. Non ho dovuto fare né chemio né radioterapia. Dal mio punto di vista, la malattia era già finita. L'ex presidente della Val Pusteria, Irma Dapunt, voleva inserirmi nel gruppo delle donne malate di cancro, ma l’idea non mi piaceva. Quando però c'era bisogno ero sempre presente e ho iniziato ad aiutare Irma, accompagnandola dai pazienti. È stata lei a spingermi a candidarmi: “Abbiamo bisogno di te”. E così le sono subentrata a livello di Circondario per poi diventare anche presidente provinciale per dieci anni. Un periodo indimenticabile anche se, devo dire, la seconda metà del mio mandato non è stata facile. Era il tardo autunno del 2018. Ero con mia cognata Lena a recitare il rosario a Maria Luggau. Era una giornata bellissima quando è scoppiato un acquazzone. In macchina all'improvviso non riuscivo più a stare seduta. Il mio medico di famiglia era stato lapidario: “Non fare tante storie”. Il giorno dopo però mi ha richiamata per dirmi che era tutto organizzato e che alle 10 avevo un appuntamento a Brunico. Un'ora dopo avevo la diagnosi e 48 ore dopo sono stata operata. Due tumori al retto. Ho dovuto fare la chemioterapia e 30 sedute di radioterapia. Devo dire che tutti mi hanno sostenuto. La mia famiglia, l'Assistenza Tumori, il dottor Unterkircher che mi ha portato i documenti da firmare alla clinica Bonvicini. Lo chiamo “il mio miracolo” e sono piena di gratitudine. È andato tutto bene. Ma non è stato e non è facile. Devo limitarmi molto nel mangiare e devo andare in ospedale per le rettoscopie. Però non voglio lamentarmi, ho visto molte persone che soffrono di più e ora sono ancora più convinta dell'importanza del lavoro dell'Assistenza Tumori come grande famiglia.
Paul Oberarzbacher, presidente del Circondario Bassa Val Pusteria
Era il febbraio 1983. Mia moglie aveva 28 anni, nostro figlio ne aveva appena due. Stavo sostenendo l'esame per l'abilitazione all'insegnamento. Diagnosi: cancro alle ghiandole linfatiche. Trascurato. Solo tre o quattro mesi prima e tutto sarebbe potuto essere diverso. Il cancro era già in uno stadio avanzato. Una terapia molto stressante. Chemioterapia e radioterapia a Innsbruck. All'epoca non c'era assistenza, dovevo sempre io accompagnarla in Austria. Per un po'è andato tutto bene. Poi nel 2000 è stato necessario un intervento di bypass. Le radiazioni diffuse avevano danneggiato i vasi coronarici. Nel 2015 altri bypass e una valvola cardiaca. Un'operazione molto complicata e dopo tre giorni un'infiammazione. È stata in ospedale per 14 settimane, sette delle quali in coma farmacologico. Poi ha avuto una polmonite bilaterale, è stata tra la vita e la morte ed è “risorta”, ha dovuto imparare a deglutire, a stare seduta dritta, a camminare. Ha sempre seguito diligentemente tutte le terapie e io l'ho sostenuta al massimo. Nel febbraio 2016 è arrivata la diagnosi successiva: carcinoma mammario. Un colpo molto duro! Era già così indebolita e ora si trattava di fare 30 sessioni di radioterapia più la terapia ormonale. Aveva già metastasi. Avremmo voluto intervalli di controllo più brevi, li avevamo anche richiesti. Era nel gruppo di pittura dell’Assistenza Tumori, era molto creativa. Ho iniziato a collaborare con l’Assistenza Tumori quando c'era bisogno di una mano. Poi mi hanno chiesto se volevo candidarmi e sono diventato subito presidente. Per me è importante il sostegno che l'Associazione è in grado di fornire alle persone colpite dalla malattia e alle loro famiglie. È quello che, all’epoca, avremmo voluto anche noi. Mia moglie è morta a 68 anni, il 1° aprile 2023. Ha dovuto rinunciare a molte cose a causa delle sue malattie, ma è stata paziente. C’erano giorni in cui era molto provata. Oggi non ho più una compagna di vita ma ho i miei figli e i miei nipoti, vado spesso in montagna con il mio gruppo di escursionisti, mi prendo il mio tempo, medito. E lamentarsi non serve a niente!
Nives Fabbian, presidente del Circondario Valle Isarco
Io non ho avuto il cancro, ma mia madre è morta di cancro nel 2009 e mio marito nel 2016. Inoltre ho anche accompagnato la mia migliore amica durante la sua malattia. Impegnarsi nelle associazioni e per gli altri è una cosa che in famiglia facciamo da sempre. Mia madre era molto attiva nella casa di riposo, mia sorella è membro della Caritas e insegna tedesco e italiano ai bambini pakistani e io ero già attiva nella casa di riposo e per altre associazioni prima dell'Assistenza Tumori. L'ex vicepresidente, Ada Scaggiante, un'amica di mia madre, una volta mi ha detto: “Mi piacerebbe molto che tu venissi con noi”, e così sono diventata socia attiva. Nel 2005 Renate Daporta mi ha chiesto di candidarmi e sono diventata vicepresidente e sei anni dopo le sono subentrata come presidente di Circondario. Sono entrata nella Polizia Stradale nel 1966 e dal 1979 ho lavorato al Commissariato del Governo di Bolzano. Sono andata in pensione nel 1999 e quindi ho tempo per impegnarmi. Per me l'Assistenza Tumori è diventata da tempo una casa, una famiglia. Le persone mi chiedono sempre: “Sempre a contatto con il tema del cancro, non è troppo per te?” Ma per me è il modo migliore per trascorrere il tempo con e per gli altri. E quando vedo che posso cambiare qualcosa e aiutare con la mia attività, è semplicemente bello.
Oskar Asam, presidente del Circondario Merano-Burgraviato
Mi ero appena ritirato, avevo 66 anni ed ero pieno di energia, mi sentivo in ottima salute quando improvvisamente ho iniziato a sentire un gonfiore al collo. Orecchioni alla mia età? No, li avevo già avuti da bambino. Seguirono molte visite da otorinolaringoiatri. Tra Bolzano e Merano mi hanno infilato non so quanti tubi. Non ho mai ricevuto informazioni precise su quello che sospettavano, solo prescrizioni per ulteriori visite. Dal canto mio, non ho mai chiesto. Poi un venerdì, una telefonata. Dovevo andare all’ospedale con mia moglie, volevano fissare la data dell'operazione. Era il 25 ottobre 2007. Il giorno del nostro anniversario. Sono caduto dalle nuvole. In ospedale poi la notizia che avevo un cancro maligno all'esofago. Ero sconvolto. Perché nessuno mi ha detto niente prima? Avrei chiesto un secondo parere, ma ormai non c'era più tempo. Per fortuna poi tutto è andato per il meglio. Il dottor Streitberger, allora primario di Otorinolaringoiatria a Bolzano, mi ha operato in modo eccellente. Mi sono svegliato, attaccato a sette tubi e non riuscivo più a parlare. Non avevo dolore, ma avevo molta paura di rimanere muto per sempre. Poi un giorno è arrivato un medico e mi ha detto: “Adesso parla”. Non riuscivo a dire una parola. “Parla”, mi ha urlato e io ho detto infastidito: “Cosa vuoi da me!”. Poi gli ho sorriso. La mia voce. Quello che è successo dopo è stato difficile. Ho dovuto andare a Trento per le radiazioni 36 volte. Ho perso 20 kg. Senza la mia famiglia avrei mollato tutto! Come cuoco ero sempre a 120, mangiavo in piedi, tutto velocemente, e guadagnare soldi era importante per me. Oggi prendo tutto con calma, sono felice per ogni giorno di vita. Devo mangiare molto lentamente, masticare molto. Dopo la fine della terapia non stavo bene. Con il Qi Gong (corso proposto dall’Assistenza Tumori) tutto è cambiato e nel 2012 ho deciso di impegnarmi per l’Associazione. Per gratitudine e per aiutare gli altri.
Margereth Aberham, presidente del Circondario Oltradige-Bassa Atesina
Il 29 novembre 2001 avevo l'appuntamento per la mammografia di routine. Avevo 45 anni. La diagnosi arrivò dopo tre giorni. “Ora ho il cancro, mi opereranno un po' e poi morirò comunque”, pensai allora. E poi: ora siamo dieci fratelli, e tra otto sorelle è toccato proprio a me, la penultima. Il 14 dicembre sono stata operata al seno. A gennaio ho iniziato la chemioterapia, a marzo la radioterapia. Non è stato un bel periodo, e non solo per colpa mia. Mio marito era così stressato che ha avuto un attacco epilettico. Per due anni non gli è stato permesso di guidare. Così ho dovuto guidare sempre io. Sono venuta a conoscenza dell'Assistenza Tumori tramite il linfodrenaggio e poi mi hanno chiesto se non volevo candidarmi. Questo è successo 20 anni fa. La mia famiglia per me è stata un grande sostegno. All'epoca avevo già tre nipoti ma oggi sono sei. La malattia mi ha reso più paziente. E soddisfatta. Sono felice e soddisfatta della mia vita. Quando a volte mi siedo nella sala d'attesa e vedo quanto sono impazienti le persone, penso sempre: “Gente, se solo sapeste...” Una volta all'anno mi sento un po' agitata. Quando poi viene fatto il “Collaudo”, lo metto via fino all'anno successivo! Mio marito è morto nel mese di agosto 2022, per un infarto. Dopo 49 anni di matrimonio. Avrebbe tanto voluto festeggiare le nozze d'oro.
Herlinde Reitsamer, socia del Circondario Bolzano-Salto-Sciliar
Nel novembre 2017 sono andata a fare una mammografia. Ero agitata. Dall'estate c'era qualcosa che non andava. E infatti. Mi hanno subito fatto una biopsia. Cancro al seno. Prima ancora di chiamare i miei figli, ho chiamato mio nipote. È radiologo. Mi ha preparata. Operazione, chemio, radiazioni. Avevo 77 anni. Non farò mai la chemio, ho pensato allora, non serve a niente. Mio marito è morto di cancro 30 anni fa. All'inizio ho avuto molti ripensamenti. Perché proprio io? Il 19 dicembre sono stata operata. E l'Assistenza Tumori mi ha portato il cuscino a forma di cuore. E poi ho accettato tutto, 16 sedute di chemio e 25 di radioterapia. Ma prima di iniziare la terapia ho fatto dei biscotti e festeggiato il Natale. La prima chemio è stata terribile. Allora c'era ancora la vecchia stanza, vecchie sedie e panche. Molte persone, vecchie, giovani. Tempi d’attesa lunghissimi. Dopo non sono tornata a casa, ma sono andata in città in autobus, per comprare libri. E ho trovato “I giorni contati sono giorni preziosi” di Reinhard Feichter. Questo mi ha aiutato. Ora potevo improvvisamente parlarne con tutti. I miei capelli non sono più ricresciuti, non sono ancora riuscita ad accettarlo al 100%. Ho continuato però a vivere la mia vita anche durante la terapia. Le mie attività, il mio sport, andavo in bicicletta alle terapie. Lotta non mi piace come parola, preferisco accettare. Fare ciò che fa bene. Vivere una vita normale o addirittura migliore. Fare cose belle, evitare le persone che non ti fanno bene. Certo, tutto sarà diverso. Un altro rapporto con Dio, una vita diversa, altri rituali, portare gioia agli altri con piccole cose, anche a se stessi. Accontentarsi. Apprezzare gli incontri piacevoli, come quelli con le persone dell'Assistenza Tumori, accettare i consigli. Gratitudine è una parola così bella. E l'umorismo è importante. Non prendere tutto troppo sul serio!
Helga Wielander, presidente del Circondario Val Venosta
Dopo il mio terzo figlio, a 42 anni, mi è stato diagnosticato un cancro al seno. Me ne sono accorta da sola, durante l'autopalpazione. Sono stata operata, la chemio non è stata necessaria. Poi, dopo altri due figli, mi è stato diagnosticato un cancro all'utero. Ma è andato tutto bene. Questa esperienza mi ha reso più grata. La mia fede mi ha aiutato molto. Per me la vita è un dono. Ogni giorno è una nuova avventura. E ora presto compirò 69 anni. Sono felice della mia grande famiglia, dei cinque figli e dei miei sette nipoti. I miei figli hanno tra i 46 e i 28 anni, il mio nipote più grande ha solo due anni meno del mio figlio più piccolo. Ho lavorato per 43 anni come insegnante di scuola elementare e sono andata in pensione due anni prima per prendermi cura di mia madre, ma lei è morta quattro giorni dopo e poco dopo anche mia suocera. Per ringraziare della mia guarigione, ho completato una formazione come assistente di hospice presso la Caritas. Dopo essere andata in pensione, diverse associazioni mi hanno contattata e mi è sembrato giusto donare del tempo in segno di gratitudine. L'Assistenza Tumori è stata per me una grande ricchezza. È stato un dono poter vedere la gioia di vivere e la forza che le persone sviluppano quando sono vicine alla morte. È triste dover dire addio molte volte, ma c'è anche molto da guadagnare. In tutti questi anni ho imparato ad ascoltare, a tacere insieme e a essere presente per gli altri. Ma ho anche imparato che bisogna prendersi cura di sé e stare attenti.
25 anni di Giornata Mondiale contro il Cancro:
tutti gli obiettivi
La Giornata Mondiale contro il Cancro è stata istituita 25 anni fa al Vertice mondiale contro il cancro e dal 2006 viene celebrata in tutto il mondo. Nel 2008 è stata per la prima volta caratterizzata da un motto: “I love my smoke-free childhood - Ai bambini piace un'infanzia senza fumo”. Nel 2012 il motto era invece “Together we are stronger – Insieme siamo più forti”. Nel 2013 “Cancer Myths - Get the Facts - Miti sul cancro - Atteniamoci ai fatti”. Nel 2015: “Not Beyond Us - Non sopra le nostre teste”. Nel 2016-2018 è stato adottato per la prima volta un motto triennale: “We can. I can - Noi possiamo. Io posso.” Nel 2019-2021 il motto è stato “I am and I will - Io sono e io voglio”, nel 2021-2024 “Close the Gap - Colmare il gap sulla cura”.

Attualità

La vogliamo? Ne abbiamo bisogno?

Intelligenza artificiale nella diagnosi: il futuro è già qui
Foto: pixabay


L'intelligenza artificiale sta diventando sempre più uno strumento utilizzato quotidianamente. È incredibilmente veloce, attinge ad una quantità inimmaginabile di dati, accelera i processi e li perfeziona. Ciò che l'IA non può, e soprattutto non deve fare, è sostituirsi all'esperienza degli specialisti. Certo è che anche in medicina l'IA ha conquistato da tempo il suo posto. Abbiamo cercato di capire se e come questo nuovo strumento possa aiutare nella diagnosi e ne abbiamo parlato con una patologa, un oncologo, una radiologa e un radioterapista.
Anche nella vita privata e nella quotidianità professionale non scientifica e medica, l'intelligenza artificiale è ormai da tempo una realtà. Ricerca, traduzioni, redazione e controllo di testi, scrittura di e-mail, preparazione di preventivi, calcoli... Nel suo impiego però si presentano anche limiti oggettivi e una serie di problemi etici. Macchina contro uomo o macchina come supporto? Questa è in definitiva la domanda fondamentale. Nei settori scientifici, come la medicina, si tratta di calcoli, percentuali, valutazioni, confronto di dati: in questo caso l'IA può essere di grande aiuto e soprattutto può ridurre le attività che richiedono molto tempo o che sono burocratiche, come ad esempio la stesura di rapporti. Il prerequisito è tuttavia il controllo da parte dell'uomo
Dott. Christoph Leitner, Primario del Reparto di Medicina Interna e Direttore del Dayhospital oncologico di Brunico
Per quanto riguarda il settore oncologico, l'IA è già in uso attraverso programmi nell'ambito dell'acquisizione di immagini, che è, per così dire, uno dei prerequisiti per la diagnosi. “L'IA in senso lato è uno strumento sempre più importante nella prevenzione”, afferma il dottor Leitner, “ad esempio attraverso gli smartwatch, che registrano e valutano i dati con l'analisi supportata dall'IA, registrano i parametri vitali e i rischi che dipendono dallo stile di vita”. In futuro, l'IA sarà di aiuto nella pianificazione di una terapia personalizzata confrontando una grande quantità di dati relativi ai parametri personali dei pazienti, al peso, all'altezza, alle comorbilità. Una complessità multifattoriale che un oncologo non potrebbe gestire nello stesso lasso di tempo. “A breve, i chatbot o altri cosiddetti LLM - Large Language Models - creeranno protocolli di trattamento, estrarranno dati e li confronteranno. Ma soprattutto, l'IA potrà essere rilevante per noi nella gestione dei dati e nella creazione di documenti rilevanti per la ricerca, la garanzia della qualità e il risparmio di tempo di lavoro. Quest'ultimo è un argomento importante in un momento di grande carenza di personale! Ciò che serve per utilizzare uno strumento tanto prezioso quanto pericoloso (a causa della quantità di dati raccolti), sottolinea Leitner, è una discussione etica in cui i limiti siano chiaramente definiti e delineati. “Non dobbiamo lasciarci travolgere dalle novità tecniche senza avere il tempo di chiarire a sufficienza le questioni ad esse connesse, di porci le domande: possiamo farlo? Ne abbiamo bisogno? E lo vogliamo?
Dott. Martin Maffei, primario di Radioterapia a Bolzano
Quando arriva il suo turno, sono già disponibili una diagnosi e un piano terapeutico. Nella radioterapia, l'intelligenza artificiale è senza dubbio di grande aiuto nella definizione degli organi a rischio e del volume target, con l'obiettivo di ridurre al minimo o escludere il rischio e l'esposizione alle radiazioni per gli organi circostanti come cuore, polmoni, esofago e trachea. L'intelligenza artificiale (IA), secondo il dottor Maffei, sta rivoluzionando la radioterapia ottimizzando i processi, migliorando la precisione del trattamento e riducendo il carico di lavoro. “Gli algoritmi basati sull'IA ci consentono una pianificazione più rapida e precisa delle radiazioni, la segmentazione automatica dei tumori e degli organi a rischio, nonché concetti di terapia adattiva in tempo reale”. Soprattutto in combinazione con tecnologie moderne come il nuovo dispositivo di irradiazione MRI-Linac, l'IA può aiutare ad adattare individualmente la distribuzione della dose e a tenere conto dei cambiamenti nel tessuto tumorale durante il trattamento. “Questo porta a una terapia personalizzata, più efficiente e più delicata verso i pazienti. Secondo Maffei, per l'autorizzazione alla radioterapia e per l'assistenza ai pazienti, saranno ancora necessari il medico e il fisico delle radiazioni. “Sono un appassionato di tecnologia ma il contatto umano è così importante, soprattutto nel nostro settore super tecnologico. I pazienti che sono soli con la macchina in una stanza sterile durante la radioterapia hanno bisogno di contatto, vogliono essere guardati, devono liberarsi delle loro domande”. Ma, secondo Maffei, “dobbiamo essere consapevoli del fatto che l'intelligenza artificiale sarà sempre più presente nella nostra vita lavorativa e dobbiamo trovare un giusto equilibrio, vale a dire facilitare il nostro lavoro ma non automatizzarlo al punto che le persone siano lasciate sole con le macchine”.
Dott.ssa Federica Ferro, primaria di Radiologia a Bolzano
In qualità di radiologa con vent'anni di esperienza clinica, la dottoressa Federica Ferro ha già vissuto diverse “rivoluzioni” tecnologiche. Gli apparecchi di ultima generazione hanno ben poco in comune con quelli di vent'anni fa in termini di qualità dell'immagine, precisione e esposizione alle radiazioni. La primaria di Radiologia di Bolzano vede nell'intelligenza artificiale soprattutto la possibilità di un enorme risparmio di tempo, un aiuto nei momenti di sovraccarico, come ad esempio nei fine settimana al Pronto Soccorso tra le 14 e le 17 durante la stagione sciistica, nonché un aiuto all'interpretazione per i giovani radiologi che stanno ancora acquisendo esperienza. Nel campo della senologia, la carenza di medici specialisti è particolarmente evidente. Secondo la dott.ssa Federica Ferro, l'IA può essere uno strumento utile, ad esempio, in caso di discrepanze nelle seconde letture. In Italia, come in molti altri paesi europei, la seconda lettura delle mammografie è obbligatoria. “Qui vedo la possibilità di risparmiare ore di tempo e quindi di ridurre i tempi di attesa”. Anche questo pone un problema etico. “Dobbiamo imparare a usare l'IA, di conseguenza dobbiamo anche “nutrire” il sistema in modo che possa essere un aiuto affidabile”. Ad esempio, in endoscopia il sistema CAD (computer aided design) interpreta una piccola protuberanza dell'ottica come una crescita sospetta. “Ci sarà sempre bisogno del controllo umano!” D'altra parte, l'IA può individuare prima cose che l'occhio umano non può percepire o può farlo solo con difficoltà. La dott.ssa Ferro vede (ancora) un problema legale. “Non ci sono ancora disposizioni legali concrete al riguardo. Penso, ad esempio, a specifiche condizioni d'uso, alla definizione di limiti, alla protezione specifica dei dati...” In futuro, vede l'IA come un supporto nel follow-up di patologie degenerative come la sclerosi multipla. “Un confronto delle dimensioni delle placche, che è una grande sfida per l'occhio umano”. O anche la possibilità di “texture analysis” in una risonanza magnetica. “Ciò significa identificare una certa morfologia del tumore già nell'immagine, ad esempio: nel cancro ai polmoni, se si tratta di un cancro a piccole cellule oppure no. Questo aiuta a risparmiare tempo prezioso, porta più rapidamente alla diagnosi e alla terapia”. In una società sempre più anziana, con la presenza di farmaci sempre nuovi che devono essere accompagnati da esami di imaging appropriati, nonché con l'aumento della medicina preventiva e della durata della vita, dobbiamo prepararci, perché la forza (lavorativa) umana non sarà in grado di reggere da sola a lungo termine.
Dott.ssa Esther Hanspeter, primaria di Patologia a Bolzano
In futuro, l'intelligenza artificiale sostituirà probabilmente il microscopio, almeno in larga misura. Oggi invece quest’ultimo è ancora lo strumento di lavoro principale dei 13 patologi del reparto di Bolzano, sottolinea la primaria dott.ssa Esther Hanspeter. “Siamo l'unico reparto di patologia in Alto Adige. Nel 2024 abbiamo valutato i risultati di 48.000 pazienti, tra cui persone con più risultati e istologie con due, tre o più materiali, 8.000 citologie, diversi fluidi, versamenti di pleura..., 30.000 pap test, 17.000 test HPV! Di sicuro non ci annoiamo! Al momento, in Europa sono disponibili solo tre o quattro pacchetti di IA certificati per l'analisi patologica dei tessuti. “Per le biopsie della prostata, ad esempio, l'IA può indicare dove si trova il focolaio del carcinoma, calcolarne le dimensioni e la percentuale di tessuto infetto. Ma l'ultima parola spetta sempre al patologo. Ogni referto porta la mia firma”. Un altro pacchetto riguarda la valutazione dei carcinomi mammari, che può calcolare l'attività proliferativa e rilevare le micrometastasi. Un pacchetto per la dermopatologia è attualmente disponibile solo negli Stati Uniti. “La determinazione del tasso di mitosi nei melanomi, cioè la determinazione delle cellule che si dividono attivamente per millimetro quadrato, un prerequisito per la formulazione di una prognosi, è una grande sfida per l'occhio umano. Il pacchetto utilizzato negli Stati Uniti ha una percentuale di successo del 90% nei basaliomi”. Tuttavia, secondo la dott.ssa Hanspeter, il requisito per l'uso dell'IA è la digitalizzazione dei tagli. La pratica odierna prevede che i campioni operatori e i loro bordi vengano sezionati in Patologia. “Il preparato viene poi lavorato in una macchina, cioè viene privato dell'acqua e immerso nella paraffina, infine il tecnico di laboratorio deve eseguire un taglio molto sottile. Da questo passaggio possiamo guadagnare tempo! Oggi tutti i blocchi di paraffina e i corrispondenti preparati istologici sono conservati in archivio e devono essere selezionati per i confronti. “Speriamo di iniziare un progetto di digitalizzazione dei preparati istologici ancora questa primavera!” Quando tutto sarà digitalizzato, sarà sufficiente un clic sul computer per avere a disposizione tutti i tagli di confronto necessari. Digitalizzazione significa registrare milioni di campioni. “Ci sono sempre meno tecnici di laboratorio qualificati e anche sempre meno patologi, mentre il carico di lavoro aumenta. Qui la digitalizzazione promette un grande risparmio di tempo e rappresenta un modo per standardizzare”. Allo stesso tempo, i preparati scansionati sono leggibili anche dall'IA.
Un'altra area di lavoro dei patologi e un argomento delicato, l'autopsia, sta per essere soppiantata, ma non dall'IA, bensì dalla sempre migliore creazione di immagini. “L'interesse per le autopsie è andato perso, si crede di ottenere informazioni sufficienti attraverso l'imaging, mentre le autopsie portano sempre a risultati sorprendenti”. Ma questo è un altro argomento...
Che cos'è l'intelligenza artificiale?
Nel settembre 2020 il Parlamento europeo ha dichiarato che l'IA è una priorità dell'UE, in quanto è fondamentale per la transizione digitale della società. L'UE definisce l'IA come segue:
“L'intelligenza artificiale (IA) è la capacità di una macchina di mostrare abilità umane come il pensiero, l'apprendimento, la pianificazione e la creatività. L’intelligenza artificiale consente ai sistemi di comprendere l'ambiente circostante, di relazionarsi con ciò che percepiscono e di risolvere problemi, nonché di lavorare verso un obiettivo specifico. Il computer riceve dati (già preparati o acquisiti tramite sensori come una videocamera), li elabora e reagisce.
I sistemi di IA sono in grado di adattare il loro comportamento analizzando gli effetti delle azioni precedenti e lavorando autonomamente.”