Domande frequenti e le relative risposte

9. Come viene valutata la sicurezza dei vaccini?

Prima dell’immissione in commercio, le autorità sanitarie dei vari Paesi (l’Istituto Superiore di Sanità per l’Italia) controllano la sterilità e l’eventuale tossicità di ogni lotto di vaccino. Tali accertamenti, come pure la rispondenza del prodotto agli standard produttivi, vengono eseguiti anche dalle ditte produttrici, che devono assicurare che il vaccino rispetti le rigorose specificazioni previste dalla Farmacopea Europea.
Generalmente gli studi riguardanti la sicurezza dei vaccini sono effettuati da Università o Istituti scientifici utilizzando i finanziamenti statali per la ricerca. È attraverso questo tipo di studi che si è potuta smentire l’ipotesi di una relazione tra vaccini e autismo. E, sempre grazie a questi studi, è stato possibile quantificare i possibili rischi riconducibili alla somministrazione dei vaccini.

Domande frequenti e le relative risposte

10. È possibile effettuare esami o test prevaccinali?

Attualmente non esistono accertamenti di laboratorio in grado di prevedere o prevenire eventuali reazioni avverse conseguenti alla somministrazione dei vaccini: nulla che sia basato su evidenze scientifiche, altrimenti sarebbero effettuati in tutto il mondo; esiste invece la possibilità, attraverso l’anamnesi, di identificare le situazioni che controindicano (temporaneamente o per sempre) la somministrazione di un vaccino oppure le situazioni che richiedono prudenza nell’iniziare o continuare una vaccinazione.
In ogni caso non è necessario effettuare di routine, prima delle vaccinazioni, una visita medica o misurare la temperatura corporea (ACIP 2011). Nessun esame, al momento attuale, riesce a stabilire se un bimbo presenta un aumentato rischio di reazioni.
In particolare non ha alcuna utilità la tipizzazione HLA. I geni HLA forniscono il codice per la produzione di determinate proteine [antigeni HLA] che si trovano sulla superficie delle nostre cellule. È vero che alcune malattie (tra cui varie malattie autoimmuni) sono più frequenti nei possessori di determinati antigeni HLA, ma questo non significa che con questo esame si possa prevedere se una persona svilupperà una data malattia.
Se quindi tale previsione è difficile, si può intuire come sia impossibile prevedere quali soggetti portatori di determinati antigeni HLA potrebbero più facilmente sviluppare una reazione severa dopo una vaccinazione.
Ultimamente su vari siti internet qualcuno ha sostenuto l’utilità dell’indagine sui polimorfismi (varianti genetiche) del gene che codifica per l’enzima MTHFR (metilentetraidrofolatoreduttasi). Restando nel campo della realtà, è stato ipotizzato un rapporto tra le varianti del gene che codifica per la MTHFR e possibili reazioni in seguito alla somministrazione del vaccino contro il vaiolo (Stanley 2007, Reif 2008).
Non è mai stato messo in evidenza un ruolo di MTHFR in relazione alla somministrazione di vaccini diversi da quello del vaiolo che, com’è noto, non è incluso nel calendario di vaccinazione pediatrica. Di conseguenza, la sua utilità come test prevaccinale è nulla.
Sarà possibile disporre in futuro di test prevaccinali validi e utili? Da anni uno scienziato di nome Gregory Poland lavora nel campo della cosiddetta Adversomics, la scienza della previsione delle reazioni ai vaccini (Poland 2009).Anche lui - come tutti noi - continua ad auspicare una futura possibilità di giungere un giorno ad un test rapido, poco invasivo ed economico che possa consentire quello che tutti noi vogliamo, ossia individuare i soggetti a rischio di reazioni severe ad un determinato vaccino.
Fino a quando non saranno stati messi a punto test affidabili ci dobbiamo basare sulle attuali evidenze che escludono l’utilità di effettuare test prevaccinali.