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Il primo gruppo di mutuo aiuto maschile


Dott. Hartmann AichnerDott. Hartmann Aichner

Un medico ginecologo che per tutta la vita si è occupato di cancro, si ammala lui stesso di cancro e capisce che la sola terapia medica non è sufficiente.
Ha domande. Non si sente bene. Soffre. Vorrebbe confrontarsi con altri. Dalle sue pazienti ha compreso l’effetto positivo che hanno i gruppi di mutuo aiuto e così si mette a cercare un gruppo per uomini ammalati di cancro alla prostata. Inutilmente. Non ce ne sono. Per lo meno non in Alto Adige. Il gruppo più vicino è a Innsbruck. Un altro in Baviera. Troppo lontano. Quando ne parla con il suo collega, l’oncopsicologo Anton Huber, nasce l’idea: ”Lo fondiamo noi un gruppo.”
Discutono il progetto, l’Associazione Tumori Alto Adige e il servizio psicologico dell’ospedale di Brunico sostengono il progetto. Trovano un nome, distribuiscono volantini. La prima seduta è fissata per maggio 2016.
Al telefono si prenotano in cinque uomini.
Al primo incontro si presentano in dodici…

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E di colpo tutto cambia

Fare i conti con la malattia e vivere fino in fondo

Un uomo come un albero. Grande, forte. Con gambe ben radicate nella vita. Un lavoro interessante, prestigioso, impegnativo sia dal punto di vista fisico che mentale. Successo, un ruolo di responsabilità. Famiglia, amici, una vita normale. E poi.... poi tutto cambia. Diagnosi: cancro.
Ma non solo. È un tipo di cancro che si abbatte nella vita quotidiana, nell’intimità, come nessun altro. Il tumore alla prostata. In un primo momento, ricorda Siegfried, quando arriva la diagnosi, quando l’attesa fiduciosa di una risposta che scacci le paure svanisce e gli incubi diventano realtà, “allora si cade in un pozzo senza fondo.“ A questo punto l’unica cosa che conta è sopravvivere. Terapie, operazione, decisioni da prendere riguardo alla terapia. Radioterapia – Siegfried ne ha subite 39 - Terapia ormonale. Un vortice che ti prende a tal punto che non resta quasi il tempo per rendersi conto di cosa stia accadendo.
Passato il primo shock, ci si ritrova in un vortice. L'operazione, il susseguirsi di visite mediche, colloqui e esami. “In quanto uomo hai un’immagine di te ben precisa“, dice Siegfried. “Al momento non te ne rendi conto, sembra il problema minore.“ Ma poi arriva! Incontinenza, un termine che comprende molti problemi che prima non si potevano nemmeno immaginare. La poca autonomia. Non poter sollevare cose pesanti, problemi nel praticare certe attività sportive. Cose che le donne conoscono per via del ciclo o delle gravidanze e che quindi riescono ad accettare più facilmente, possono portare un uomo al limite di una crisi esistenziale. Anche professionalmente Siegfried si è dovuto riorientare. Non facile per un uomo di oltre cinquant’anni. Non facile per chi adora ciò che fa. E anche se nel suo caso non ha destato grossi problemi organizzativi, è comunque un trauma. Ne va a soffrire l’autostima. Eccome se ne soffre!
Conseguenze nella sfera sessuale, nel definire parte del suo essere uomo. Un ambito del quale tanti maschi non sono abituati a parlare o semmai solo in modo superficiale in gruppo e con battute superficiali o peggio ancora, da caserma. Ma quando ci sono dei problemi - a chi rivolgersi? Agli amici? Ai compagni dell’associazione sportiva o della banda musicale? Ai colleghi? E se poi ti prendono in giro? Se lo raccontano ad altri? O bisogna rivolgersi invece ad un medico? Ad uno psicologo? Alla propria moglie? L’esperienza insegna che proprio l’ultima ipotesi per tanti uomini rappresenta la soluzione più difficile. Si chiudono in sé stessi e il rapporto di coppia va (ancora più) in crisi.

Siegfried no. Non si è mai nascosto dietro un dito, schiacciato da false vergogne. Non si è tirato indietro e ha parlato della sua situazione anche ad alcuni amici stretti, ha cercato il loro conforto e sostegno. Ha parlato anche con delle amiche. Ma la sua più grande fortuna è di avere una compagna comprensiva con la quale condividere tutto; lei è il suo più grande sostegno. “Se non ci fosse stata lei, se non ci fosse lei...“ Si interrompe. No, nemmeno pensarci!
Ma anche questo non sempre è stato sufficiente. “Fai la parte dell’uomo forte o credi di esserlo e poi ti accorgi di non riuscire ad uscire dal buco nero.“ Siegfried ha riconosciuto e accettato di aver bisogno dell’aiuto di un esperto, di un aiuto psicologico. Forse anche perché durante la sua attività lavorativa è venuto a conoscenza del coaching. O forse perché ha riconosciuto che bisogna cambiare paradigma di modelli maschili se si vuole affrontare la malattia. Non a caso Siegfried è stato uno dei primi ad iscriversi al gruppo di auto aiuto “der baum”. Lo scambio di esperienze con uomini che condividono lo stesso destino gli fa bene ed è liberatorio.
A tutt’oggi il suo percorso non è ancora terminato. Dovrà continuare ancora per circa un anno la terapia ormonale. Deve combattere con il conseguente aumento di peso. Nel corso dell’operazione gli sono stati asportati i linfonodi e la conseguenza è un edema linfatico alla gamba. Problemi simili alle donne malate di cancro al seno. Problemi che agli uomini piacerebbe ignorare. Calze contenitive o linfodrenaggio non sono da maschio.
Siegfried ha abbandonato questa mentalità già da tanto. Ha imparato ad affrontare la sua situazione. E non solo questo. Ha imparato ad apprezzare le piccole cose quotidiane, quelle cose che paiono scontate. Ha imparato ad accettare e a superare gli alti e bassi che continuano ancora a segnare le sue giornate.
“È cambiato qualcosa di radicale nella mia testa,“ sostiene Siegfried. “Non perdo più tempo nelle banalità. Non mi arrabbio più. Faccio quello che mi piace, organizzo il mio tempo libero in modo consapevole.“ Non si tratta poi di realizzare i famosi grandi sogni, ma semmai di vivere e gustare fino in fondo, assieme alla sua compagna, i piccoli momenti di felicità quotidiani. Lo stigma del cancro non si cancella più dalla testa… ma ora si tratta di vivere.