Attuale
Dipingere libera l’anima
Corso con Sigrid Trojer, presso il centro di radioterapia della clinica Bonvicini
La terapia oncologica rappresenta un momento decisivo nella vita di ogni malato. Paure, dolori, nausea, debolezza, affaticamento, malessere fisico e psichico accompagnano costantemente le persone che si devono sottoporre a una chemio- o radioterapia. Attività creative come la pittura aiutano a ritrovare la calma.
Oggi sono solo in quattro, Juliska, Gabriele, Christine e Filomena. Sono sedute a due a due, una di fronte all’altra, ai tavolini quadrati della sala polifunzionale della clinica Bonvicini. Cappella, sala riunioni, e ogni venerdì pomeriggio dalle 15 alle 17 atelier per il corso di pittura tenuto dall’artista venostana ed insegnate d’ arte SigridTrojer. Il tutto da gennaio fino a giugno, espressamente per i pazienti del reparto di Radioterapia.
Sull’”altare” troviamo colori, acqua, succhi, biscotti e una radio. Ma al momento è spenta. C’è un silenzio piacevole e rilassato in sala, le donne sono concentrate e chine sul loro lavoro. Tecnica a secco, spiega l’artista SigridTrojer. “Per l’acquarello o la pittura ad olio due ore sono troppo poche e inoltre in questa sala sarebbe complicato utilizzarle. Le partecipanti non potrebbero portare subito a casa i lavori.” Tecnica a secco significa pastelli ad olio o cera, colori per legno, matite e penarelli.
È la prima volta che SigridTrojer lavora con pazienti oncologici. Procede in modo intuitivo e spontaneo. “Non ho voluto che ci fossero degli psicologi, perché non si tratta di arte-terapia, no, noi dipingiamo e basta. La terapia, qualsiasi tipo di terapia, la lasciamo fuori dalla porta!” Per lei è più importante l’uso dei colori, è convinta del potere curativo dei colori. Ogni venerdì propone un tema diverso, che le partecipanti possono interpretare liberamente. Sigrid Trojer passa per i tavoli, dà suggerimenti e piccole indicazioni su cosa si potrebbe ancora migliorare, aiuta se il lavoro si è arenato. Spesso usa la musica come accompagnamento. Suoni positivi per un’atmosfera positiva.
Sull’”altare” troviamo colori, acqua, succhi, biscotti e una radio. Ma al momento è spenta. C’è un silenzio piacevole e rilassato in sala, le donne sono concentrate e chine sul loro lavoro. Tecnica a secco, spiega l’artista SigridTrojer. “Per l’acquarello o la pittura ad olio due ore sono troppo poche e inoltre in questa sala sarebbe complicato utilizzarle. Le partecipanti non potrebbero portare subito a casa i lavori.” Tecnica a secco significa pastelli ad olio o cera, colori per legno, matite e penarelli.
È la prima volta che SigridTrojer lavora con pazienti oncologici. Procede in modo intuitivo e spontaneo. “Non ho voluto che ci fossero degli psicologi, perché non si tratta di arte-terapia, no, noi dipingiamo e basta. La terapia, qualsiasi tipo di terapia, la lasciamo fuori dalla porta!” Per lei è più importante l’uso dei colori, è convinta del potere curativo dei colori. Ogni venerdì propone un tema diverso, che le partecipanti possono interpretare liberamente. Sigrid Trojer passa per i tavoli, dà suggerimenti e piccole indicazioni su cosa si potrebbe ancora migliorare, aiuta se il lavoro si è arenato. Spesso usa la musica come accompagnamento. Suoni positivi per un’atmosfera positiva.
Filomena e Christine e in fondo Gabriele e Juliska apprezzano sia la pittura che il fatto di prendersi due ore dedicate a se stesse
Per questo primo venerdì pomeriggio di marzo il tema scelto è la natura morta. Ognuna delle quattro donne presenti lo ha affrontato in maniera diversa. Filomena dipinge luci ed ombre, Christine forme geometriche a matita. Al tavolo a fianco i lavori sono più colorati, qui si stanno usando i penarelli. Il 14 febbraio il tema proposto da SigridTrojer è stato: affari di cuore, un’altra volta si trattava invece del mondo vegetale e un’altra ancora di forme stilizzate.
Non si tratta di creare dei capolavori, ma di sentirsi bene. “La pittura” afferma Sigrid Trojer, “ha un che di liberatorio, arriva direttamente all’anima. Si può passare in pochi minuti dal sentirsi maliconici ad allegri, da oppressi a sereni, da depressi a liberi”.
Juliska ha già dipinto un po’ in passato, “ma niente di artistico!” Il corso di pittura le piace per via della concentrazione. “Sei seduto con il tuo lavoro, ti concentri e tutto il resto scompare come per magia.” Anche Gabriele si gode queste due ore, perché si prende consapevolmente del tempo per sé stessa, senza obiettivi, senza un motivo concreto. Al momento si sente affascinata dal gioco di luci ed ombre. “È come nella vita, devono esserci entrambe perché una cosa sia completa!”
Al tavolo dall’altra parte della sala, siedono Filomena e Christine. Anch’esse completamente immerse nel loro lavoro. Christine vede il corso come del tempo libero da dedicare solo a sé. “Rilassarsi, divertirsi e non prendere tutto in modo troppo rigoroso”. Soprattutto quest’ultimo aspetto è per lei particolarmente importante. “Sono una persona puntigliosa e se dipingendo non è tutto così perfetto, mi fa solo bene!” Dipingendo si impara a conoscere se stessi, si impara a vivere in modo consapevole l’attimo, il “qui e ora”.
Filomena si definisce una persona “artisticamente assolutamente inesperta”. Dalla fine delle scuole elementari non ha più tenuto in mano delle matite colorate e adesso si gusta questa condizione di totale immersione. I problemi esistenziali restano sullo sfondo e si dissolvono quando a tenerci occupati è la questione se sia meglio aggiungere ancora un po’ di ombre oppure no. Quello che qui conta è il momento, il tempo da dedicare a sé. Ciò che tra le quattro mura di casa non si riesce a fare, qui avviene spontaneamente: staccare la spina e trovare la pace interiore.
Anche se le signore lavorano ognuna per sé e silenziosamente, vengono comunque coinvolte dalla sensazione di essere un gruppo. Spesso basta uno sguardo, a volte anche solo un paio di parole, per entrare in contatto. Prima di continuare e far sì che lo spirito e la mano, che conduce la matita sul foglio, divengano una cosa sola.
Non si tratta di creare dei capolavori, ma di sentirsi bene. “La pittura” afferma Sigrid Trojer, “ha un che di liberatorio, arriva direttamente all’anima. Si può passare in pochi minuti dal sentirsi maliconici ad allegri, da oppressi a sereni, da depressi a liberi”.
Juliska ha già dipinto un po’ in passato, “ma niente di artistico!” Il corso di pittura le piace per via della concentrazione. “Sei seduto con il tuo lavoro, ti concentri e tutto il resto scompare come per magia.” Anche Gabriele si gode queste due ore, perché si prende consapevolmente del tempo per sé stessa, senza obiettivi, senza un motivo concreto. Al momento si sente affascinata dal gioco di luci ed ombre. “È come nella vita, devono esserci entrambe perché una cosa sia completa!”
Al tavolo dall’altra parte della sala, siedono Filomena e Christine. Anch’esse completamente immerse nel loro lavoro. Christine vede il corso come del tempo libero da dedicare solo a sé. “Rilassarsi, divertirsi e non prendere tutto in modo troppo rigoroso”. Soprattutto quest’ultimo aspetto è per lei particolarmente importante. “Sono una persona puntigliosa e se dipingendo non è tutto così perfetto, mi fa solo bene!” Dipingendo si impara a conoscere se stessi, si impara a vivere in modo consapevole l’attimo, il “qui e ora”.
Filomena si definisce una persona “artisticamente assolutamente inesperta”. Dalla fine delle scuole elementari non ha più tenuto in mano delle matite colorate e adesso si gusta questa condizione di totale immersione. I problemi esistenziali restano sullo sfondo e si dissolvono quando a tenerci occupati è la questione se sia meglio aggiungere ancora un po’ di ombre oppure no. Quello che qui conta è il momento, il tempo da dedicare a sé. Ciò che tra le quattro mura di casa non si riesce a fare, qui avviene spontaneamente: staccare la spina e trovare la pace interiore.
Anche se le signore lavorano ognuna per sé e silenziosamente, vengono comunque coinvolte dalla sensazione di essere un gruppo. Spesso basta uno sguardo, a volte anche solo un paio di parole, per entrare in contatto. Prima di continuare e far sì che lo spirito e la mano, che conduce la matita sul foglio, divengano una cosa sola.
Anche al personale piacerebbe partecipare
Lei è segretaria presso il reparto di radiologia della clinica Bonvicini. Anita Cairelli si occupa delle iscrizioni al corso di pittura, prepara la sala e archivia le opere. Tutti lavori dei partecipanti al corso vengono fotografati.
È la prima volta che la clinica, con il sostegno della Provincia, dell’Assistenza Tumori, LILT e mamazone, organizza un corso di questo tipo. “È un successo” dice Anita. “Abbiamo richieste anche da parte di persone che non sono pazienti della radioterapia e anche il personale parteciperebbe volentieri. In una società stressata come la nostra c’è bisogno di calma e rilassamento. Ogni venerdì Anita Cairelli è curiosa di vedere che cosa produrranno i partecipanti. “Anche i medici vedono molto positivamente questa iniziativa.”
Il 17 giugno ci sarà l’inaugurazione di una mostra che espone tutte le opere sin lì prodotte. Il numero dei partecipanti è limitato a 10-12 persone. C’è anche la possibilità di portare il partner, un familiare o una persona amica.
È la prima volta che la clinica, con il sostegno della Provincia, dell’Assistenza Tumori, LILT e mamazone, organizza un corso di questo tipo. “È un successo” dice Anita. “Abbiamo richieste anche da parte di persone che non sono pazienti della radioterapia e anche il personale parteciperebbe volentieri. In una società stressata come la nostra c’è bisogno di calma e rilassamento. Ogni venerdì Anita Cairelli è curiosa di vedere che cosa produrranno i partecipanti. “Anche i medici vedono molto positivamente questa iniziativa.”
Il 17 giugno ci sarà l’inaugurazione di una mostra che espone tutte le opere sin lì prodotte. Il numero dei partecipanti è limitato a 10-12 persone. C’è anche la possibilità di portare il partner, un familiare o una persona amica.
“Lo si sottovaluta spesso!”
IDottor Martin Maffei radiologo
presso il reparto di radioterapia
l dottor Martin Maffei è radiologo presso il reparto di radioterapia. Ci tiene molto a sottolineare che il corso non è un corso di arte-terapia. “Non si tratta di rielaborare il vissuto, ma di creare una occasione di incontro spontaneo in un ambiente positivo”. E proprio questo rappresentano anche le opere. “Certe cose vengono sicuramente rielaborate, ma in generale si lascia libero corso al momento. Tutto il resto si sviluppa da sé.”
Non importa se si dipinge o si fa del movimento, i pazienti oncologici, dice Maffei, hanno bisogno di questi momenti senza “costrizione”, in cui non vengono sopposti a terapia, appunto, ma possono essere completamente liberi. “Se emerge ugualmente qualcosa sulla malattia o lo stato d’animo, e di solito succede, questo avviene in modo spontaneo e quindi liberatorio!”. Secondo Maffei, questo aspetto “giocoso” viene spesso sottovalutato.
Ai pazienti fa bene stare tra loro e poter così scambiare esperienze simili senza alcun condizionamento.
Non importa se si dipinge o si fa del movimento, i pazienti oncologici, dice Maffei, hanno bisogno di questi momenti senza “costrizione”, in cui non vengono sopposti a terapia, appunto, ma possono essere completamente liberi. “Se emerge ugualmente qualcosa sulla malattia o lo stato d’animo, e di solito succede, questo avviene in modo spontaneo e quindi liberatorio!”. Secondo Maffei, questo aspetto “giocoso” viene spesso sottovalutato.
Ai pazienti fa bene stare tra loro e poter così scambiare esperienze simili senza alcun condizionamento.