Attuale
Una luce in regalo
Il corso di ceramica di Merano ha preparato 500 portacandele per la gita sociale
Spianare la creta, ritagliare la base, formare una sorta di “salsicciotta” fine e modellare i bordi… e non è ancora finita. Ci vogliono diversi passaggi per preparare un oggetto di creta, nello specifico un portacandela. Le sette partecipanti al corso di ceramica nella primavera del 2015 ne hanno realizzati addirittura 500, un piccolo omaggio da regalare ai partecipanti della gita sociale.
Il lavoro del corso era top secret, il regalo doveva essere infatti una sorpresa per tutti i soci dell’Assistenza Tumori che avrebbero preso parte alla gita sociale in programma il 26 settembre scorso a Lagundo. Ogni portacandela è un pezzo unico, che ricorderà al suo proprietario la bella giornata passata a Lagundo. Anche il corso ormai è un bel ricordo.
Gli apprendisti ceramisti si sono molto divertiti lavorando la creta e si erano trovati addirittura una mascotte: il piccolo Michael che ha accompagnato nonna Dora e che ha anche imparato a lavorare la creta.
Robert Giovanazzi ha un negozio di materiale per ceramisti a Merano e vende anche ceramiche. “La creta è fatta di terra e ci collega alla terra”, dice con convinzione. Da trent’anni insegna nelle scuole a lavorare la creta, nel 2014 ha collaborato per la prima volta con l’Assistenza Tumori.
Per lui il lavoro con la creta ha un aspetto quasi metafisico. Tutti i quattro elementi della vita sono rappresentati da questa attività: la terra, l’acqua, il fuoco e l’aria. Lavorare la creta è rilassante per anima e corpo. Sentire la creta nelle mani, farsi ispirare dalla sua consistenza e darle forma lasciando volare i pensieri, lasciando entrare tutte le tensioni nel materiale liberandosene. Questo è lo scopo.
Robert passa da una donna all’altra, e poi anche dal piccolo Michael, a tutti spiega la tecnica e dà consigli su come procedere. Le partecipanti Berta, le tre Maria, Elisabeth, nonna Dora e Michael, sono molto concentrati. Ma non vige solo il silenzio positivo che emerge quando ci si lascia prendere da una cosa, volano scherzi, se la raccontano e il tempo passa in un batter d’occhio. Solo una partecipante è di Merano, quattro vengono dalla Val Passiria, e due dalla Val d’Ultimo.
Gli apprendisti ceramisti si sono molto divertiti lavorando la creta e si erano trovati addirittura una mascotte: il piccolo Michael che ha accompagnato nonna Dora e che ha anche imparato a lavorare la creta.
Robert Giovanazzi ha un negozio di materiale per ceramisti a Merano e vende anche ceramiche. “La creta è fatta di terra e ci collega alla terra”, dice con convinzione. Da trent’anni insegna nelle scuole a lavorare la creta, nel 2014 ha collaborato per la prima volta con l’Assistenza Tumori.
Per lui il lavoro con la creta ha un aspetto quasi metafisico. Tutti i quattro elementi della vita sono rappresentati da questa attività: la terra, l’acqua, il fuoco e l’aria. Lavorare la creta è rilassante per anima e corpo. Sentire la creta nelle mani, farsi ispirare dalla sua consistenza e darle forma lasciando volare i pensieri, lasciando entrare tutte le tensioni nel materiale liberandosene. Questo è lo scopo.
Robert passa da una donna all’altra, e poi anche dal piccolo Michael, a tutti spiega la tecnica e dà consigli su come procedere. Le partecipanti Berta, le tre Maria, Elisabeth, nonna Dora e Michael, sono molto concentrati. Ma non vige solo il silenzio positivo che emerge quando ci si lascia prendere da una cosa, volano scherzi, se la raccontano e il tempo passa in un batter d’occhio. Solo una partecipante è di Merano, quattro vengono dalla Val Passiria, e due dalla Val d’Ultimo.
Contenti del loro lavoro - i partecipanti del corso di ceramica con il loro maestro, Robert Giovanazzi
Dopo la prima cottura i pezzi grezzi vanno bagnati nel colore, quanto è di troppo viene tolto con una pezzetta e successivamente vengono cotti nel forno una seconda volta. L’intensità del colore dipende dal tempo di cottura e dalla densità del colore.
Sono stati in tutto dieci incontri, e una volta terminati i 500 porta candela, ognuno dei partecipanti ha avuto anche il tempo per creare qualcosa di bello da portare a casa. Nel frattempo lo scaffale lungo il muro dell’atelier si era riempito di piccoli porta candela ognuno dei quali aveva dentro di sé quella scintilla di positività che il suo creatore le aveva donato.
Sono stati in tutto dieci incontri, e una volta terminati i 500 porta candela, ognuno dei partecipanti ha avuto anche il tempo per creare qualcosa di bello da portare a casa. Nel frattempo lo scaffale lungo il muro dell’atelier si era riempito di piccoli porta candela ognuno dei quali aveva dentro di sé quella scintilla di positività che il suo creatore le aveva donato.