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Festeggiare la comunità

La gita sociale dell’Assistenza Tumori a Lagundo, lo scorso settembre.

I preparativi sono durati diversi mesi. Quale programma? Quali ricordini? Che menù? Ci sono molte cose a cui pensare quando si devono ospitare 360 persone. Perché tante ne erano venute da tutta la Provincia per passare insieme una giornata indimenticabile: la gita sociale dell’Assistenza Tumori a Lagundo, il 26 settembre scorso, organizzata dal circondario di Merano.
“Una giornata così bella come quella di oggi non dovrebbe finire mai…”. Così dice una canzone tedesca degli anni Sessanta. Chissà se queste parole sono venute in mente anche a uno o all’altro dei partecipanti alla gita di Lagundo dello scorso 26 settembre.

Ed è stato davvero tutto perfetto, iniziando dalla bellissima giornata autunnale di sole e dalla Casa della Cultura di Lagundo, location ideale per un pranzo con i fiocchi preparato sotto la supervisione di Christian Pircher, il più giovane chef stellato dell’Alto Adige del ristorante dell'hotel Kirchsteiger di Foiana. La sera quando l’ultimo pullman è partito, il presidente del circondario Merano Burgraviato, Oskar Asam, la sua vice Roberta Melosi, la segretaria Sigrun Abart, tutti i membri del direttivo Anna Kofler, Annalisa Pircher, Anna Maria Trafoier e Berta Kasseroler e i tanti volontari che hanno contribuito a rendere unica questa giornata, erano stanchi ma felici.

Non programmato è stato invece un concerto improvvisato del nuovo sindaco di Merano, Paul Rösch. In ritardo a causa di un altro impegno, al posto del discorso di saluto si è portato dietro la sua fisarmonica e ha suonato e cantato per i membri dell’Assistenza Tumori. Anche se è arrivato solo alle 12.30, è rimasto fino alle 16.

La musica, comunque, era prevista dal programma e tutti i partecipanti sono rimasti entusiasti dell’esibizione del Coro di Merano „Non nobis dominem“, diretto da Antonio Battistella. Stefano Rubino invece ha mostrato come si possono far suonare anche i bicchieri più o meno pieni d’acqua. Per tutto il pomeriggio hanno suonato inoltre „Die guten Freunde“.

Oltre al parroco della parocchia di Lagundo, Harald Kössler, che ha dato il via alla festa con la messa nella chiesa di San Giuseppe, i membri dell’Assistenza Tumori, sono stati accolti calorosamente anche del sindaco di Lagundo, Ulrich Gamper.


La chiesa parrocchiale di San Giuseppe, ricostruita nel 1970, ha affascinato i presenti con i suoi vasti interni e le grandi finestre con i loro colori simbolici: verde come la speranza la finestra a nord, come segno che la vita ci porta attraverso gioie e dolori a Dio. Quella a est, piena di luce e di colori, dominata dal giallo, che simboleggia la gioia, l’alba e il messaggio pieno di gioia della Pasqua.

I meranesi avevano deliberatamente rinunciato a organizzare un fitto programma di visite nei dintorni. Dice Oskar Asam: “Il nostro programma era semplicemente passare insieme una giornata tranquilla e in armonia e pensavamo che un programma avrebbe interrotto in qualche modo questa sensazione di comunità“. Un’intuizione vincente. Dopo il pranzo si sono formati spontaneamente gruppi di giocatori di carte, mentre altri soci si sono messi a sedere al sole per chiacchierare e godere insieme della bella giornata autunnale. Qualcuno ha intrapreso anche una breve passeggiata.

I soci del circondario di Merano hanno anche preparato una sorpresa per i tutti i loro ospiti: per ognuno di loro c’era un porta candela, realizzato già mesi prima con amore e impegno, durante il corso di ceramica tenuto da Robert Giovanazzi (Vedi articolo seguente pag. 28).

Perchè un portacandelina? “Semplice”, dice Oskar Asam. “Il nostro auspicio è che la luce di questa candelina possa far tornare alla mente tutti i bei momenti di questa bella giornata passata insieme.“

Il prossimo anno, la gita sociale dell’Assistenza Tumori Alto Adige porterà i soci a Brunico.

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Una luce in regalo

Il corso di ceramica di Merano ha preparato 500 portacandele per la gita sociale

Spianare la creta, ritagliare la base, formare una sorta di “salsicciotta” fine e modellare i bordi… e non è ancora finita. Ci vogliono diversi passaggi per preparare un oggetto di creta, nello specifico un portacandela. Le sette partecipanti al corso di ceramica nella primavera del 2015 ne hanno realizzati addirittura 500, un piccolo omaggio da regalare ai partecipanti della gita sociale.
Il lavoro del corso era top secret, il regalo doveva essere infatti una sorpresa per tutti i soci dell’Assistenza Tumori che avrebbero preso parte alla gita sociale in programma il 26 settembre scorso a Lagundo. Ogni portacandela è un pezzo unico, che ricorderà al suo proprietario la bella giornata passata a Lagundo. Anche il corso ormai è un bel ricordo.

Gli apprendisti ceramisti si sono molto divertiti lavorando la creta e si erano trovati addirittura una mascotte: il piccolo Michael che ha accompagnato nonna Dora e che ha anche imparato a lavorare la creta.

Robert Giovanazzi ha un negozio di materiale per ceramisti a Merano e vende anche ceramiche. “La creta è fatta di terra e ci collega alla terra”, dice con convinzione. Da trent’anni insegna nelle scuole a lavorare la creta, nel 2014 ha collaborato per la prima volta con l’Assistenza Tumori.

Per lui il lavoro con la creta ha un aspetto quasi metafisico. Tutti i quattro elementi della vita sono rappresentati da questa attività: la terra, l’acqua, il fuoco e l’aria. Lavorare la creta è rilassante per anima e corpo. Sentire la creta nelle mani, farsi ispirare dalla sua consistenza e darle forma lasciando volare i pensieri, lasciando entrare tutte le tensioni nel materiale liberandosene. Questo è lo scopo.

Robert passa da una donna all’altra, e poi anche dal piccolo Michael, a tutti spiega la tecnica e dà consigli su come procedere. Le partecipanti Berta, le tre Maria, Elisabeth, nonna Dora e Michael, sono molto concentrati. Ma non vige solo il silenzio positivo che emerge quando ci si lascia prendere da una cosa, volano scherzi, se la raccontano e il tempo passa in un batter d’occhio. Solo una partecipante è di Merano, quattro vengono dalla Val Passiria, e due dalla Val d’Ultimo.


Contenti del loro lavoro - i partecipanti del corso di ceramica con il loro maestro, Robert Giovanazzi
Contenti del loro lavoro - i partecipanti del corso di ceramica con il loro maestro, Robert Giovanazzi


Dopo la prima cottura i pezzi grezzi vanno bagnati nel colore, quanto è di troppo viene tolto con una pezzetta e successivamente vengono cotti nel forno una seconda volta. L’intensità del colore dipende dal tempo di cottura e dalla densità del colore.

Sono stati in tutto dieci incontri, e una volta terminati i 500 porta candela, ognuno dei partecipanti ha avuto anche il tempo per creare qualcosa di bello da portare a casa. Nel frattempo lo scaffale lungo il muro dell’atelier si era riempito di piccoli porta candela ognuno dei quali aveva dentro di sé quella scintilla di positività che il suo creatore le aveva donato.