Attuale

Attenti al linfedema

Congenito o dopo intervento chirurgico o radioterapia
Il linfodrenaggio manuale

Il linfedema è un ristagno di linfa nei vari distretti dell'organismo, che origina un gonfiore più o meno sviluppato, espressione di una compromissione del sistema linfatico che si sviluppa quando il flusso linfatico è ostruito, dopo la rimozione (parziale) di linfonodi o dopo la radioterapia.
Ci sono due categorie di linfedema, quello primario o congenito e quello secondario, dovuto infatti ad un trauma. Non è solo la rimozione chirurgica dei linfonodi che causa l’occlusione linfatica (visto anche le nuove tecniche chirurgiche che spesso riescono a salvare almeno in parte i linfonodi), ma anche la radioterapia, che può causare un linfedema anche a 15 o 20 anni di distanza, come scrive il gruppo di lavoro riabilitazione oncologica della Deutsche Krebsgesellschaft.

Per l'Assistenza Tumori il linfedema è da sempre un tema molto importante. Nella foto un momento di una serata informativaPer l'Assistenza Tumori il linfedema è da sempre un tema molto importante. Nella foto un momento di una serata informativa

È importante riconoscere i primi sintomi caratteristici quali sensazione di pesantezza, tensione e indolenzimento dell'arto coinvolto e reagire di conseguenza. Il linfedema può manifestarsi dopo interventi a seno, braccia e torace (tumore al seno), interventi alla prostata e ai testicoli, alle gambe o nella zona del ventre, dopo la rimozione di tumori ginecologici e dopo interventi alla laringe o al viso.

Il liquido linfatico contiene non soltanto acqua ma delle sostanze sciolte tra cui proteine che in caso di ristagno provocano infezioni croniche del tessuto. Il gonfiore compromette l’irrorazione sanguigna. Il tessuto risulta meno ossigenato e l’afflusso di sostanze nutritive è interrotto. La pelle perde di elasticità, cambia il colore ed è soggetto ad infezioni, diventa dura ed è indolenzita.

La terapia consiste nel linfodrenaggio manuale in combinazione con i bendaggi (calze, guanti, collant…) e con determinati esercizi di ginnastica. Comunque è sempre una terapia di controllo, una volta manifestatosi, non si può guarire dal linfedema. I pazienti devono portare per tutta la vita e 24 ore su 24 dei tutori elastici fatti su misura che eseguono in continuazione una costante pressione per evitare che il tessuto si rigonfi troppo. I bendaggi sono fatti di materiale morbido e antiallergico e possono essere portati anche durante l’attività sportiva.

Il linfodrenaggio manuale è una tecnica che attiva tramite dei movimenti delle punta delle dita delicati e delle pressioni dolci, l’afflusso del liquido linfatico. Il drenaggio segue sempre lo stesso ritmo e comincia sempre nella zona del collo. Le parti del corpo, tendenti all’accumulo come braccia e gambe, il collo e il tronco, possono in questo modo essere sgonfiate, il flusso nel tessuto può essere ristabilito. A parte lo sblocco del liquido linfatico, il linfodrenaggio ha un effetto calmante sul paziente. Calma infatti i nervi, stimola l’apparato digestivo e allieva i dolori. La muscolatura recupera tono, il paziente si rilassa. Il linfodrenaggio favorisce inoltre la formazione di nuovi vasi linfatici e il liquido bloccato può defluire. Questa terapia è stata sviluppata negli anni 30 da Emil Vodder e dal 1960 è materia alle scuole per massaggi e fisioterapia. I medici consigliano di default un linfodrenaggio dopo un intervento chirurgico.

Ci sono in tutto quattro tecniche che migliorano il flusso grazie alla pressione più o meno forte e effettuata in modo più o meno veloce. Il fisioterapista sollecita il tessuto per aiutare il drenaggio fisiologico dei liquidi stagnanti nei vasi e agisce sulle zone di ritenzione, manipolando il tessuto per favorire il riassorbimento dei fluidi a livello dei vasi linfatici superficiali. Da lì entrano nel circolo sanguigno dove vengono depurati, distribuiti o eliminati (tra 4 e 6 litri al giorno!).

In presenza di un linfedema il linfodrenaggio deve essere sempre combinato con un bendaggio e con esercizi ginnici. Il linfodrenaggio interessa anche il tessuto cicatrizzato, in quanto le cicatrici possono causare dolori e impedire il movimento. Il massaggio aiuta il tessuto di riacquistare morbidezza e flessibilità e riduce la sensazione di tensione.

I soci malati di tumore dell’Assistenza Tumori possono accedere gratuitamente al linfodrenaggio manuale, alla ginnastica curativa individuale e ai bendaggi. Ogni circondario dispone di un ambulatorio e di fisioterapisti specializzati. Per accedere a questo servizio occorre avere la prescrizione medica da parte del medico specialista (non del medico di base!).

Per informazioni e appuntamenti ci si può rivolgere agli uffici di circondario. Orario e contatti si trovano sull’ultima pagina de La Chance.

Ringraziamo Edith Huber e Renate Trafoier, fisioterpisti dell’Assistenza Tumori Alto Adige per queste informazioni.

Attuale

Le ingiustizie della normativa

Non tutti i casi sono uguali. La storia di Paola Ghirello

Paola Ghirello con la famiglia prima della malattiaPaola Ghirello con la famiglia prima della malattia

Un’ingiustizia. Questa la sensazione di fondo che vive Paola Ghirello. Il tumore è ormai alle spalle – un raro carcinoma delle mucose nasali diagnosticatole nel mese di maggio del 2014 – ma la malattia l’ha segnata profondamente. Nell’anima e purtroppo anche nell’aspetto fisico.


Ha imparato a salutare tutti, Paola Ghirello, anche chi non conosce. Quando esce di casa deve fare i conti con le persone che la guardano. Sguardi penetranti, morbosi e senza ritegno. E per lei non c’è modo di nascondersi. Un calvario quello di Paola Ghirello. Tre figli tra i 12 e 20 anni, 46 anni lei. Un marito che le sta accanto. Una donna ancora giovane. Una famiglia che vive con uno stipendio, senza tante pretese ma felice fino all’insorgere della malattia, del carcinoma squamocellullare, questo il nome scientifico di questa rara neoplasia del naso.

Paola ha dovuto affrontare sei operazioni nell’arco di un anno, l’ultima lo scorso 4 agosto. Sei interventi con altrettante anestesie totali. Due per la rimozione del tumore che alla fine hanno portato all’asportazione di più di metà del naso, in particolare della punta, del setto e delle pareti laterali. Quattro operazioni poi per la complicata e delicata ricostruzione. In due operazioni le è stata trapiantata della cartilagine prelevata dalle orecchie per ricostruire e dare forma e sostegno al naso. Sopra la fronte è stato reciso un lembo del cuoio capelluto per rifare la pelle del naso. È stato utilizzato il cuoio capelluto perché il pezzo trapiantato deve rimanere attaccato ad un vaso sanguigno per garantire un’irrorazione corretta. Una cicatrice poi traccia il percorso.

Il naso è un organo complessoIl naso è un organo complesso


Il tumore è stato diagnosticato all’ospedale di Bolzano. Vista la particolarità di questa neoplasia, il medico curante, la dottoressa Cristina Diana e anche il primario del reparto di Otorinolaringoiatria, il dottor Rolando Füstös, hanno proposto a Paola Ghirello di rivolgersi ad un centro specializzato a Roma, l’Istituto Dermopatico dell’Immacolata, IDI. I costi per le operazioni e per i ricoveri sono stati sostenuti dall’Azienda Sanitaria della Provincia Autonoma di Bolzano.

A parte le cicatrici su naso e fronte e a parte il colore più scuro del lembo di pelle trapiantata, anche la forma del naso ricostruito non è quella originale. Insomma, la differenza si vede, eccome. Impossibile nascondere il naso da sguardi indiscreti, impossibile coprirlo. Ma Paola Ghirello ha un altro problema che risulta davvero essere pesante e che è legato alla peculiarità del cuoio cappelluto. All’esterno e all’interno del naso rifatto continuano infatti a crescere dei capelli, esattamente come accade sulla testa. E adesso arriviamo a quello che Paola vive come un’autentica ingiustizia.

Perlomeno all’esterno del naso ricostruito si potrebbe bloccare infatti la ricrescita dei cappelli tramite una terapia laser. Occorrerebbero tra le sei e le otto sedute. Il problema è che solo un laser molto particolare può agire con successo su questo tipo di pelle. E una strumentazione del genere non si trova in nessuna struttura pubblica del Trentino Alto Adige, dove esiste solo quella per gli angiomi. L’apparecchiatura che servirebbe a Paola è invece in dotazione ad alcune strutture private e quindi a pagamento. In casi come questo, l’azienda sanitaria può decidere se dare un contributo o magari persino rimborsare del tutto le spese qualora ritenga l’intervento necessario.

L’Asl invece ha già comunicato di non essere disposta a coprire le spese per l’intervento in questo caso. La ragione? Non rientra nei cosiddetti LEA, i livelli essenziali di assistenza. In altre parole: questo tipo di laser- terapia viene considerato alla stregua di un mero intervento di natura cosmetica, uno “sfizio” e quindi a spese dell’interessata. Questo il verdetto della commissione chiamata a decidere sul suo caso.

“Non riesco a capire dove stia la differenza tra me e una donna operata di tumore al seno”, si sfoga Paola Ghirello. “Con tutto il rispetto per le donne affette da tumore al seno, a me sembra che qui si applichino due pesi e due misure. Non capisco perché a loro si paghino la ricostruzione del seno operato e l’intervento di chirurgia estetica per adattare il seno sano a quello ricostruito e a me si neghi il pagamento della terapia laser.” Anche l’intervento al seno sano non è di vitale necessità. Viene invece giustamente riconosciuto come necessario per aiutare alla paziente a ritrovare il suo equilibrio psichico, per poter vivere la sua femminilità. E l’equilibrio psichico di una paziente con una deformazione grave in mezzo al viso non conta? si chiede Paola Ghirello.

La neoplasia è debellata. Questa è la notizia buona. Paola Ghirello può considerarsi guarita. Ma deve imparare a vivere con una grave malformazione nel viso. Dallo scorso febbraio, una volta superata la fase acuta degli interventi e una volta sicura che il tumore fosse da considerare guarito, la donna ha iniziato a soffrire di una grave depressione. Dice il referto dello psicologo: “La paziente soffre di un’importante reattività ansioso-depressiva con relativa alterazione del comportamento, caratterizzato da instabilità emotiva, insonnia e ritiro sociale a causa della dismorfia del naso e dei tratti del volto.”

Paola Ghirello si è rivolta a diverse istituzioni, ma ha trovato solo porte chiuse. Vive questa vicenda come una grande ingiustizia e proprio per questo motivo ha deciso di uscire allo scoperto, di raccontare la sua storia, convinta che ci siano altri casi simili, casi borderline non contemplati dalla legge. Casi che non vengono supportati dalla rete di assistenza pubblica. “Non è una questione di soldi”, ribadisce. “In un modo o nell’altro riusciremo a far fronte a queste spese.” E che sia chiaro: “Non voglio nessuna compassione!” È solo che mi sento trattata in modo ingiusto” E questo brucia, brucia più delle cicatrici con le quali deve imparare a convivere.


Il commento del medico curante a Bolzano, dott.ssa Cristina Diana:


La paziente era affetta da un tumore raro per la sua età relativamente giovane e per lo più in una zona atipica. È stata sottoposta ad un intervento molto invalidante sul piano estetico.



Dott.ssa Cristina DianaDott.ssa Cristina Diana


Trattandosi di una forma molto rara avevo preferito inviare la paziente in un centro specializzato a Roma, l’IDI, l’Istituto Dermopatico dell’Immacolata, e affidarla ad un chirurgo di mia conoscenza con molta esperienza in materia. È stata trattata a più riprese con un risultato che, se efficace sul piano clinico, ha inciso pesantemente sul piano estetico.

Per garantire la massima sicurezza relativamente al tumore è stato asportato gran parte del naso, successivamente ricostruito con cartilagine e con un lembo di cute frontale, aggiunto a cuoio capelluto, che è stato rovesciato verso il basso per coprire la superficie del naso ricostruito.

La paziente ha già vissuto male l’iter ricostruttivo, avendo dovuto subire ben quattro interventi in anestesia totale. Trattandosi di cuoio capelluto la pelle del naso è soggetta ad una continua ricrescita di cappelli. Abbiamo infatti proposto la terapia laser per bloccare la ricrescita, giustamente vissuta dalla paziente come ulteriore fattore invalidante.

Non riesco a capire come sia stato possibile negare il contributo spese per questo tipo di intervento. Va bene che bisogna risparmiare, ma a mio avviso bisogna dare peso a queste malattie, anche se sono rare. Bisogna tenere conto delle ripercussioni che ha un intervento del genere soprattutto su una persona ancora giovane.