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A mezzogiorno mai!

In Alto Adige la quota più alta di tumori della pelle – Intervista al primario dott. Klaus Eisendle

Non le sopporta proprio Klaus Eisendle. Scene di persone mezze nude sotto il sole di mezzogiorno, le classiche “cartoline” da spiaggia o da piscina di piena d’estate. Lui è il primario del reparto di dermatologia, venerologia ed allergologia dell’ospedale di Bolzano. Nominato nel 2011 all’età di 38 anni è stato il più giovane primario altoatesino.
Chance: Dott. Eisendle, di recente ha pubblicato sulla rivista europea JEADV uno studio sugli ultimi dati riguardanti i tumori della pelle, elaborato insieme al primario del reparto di Patologia e al direttore del Registro tumori Alto Adige, dott. Guido Mazzoleni e al dott. Andrea Ambrosini – Spaltro. Qual è il risultato più sorprendente?
Dott. Klaus Eisendle: Per noi altoatesini senza dubbio questo: in Alto Adige viene registrata la più alta incidenza di tumori maligni della pelle di tutta Europa. In media è un europeo su cinque a sviluppare un tumore maligno della pelle nel corso della vita. In Alto Adige questa media scende a uno su quattro! Noti bene che non stiamo parlando solo del melanoma ma di tumori maligni in genere. Quindi anche del basalioma, la più frequente forma maligna dei tumori della pelle che non causa metastasi ma prolifera molto, causando dei veri e propri buchi nella pelle. E parliamo anche del carcinoma cutaneo spinocellulare, dopo il melanoma il tumore della pelle più pericoloso che si sviluppa soprattutto sulla cute danneggiata dal sole.
Chance: E la frequenza del melanoma in Alto Adige?
Dott. Eisendle: Il melanoma maligno è al terzo posto. Negli ultimi anni l’incidenza è sempre aumentata: al momento sono all’incirca 45 casi su centomila altoatesini. In altre parole: in Alto Adige più di uno su trenta sviluppa nel corso della vita un melanoma!
Chance: I tumori della pelle stanno quindi superando le altre forme di tumori?
Dott. Eisendle: Eh sì, sono già diventati la forma tumorale più frequente superando il tumore al seno.
Chance: Dobbiamo preoccuparci quindi…
Dott. Eisendle: Preoccuparci sì. Ma non entrare in panico. Direi che dobbiamo fare attenzione.
Chance: E la causa di questa incidenza così alta? Il sole è forte anche in altre regioni, anzi molto di più!
Dott. Eisendle: Uno dei motivi è sicuramente l’irraggiamento. Una città come Bolzano conta 300 giorni di sole all’anno. Ma non solo. Noi presupponiamo che anche l’altitudine possa essere una delle cause. Come anche il fatto che gli altoatesini siano una popolazione “outdoor”. Basti pensare alla popolazione che vive in campagna, ai contadini e a tutti quelli che passano il proprio tempo libero all’aria aperta a fare sport, quelli che vanno in montagna, sciano, vanno in bici ecc. E’ probabile che ci siano anche dei fattori genetici.
Chance: La prevenzione è possibile solo riducendo l’esposizione al sole, giusto?
Dott. Eisendle: Esatto. Questo è l’unico punto su cui ognuno può fare effettivamente qualcosa per ridurre il rischio personale. Tutti gli altri fattori come tipo di pelle, pelle e occhi chiari, colore dei capelli e via dicendo non sono influenzabili. I soggetti con pelle e occhi chiari devono poi proteggersi ancora di più.
Chance: Ma questo significa che dobbiamo stare chiusi in casa?
Dott. Eisendle: Chiusi in casa no. Ma dobbiamo imparare a esporci al sole in modo responsabile e intelligente. E come con il fumo. Chi fuma corre un altissimo rischio di ammalarsi di tumore. La stessa cosa vale per il sole. Chi si espone in continuazione nelle ore più calde e senza protezione adeguata al sole, rischia. Solo migliorando la prevenzione primaria possiamo ridurre il numero dei casi di tumori della pelle.
Chance: Come bisogna comportarsi allora?
Dott. Eisendle: Innanzitutto esporsi al sole pieno solo durante la mattina e nel pomeriggio. Tra le 11 e le 15 il sole diretto dovrebbe essere tabù.
Chance: Allora bisogna stare all’ombra?
Dott. Eisendle: Attenzione! L’ombra da sola non basta. Anche all’ombra sono esposto ai raggi ultravioletti dannosi. Un’ora senza protezione all’ombra corrisponde ad un quarto d’ora di sole diretto.
Chance: Significa che bisogna proteggersi anche all’ombra? E come?
Dott. Eisendle: Come al sole. Allora maglietta sottile, possibilmente a maniche lunghe, occhiali da sole, protezione solare adatta e – questo vale soprattutto per bambini e per uomini pelati o con capelli radi – un cappello. Gli australiani hanno trovato una formula carina per una perfetta protezione: “Slip, slop, slap, seek and slide“, che significa metterti la maglietta e la crema, porta il cappello, stai all’ombra e non dimenticare gli occhiali da sole.
Chance: Ma non ci sono anche degli studi che dicono che le creme solari causano tumori della pelle?
Dott. Eisendle: Sì, ma si tratta di vecchi studi effettuati con un fattore di protezione solare basso, mi sembra otto. In questo caso è stata constatata un‘ incidenza più alta di tumori della pelle. Ma il problema non era la crema, quanto piuttosto il fattore di protezione troppo basso e il fatto che, di conseguenza, le persone credendo di essere protette, stavano troppo a lungo al sole. La crema solare protegge in modo efficace da un fattore 30 in su. Ma non in modo illimitato. In ogni caso non si dovrebbe mai scendere sotto il fattore 30. In Australia, il paese con l’incidenza più alta a livello mondiale di tumori della pelle, tutte le creme solari con meno di protezione trenta sono proibite.

Un'ora senza protezione all'ombra corrisponde ad un quarto d'ora di sole diretto!Un'ora senza protezione all'ombra corrisponde ad un quarto d'ora di sole diretto!

Chance: E i bambini?
Dott. Eisendle: Per bambini mai meno di fattore cinquanta, e mai completamente nudi al sole. I bambini vanno assolutamente protetti nel modo migliore. E ci devono pensare gli adulti!
Chance: E le mani o la faccia? Sono praticamente sempre esposti al sole, no?
Dott. Eisendle: Il viso lo posso proteggere con la crema…Ma sembra proprio che la pelle del viso e delle mani sia meno delicata, almeno per quanto riguarda il melanoma. Negli uomini è più frequente sulla schiena, nelle donne sui polpacci.
Chance: Ma infine come si spiega questo aumento così drastico dei tumori della pelle negli ultimi anni? Hanno o stanno sorpassando le malattie tumorali classiche.
Dott. Eisendle: Eh sì, è proprio così. Noi pensiamo che la causa stia – a parte fattori del tipo ambientali – proprio in ciò che abbiamo appena detto, cioè nella protezione non sufficiente dei bambini. La generazione dei trentenni e quarantenni di oggi è proprio quella generazione di bambini che correvano nudi e abbronzati su è giù per le spiagge e per le piscine. Ci vogliono infatti tra i venti e i trent’anni perché si facciano vedere i danni genetici riportati e perché si formino i tumori…
Chance: Vuol dire che non c’è alternativa alla maglietta a maniche lunghe e alla crema con protezione 30?
Dott. Eisendle: ….e all’ombra nelle ore più calde!
Chance: E il cappello? Perché è così importante? Non bastano i cappelli come protezione?
Dott. Eisendle: Perché chi non porta il cappello è soggetto da vecchio a sviluppare un tumore alla cute della testa, non solo il melanoma, anche il basalioma e soprattutto il carcinoma spinocellullare. Non significa che bisogna morire, se questi vengono diagnosticati in tempo. Ma è molto doloroso operare questi tumori che spesso e volentieri sono molto estesi. Tra i nostri pazienti sono parecchi gli uomini anziani che hanno questa patologia. Se il tumore è molto esteso bisogna addirittura ricorrere al trapianto di pelle.
Chance: A proposito di letale. Si dice che il tumore nero, il melanoma sia molto aggressivo e letale…
Dott. Eisendle: Lo è in fase avanzata quando inizia a creare delle metastasi. Più spesso il tumore è, più elevato è il rischio. Scoperto e eliminato quando ha uno spessore inferiore al millimetro, il melanoma se estratto in modo generoso, togliendo un bel po’ di pelle tutto attorno, non è pericoloso e di solito non ha conseguenze. Diventa pericoloso a partire dello stadio III.
Chance: …vuol dire quando ci sono già dei linfonodi attaccati?
Dott. Eisendle: Esatto. Quando togliamo un melanoma a rischio, togliamo sempre anche i linfonodi sentinella, e se questi risultano positivi, li togliamo tutti nelle vicinanze del tumore. A seconda del rischio personale il paziente viene poi sottoposto a controlli ravvicinati. Ogni mese, poi ogni tre e ogni sei mesi, dopo cinque anni ogni anno, e dopo dieci anni possiamo pensare che sia guarito. Le cellule tumorali possono fermarsi per anni, a volte decenni, prima di riattivarsi. E lo stesso fenomeno che abbiamo visto nei tumori alla mammella.
Chance: La terapia del tumore alla pelle prevede solo in casi rari la chemioterapia o la radioterapia?
Dott. Eisendle: E‘ vero. Questi metodi tradizionali sono solo indicati se ci sono già delle metastasi o nei casi dove le altre opzioni non hanno funzionato, diciamo a partire dallo stadio IV. La chemioterapia nel tumore della pelle avanzato può solo frenare, non curare definitivamente.
Chance: Prima di questo stadio il tumore della pelle viene curato con interferone?
Dott. Eisendle: L’interferone è indicato solo nei melanomi ad altissimo rischio per evitare la formazione di metastasi. Oggi si utilizza sempre di meno l’interferone perché non è stato dimostrato che prolunghi effettivamente la vita dei pazienti. Questa sostanza è stata molto pubblicizzata dalle aziende farmaceutiche ma purtroppo ha effetto solo in pochi casi specifici, sembra addirittura solo nei melanomi ulcerosi con micrometastasi nei linfonodi sentinella. Sembra che abbia funzionato solo in un caso su cento. Ma in tre casi su cento si parla di effetti collaterali importanti come per esempio depressione grave con rischio di suicidio. Purtroppo non sappiamo ancora come prevenire la formazione di metastasi nei melanomi ad alto rischio. Ma la ricerca sta lavorando in modo molto intenso e sicuramente verranno presentate delle alternative nei prossimi anni.
Chance: E oggi come viene curato un tumore alla pelle in stadio avanzato?
Dott. Eisendle: Negli ultimi anni la situazione è molto migliorata, sono stati trovati dei farmaci molto più efficaci che la tradizionale chemioterapia. Anche in Italia sono già sul mercato o comunque stanno per essere ammessi. Parliamo soprattutto di due principi terapeutici. Uno che mira alla riattivazione del sistema immunitario del paziente per combattere in modo efficace il tumore. E l’altro che impedisce le mutazioni all’interno delle cellule che portano allo sviluppo del tumore. Purtroppo tutti e due anche se molto efficaci hanno diversi svantaggi.

Esporsi in questo modo e nelle ore calde al sole significa andare volontariamente alla ricerca del tumore 
Esporsi in questo modo e nelle ore calde al sole significa andare volontariamente alla ricerca del tumore 


Chance: …che sarebbero?
Dott. Eisendle: Sono purtroppo molto cari. Il trattamento costa attorno ai sessanta- settantamila euro l’anno per paziente. Inoltre l’attivazione del sistema immunitario funziona finora solo tra il dieci e il quaranta per cento dei casi. Certo, se la risposta è positiva i tumori si risolvono in poche settimane, ma questo come detto avviene solo in un terzo delle persone e poi, purtroppo sembrano funzionare solo per un anno.
Chance: E cosa succede dopo un anno?
Dott. Eisendle: Le cellule tumorali diventano resistenti e il tumore cresce di nuovo. Comunque sicuramente questo è un metodo che alla lunga porterà al successo e le ricerche corrono veloci. Come anche altre nuove terapie che mirano direttamente al blocco delle mutazioni. Ci sono tanti segnali che fanno pensare che il cancro stia diventando una patologia cronica che diventerà curabile o comunque che sarà possibile tenere sotto controllo tramite l’impiego periodico o congiunto di sostanze diverse che bloccheranno definitivamente la crescita delle cellule malate. Lo stesso sviluppo insomma che abbiamo potuto notare riguardo la cura dell’infezione con il virus HIV. Con la giusta terapia è diventato una malattia cronica che non porta più alla morte sicura come vent’anni fa. Quello che mi preoccupa invece è la finanziabilità di queste nuove terapie. E proprio per questo la prevenzione primaria, cioè la protezione dai raggi solari diventa sempre più importante se vogliamo abbassare il numero dei casi in modo efficace.
Chance: Questo è un appello fatto a ognuno di noi. Meglio pallido e sano che abbronzato e malato! Il solarium non è un’alternativa per chi non può fare proprio a meno della tintarella?
Dott. Eisendle: Per l’amor del cielo, sarebbe come passare dalla padella alla brace. In Australia già da anni ai minori di 18 anni è vietato l’uso dei solarium, in Europa da qualche anno. Significherebbe andare volontariamente alla ricerca del tumore!
Chance: Esiste uno screening per prevenire i tumori della pelle?
Dott. Eisendle: Lo screening da solo non basta per evitare il tumore della pelle. E’ una prevenzione secondaria, cioè aiuta a scoprire il tumore in uno stadio precoce, prima che si siano sviluppate delle metastasi. Anche il servizio sanitario pubblico raccomanda il controllo regolare dei nei. A partire dai 35 anni bisognerebbe farsi vedere da un dermatologo almeno ogni due anni. Anche nel nostro reparto Bolzano effettuiamo questi controlli. Il cinquanta percento dei nostri servizi ambulatoriali sono visite preventive. Il tempo d’attesa è di tre mesi circa. Nel resto d’Italia si aspetta anche un anno. Casi urgenti li accettiamo in un giorno, casi prioritari entro una settimana. Persone con tanti nei sono più soggette a sviluppare tumori della pelle e dovrebbero ricorrere a controlli ancora più frequenti, a cadenza annuale. Chi ha pochi nei e la pelle e i capelli scuri può invece lasciarsi un po’ più tempo.

Il primario dott. Klaus Eisendle

Nato nel 1972, cresciuto a Bolzano.
Dal 1991 al 1994 studi in Microbiologia all’università di Innsbruck.
Dal 1994 al 2000 studi di Medicina a Innsbruck, specializzazione in Dermatologia. Nel 2001 dottorato in Immunologia e Oncologia.
Nel 2009 abilitazione e medico responsabile del reparto di Dermatologia della clinica universitaria di Innsbruck.
Dal 2009 al 2013 MBA in management in ambito sanitario alle università di Salisburgo/Marburg/Treviri/Toronto.
Nel 2011 nomina a primario del reparto di Dermatologia all’ospedale di Bolzano.
Nel 2013 accreditazione della Dermatologia a reparto accademico dell’università di Innsbruck.
Al centro del lavoro clinico del dottor Eisendle sono la dermato-chirurgia, la dermato-oncologia e l’allergologia.

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Il match più importante

L’hockeista Mark Cullen 12 anni fa ha vinto il tumore - Cully´s Kids Fond

Ci pensa spesso. Soprattutto quando, dopo una partita di hockey, il suo braccio sinistro si gonfia. Mark Cullen, del Minnesota, è giocatore professionista dal 2002. In questa stagione gioca nell'Hockey Club Bolzano. Nel 2003 pensava che tutto fosse finito: aveva una forma molto aggressiva di melanoma.
Mark Cullen è un solare ragazzo americano: riccioli castano- rossicci, luminosi occhi azzurri, un sorriso aperto. Quando è sul ghiaccio con i suoi bambini, torna a essere un ragazzino. Ha tre figli: Max di 6 anni, Will di 4 e una bambina, Ryane, che ha tre anni. "La famiglia per me è una grossa fortuna. Apprezzo ogni giorno che posso passare con loro". Dodici anni fa non era affatto scontato che andasse a finire così bene. A 24 anni si è ammalato di cancro, ma tre mesi dopo era già di nuovo sul ghiaccio.
Ha scoperto per caso di avere il cancro, durante il summercamp della lega professionistica americana più importante, la NHL. Mark, dopo il college, ha giocato un anno negli Houston Aeros, nel campionato americano di AHL. Poi l’invito al ritiro estivo dei “fratelli maggiori” di NHL, il sogno di ogni bambino che giochi ad hockey, in qualsiasi parte del globo. Una macchia nera sulla schiena aveva fatto temere il peggio al medico della squadra. Gli hanno rimosso una sezione di cute dalla grandezza di un disco da hockey. La biopsia ha confermato un cancro maligno alla pelle, al terzo stadio: aveva solo il 30% di possibilità di sopravvivere. Dato che anche uno dei due linfonodi sentinelle (Sentinel-Lymph-Node) levato da sotto il braccio sinistro, era positivo, a Mark hanno esportato tutti e 15 i linfonodi del braccio. La cicatrice si estende dal centro del braccio al centro dell'arco costale.
"Non ho avuto bisogno di fare chemioterapia, né radioterapia - ricorda Mark. -E così, dopo sole tre settimane dall’intervento, ho potuto di nuovo scendere sul ghiaccio."
“Ero terrorizzato, ma anche pieno di speranza – ricorda l’hockeista - Giocare a hockey è stata la migliore terapia per non pensare al cancro". Ogni mese doveva farsi controllare per il rischio di metastasi. Poi, dopo sei mesi, i controlli sono diventati trimestrali e dopo un anno bimestrali. Ancora oggi fa i controlli una volta all'anno.
Negli Stati Uniti, nei giovani uomini tra i 24 e i 34 anni, si conta che i melanomi siano presenti 4 volte in più rispetto alle altre forme di tumore.
Mark Cullen è uscito in modo positivo dall'esperienza del cancro. "Anche se il fantasma della malattia è sempre presente. Sono cosciente che può tornare, le cellule tumorali possono rimanere quiescenti e tornare attive in qualsiasi momento". Ma, ciò nonostante, non si demoralizza. Anzi, vive la sua vita con la consapevolezza di dover godere di ogni giorno. È felice di aver avuto tre bambini sani da Jayme, la donna che gli è stata vicina già durante la malattia e che oggi è sua moglie. E’ felice di fare il giocatore di hockey professionista, sport che lo appassiona e che è una tradizione di famiglia. Anche i suoi due fratelli, Matt e Joe, sono giocatori professionisti e il padre Terry giocava a hockey con i suoi tre ragazzi nel garage di casa. "Penso, attraverso questa esperienza, di vivere una vita migliore: sono cosciente della mia fortuna e del mio successo e riesco ad apprezzare le piccole cose di tutti i giorni", dice oggi Mark Cullen.
In estate, con la sua pelle chiara, Mark deve fare particolare attenzione. Non deve prendere i raggi diretti del sole e deve usare sempre creme solari con altissimo fattore di protezione.
Sensibilizzato dalla malattia di Mark e segnato dall’amicizia con un bambino di otto anni malato di cancro, durante la sua unica stagione in Italia nel 2004, nelle fila del Cortina, il fratello maggiore, Matt, giocatore di successo in NHL, insieme alla moglie Bridget, ha fondato la "Cullen Children´s Foundation – Cully´s Kids“, per aiutare i bambini malati di cancro. Alla fine del campionato, anche Mark collabora attivamente con il fondo. Ogni terzo weekend di luglio, i due fratelli organizzano il "Cully's Kids Celebrity", un torneo di golf, con tanto di picnic e giochi per i bambini nella loro città del Minnesota, Moorhead. Questo fondo ha raccolto, nel mese di luglio 2014, più di un milione di dollari durante le celebrazioni del decennale, anche grazie alla presenza di numerosi vip. I proventi sono stati distribuiti a singole persone, a famiglie, ma anche a progetti e a ospedali.
Sono quattro stagioni che Mark gioca in Europa: un anno in Polonia, due a Salisburgo e adesso a Bolzano. Vorrebbe giocare per altre due stagioni, poi Mark, che adesso ha 36 anni, pensa di ritirarsi dallo sport attivo e tornare negli Stati Uniti. Rimarrà fedele all'hockey, come allenatore o manager. Dopo tutto ha in tasca anche una laurea in economia.
Lo danneggia nella sua carriera sportiva la mancanza dei linfonodi? "Nel gioco no, ma dopo la partita mi si gonfia il braccio sinistro" dice. "L'hockey è un gioco duro, che comporta un grosso sforzo fisico, quello che in gergo si chiama "Bodychecking"è all'ordine del giorno". Ciò nonostante la sua carriera è stata piena di successi: per due stagioni, nel 2005 e 2006, ha calcato anche il ghiaccio della NHL, il campionato di hockey più importante del mondo.
Ho letto per caso della malattia di Mark Cullen e gli ho scritto una mail chiedendogli se si sarebbe fatto intervistare. Mi ha subito risposto di sì. Mark vorrebbe, attraverso il suo esempio, dare un messaggio positivo a tutti coloro che devono fare i conti con il melanoma o con qualsiasi forma di cancro. Vuole fare coraggio attraverso il suo esempio e dimostrare che anche dopo il cancro tutto è possibile, nello sport, nella vita e nel lavoro. nd

Mark CullenMark Cullen