Parliamone

Care lettrici, cari lettori,

come posso cominciare? Credo di non avere mai avuto tante difficoltà nello scrivere un editoriale, ma veniamo subito al dunque. Quest’estate ho preso una decisione. Da dodici anni sono presidente del circondario Valle Isarco-Bressanone e da quasi sei anni sono Presidente Provinciale dell’Assistenza Tumori. Ho investito molto tempo, molte energie, e una parte della mia vita per questo compito. Credo anche di avere raggiunto qualche risultato. Sono riuscita a dare il via a un processo di rinnovamento, a investire nel miglioramento della comunicazione, cosa che mi sta molto a cuore, per avere maggiore attenzione da parte dei media sulle attività e il ruolodella nostra associazione. Ho sempre detto che non avrei voluto essere presidentessa a vita. Che avrei lasciato spazio al nuovo, ai giovani. Adesso non è che sia diventata vecchia di colpo, ma ci sono stati dei cambiamenti nella mia vita e penso che sia arrivato il momento di lasciare per dare adaltri la possibilità di percorrere nuove strade e di interpretare a modo loro questo compito.
In questi anni mi sono identificata con l’Assistenza Tumori, mi sono impegnata con tutte le mie forze per centrare gli obiettivi che mi ero prefissata e per le persone. Ma anch’io ho la mia vita. Ho un lavoro, ho un marito e due figlie. Non mi presenterò alle prossime elezioni, neppure nel circondario Val Isarco-Bressanone. L’Assistenza Tumori occupa un posto molto speciale nel mio cuore e nella mia vita. Non dimenticherò mai questi anni intensi, gli incontri, le opportunità di influenzare o cambiare una serie di cose, di prendere delle decisioni a favore delle persone malate di tumore. Ma adesso basta. Adesso per me è arrivato il momento di pensare di più a me stessa, alla mia vita e soprattutto alla mia famiglia.
Vorrei ringraziare tutti coloro che mi hanno accompagnata in questi anni e che mi hanno aiutata a raggiungere molti risultati. Vorrei ringraziare tutti quelli che ho potuto conoscere, che mi hanno datocalore e che mi sono stati vicini. Vorrei ringraziare anche quelli che non la pensavano come me e che si sono confrontati con me sempre alla ricerca della soluzione migliore per i nostri soci e per la nostra associazione.
Auguro all’uomo o alla donna che mi succederà tutto il bene possibile, molta forza e determinazione e, soprattutto, molta passione nel portare avanti questo importante compito. Spero che i soci continuino anche in futuro a sentirsi parte della grande famiglia dell’Assistenza Tumori, un luogo dove sentirsi capiti e al sicuro.
Questo numero de ”La Chance”, e anche il prossimo, saranno ancora realizzati con la mia collaborazione. Il prossimo aprile scadrà il mio mandato. Come potete leggere, ”La Chance” ha raggiunto i dieci anni di stampa e di questo possiamo essere orgogliosi. È lo specchio dell’Assistenza Tumori, una comunità fatta di persone, didestini, di emozioni, di vite. E rispecchia in un certo senso anche lo sviluppo della nostra associazione. All’inizio erano quattro pagine per lingua, un opuscoletto. Nel frattempo siamo arrivati a cinquanta e oltre, ”La Chance” è diventata una vera e propria rivista, così come l’Assistenza Tumori è diventata un partner serio e affidabile per i medici, per l’amministrazione pubblica e per i politici. Abbiamo sempre tentato di dare un’informazione chiara e comprensibile e abbiamo avuto il coraggio di affrontare anche argomenti che altri avrebbero voluto nascondere, che erano difficili o scomodi.
Auguro a tutti voi un Buon Natale e un Felice Anno Nuovo

Vostra Renate Daporta Jöchler - la presidente

Tema

Un nome per diverse problematiche

La conferenza stampa in occasione della Giornata Europea della Prostata

La conferenza stampa annuale dell’Assistenza Tumori è una lunga tradizione e un importante canale di comunicazione. Il 20 settembre, in occasione della Giornata Europea della Prostata, è stato affrontato il tema del tumore alla prostata. Tre medici, l’oncologa Susanne Baier, il radiologo Martin Maffei e l’urologo Michele Lodde hanno parlato di prevenzione e trattamento della patologia.
Il Dr. Michele Lodde, onco-urologo presso l’Ospedale di Bolzano, ha aperto la sua conferenza mostrando una serie di foto di sciatori: una tranquilla sciatrice della domenica, uno snowboarder, uno sciatore di freestyle estremo e uno sciatore d’acqua appeso ad un'enorme barca da motore.
”È la stessa cosa con il cancro alla prostata. È un nome dietro al quale si celano diverse problematiche e diversi tipi di patologia", ha spiegato Lodde.
Ci sono infatti tumori alla prostata innocui, che non necessitano che di regolari controlli, e ci sono tumori estremamente aggressivi. Nel mezzo c’è un’ampia gamma di casi. La terapia quindi deve essere adattata a ogni specifico caso e tener conto di circostanze particolari. Una stretta collaborazione tra paziente, medico e parenti è essenziale, così come le informazioni complete sui pro e contro dei metodi di trattamento.
Il cancro alla prostata è uno dei tumori più comuni nell’uomo, ma non c’è dappertutto la stessa incidenza. In Nordamerica per esempio è molto alta, mentre nei paesi asiatici è molto bassa. L’Italia e l’Austria stanno nel mezzo: ne sono colpiti circa 80-100 uomini su centomila all'anno. Il numero di casiè in aumento, ma anche perchè sono disponibili sempre più esami che rilevano la presenza dei tumori. E perché sempre più uomini sono disposti a sottoporsi a questi esami.
Un sistema di prevenzione è il controllo della misura del PSA nel sangue, un ormone che può indicare la presenza di untumore, (ma anche di una infiammazione innocua della prostata), oltre alla palpazione dell’urologo. ”Le probabilità di sopravvivenza sono aumentate del 75% negli ultimi cinque anni, grazie allo screening” ha detto il dott. Lodde.
Tuttavia il trattamento terapeutico di questo tipo di tumoreè cambiato molto poco dal 1990. Negli ultimi anni c’è la tendenza a non intervenire chirurgicamente sui tumori aggressivi, se non in caso di assoluta necessità, e questo per tutte le conseguenze negative che l’operazione comporta per il paziente.
”La sfida, oggi, è sviluppare nuove terapie e soprattutto dei marcatori per distinguere, fin dall’inizio, tumori leggeri, lievi e gravi, quindi aggressivi, in modo che il trattamento possa essere tarato di conseguenza. È inutile usare una mazza per rompere una noce!”, sostiene l'onco-urologo.
Quello del tumore della prostata è un argomento delicato, a cui gli uomini si avvicinano con riluttanza, perché il trattamento di questo tipo di tumore può avere conseguenze di vasta portata e influenza la parte più intima della vita di una persona. La paura non fa parlare molti uomini, e sempre la paura impedisce a molti uomini di sottoporsi a controlli preventivi. ”Se il cancro alla prostata viene diagnosticato precocemente – ha detto il dott. Lodde, - le possibilità di guarigione sono molto alte”.
Per questo motivo l’Assistenza Tumori altoatesina, nella conferenza stampadi quest’anno, ha deciso di affrontare questo argomento, come ha sottolineato la Presidente Renate Daporta Jöchler nel suo discorso introduttivo.
La prostata è una ghiandola che produce vari fluidi, contenuti nello sperma dell’uomo. La sua attività è controllata dagli ormoni sessuali maschili, e agisce anche sulle caratteristiche sessuali esterne e secondarie, ha spiegato la dottoressa Susanne Baier, oncologa all’Ospedale di Bolzano, e presente a tutte le conferenze stampa dell’Assistenza Tumori Altoatesina.
”Il tumore alla prostata nel 95% dei casi è un adenocarcinoma –ha detto la dottoressa Baier – cioè un tumore maligno dipendente dagli ormoni. La crescita della prostata dipende dagli ormoni e di conseguenza anche la crescita delle cellule maligne”.
I sintomi del cancro possono essere, secondo l’oncologa, un flusso urinario ritardato o debole, un continuo gocciolare di urina dopo aver urinato, la sensazione di non riuscire a vuotare completamente la vescica, la difficoltà a trattenere l’urina, che può portare all’incontinenza, soprattutto durante la notte. La dott.ssa Susanne Baier: ”Tuttavia questi sintomi possono indicare anche un ingrossamento della ghiandola prostatica, dovuto all’età”.
I pazienti vengono divisi secondo diverse classi di rischio. Nel primo stadio, non hanno bisogno di nessun trattamento oncologico, quindi nessuna chemioterapia, solo un trattamento urologico e radioterapia. Solo raramente in pocchissimi casi è necessaria, secondo la dottoressa Baier, la castrazione chirurgica, ovvero la rimozione dei testicoli.
Il più delle volte i pazienti vengono sottoposti a trattamento ormonale. Significa che la produzione di ormoni maschili viene inibita già a livello del cervello, perché i testicoli non producono più testosterone oppure i testicoli vengono trattati con anti-androgeni, quindi sostanze anti-ormonali che poggiano sulle cellule tumorali e ne bloccano la crescita.
Il tipo di trattamento più efficace finora, secondo la dottoressa Baier, è la somministrazione di un antiandrogeno, o una combinazione delle due terapie. Gli effetti collaterali per il paziente sono notevoli e risultano molto pesante: riduzione della libido, atrofia muscolare, cambiamento dell’aspetto a causa degli ormoni femminili, quindi potenziale crescita del seno e cambiamento della voce.”Perciò è molto importante che il paziente e il medico decidano insieme l’approccio terapeutico” dice Susanne Baier. Tale trattamento ormonale deve essere modulato e può essere eseguito per un massimo di 12 fino a 18 mesi.
La chemioterapia, secondo l’oncologa, è in realtà necessariasolo se il paziente non risponde alla terapia ormonale o mostra una resistenza progressiva all’ormone.
Il prerequisito per il successo di qualsiasi terapia è comunque l’interazione tra oncologi, urologi e radiologi che si confrontano regolarmente nel così detto Tumorboard per coordinare almeglio le terapie. Ogni paziente ha un medico di fiducia che si occupa del suo caso ed è disponibile a discuterne con il paziente ma anche con la famiglia.
La radioterapia è generalmente utilizzata su ogni paziente malato alla prostata, ha spiegato il dottor Martin Maffei, radiologo alla ClinicaBonvicini, sede del reparto di radioterapia dell’Ospedale di Bolzano e il terzo medico che è intervenuto alla conferenza stampa del 20 settembre scorso. ”Questo significa che sono i pazienti che non sono stati sottoposti a intervento chirurgico, ma che sono stati trattati con gli ormoni, i pazienti ai quali non è riuscita l’operazione, i pazienti recidivi (quelli che si sono ammalati nuovamente) e i pazienti con metastasi ossee, nei quali la terapia radiologica funge da cura palliativa antidolorifica”.
Nel 2011 a Bolzano 55 pazienti sono stati trattati con radioterapia, nel 2012erano 63, il numero quindi è in sensibile aumento. La strategia terapeutica si orienta a low, medium e high risk. Il periodo dura in media 41 giorni, cinque giorni alla settimana. La dose dei raggi va calcolata con il minimo possibile per contenere gli effetti collaterali. Questi possono essere diarrea, infiammazioni del colon, impotenza e incontinenza e variano da paziente a paziente. Alla fine della terapia comunque nella maggior parte dei casi si risolvono.
Ci sono due diversi modi di radioterapia. In una vengono condotti dall’esterno protoni ad alta energia sulla zona interessata. Nell’altra, la così detta brachiterapia, la sorgente di radiazione viene introdotta direttamente nella prostata. Il radiologo:"Nel caso della brachiterapia a pazienti con basso rischio, abbiamo ottimi risultati per quanto riguarda gli effetti collaterali."
”Dopo un’operazione perfettamente riuscita, il 75% dei pazienti, dopo cinque anni, può considerarsi guarito” ha detto il dottor Maffei. Anche con la radioterapia il paziente viene coinvolto nella pianificazione della terapia. ”Noi abbiamo per ogni paziente un trattamento individuale. Laradioterapia viene eseguita con risonanza magnetica e vengono inseriti dei marcatori d'oro nella prostata per escludere la propagazione nei tessuti sani”.
Il successo della radioterapia viene controllato mediante la misurazione del PSA.: ”Entro tre mesi dalla fine del trattamento può iniziare a scendere", ha spiegato il dottor Maffei."Talvolta però può iniziare a scendere solo dopo due anni."Per questo motivoè molto importante che i pazienti si attengono strettamente al protocollo post-terapico e rispettando i controlli.
L’Assistenza Tumori dell’Alto Adige vuole sensibilizzare gli uomini a prestare maggiore attenzione al tema della prevenzione. La conferenza stampa è uno dei mezzi per la propaganda e infatti il tema era presente su tutti i media in Alto Adige.
Tutti gliuomini tra i 50 e i 60 anni dovrebbero effettuare una misurazione del PSA. Se il valoreè sotto all’uno, il rischio è limitato, con un valore tra quattro e cinque c’è un effettivo rischio, perciò bisognerebbe misurare il PSA in modo regolare.
Che cos’è il PSA?
L’antigene prostatico specifico (PSA) è un enzima che viene utilizzato per liquefare il liquido seminale dopo l’eiaculazione. La formazione di questo enzima è controllata da androgeni, quindi ormoni sessuali maschili. Il PSA fu isolato per la prima volta nel 1979, è diventato il marcatore piùimportante in urologia, ed è il parametro più sensibile nella diagnosi di carcinoma alla prostata.
Il PSA è tuttavia naturalmente presente nella prostata degli uomini sani. E può aumentare nel caso di ingrossamento della prostata dovuto all’età. Il valore del PSA viene misurato da un esame del sangue.