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Non solo una moda

Digiuno salutare: solo sotto controllo medico | Liberare energia e purificarsi
Con che cosa c’entrano un’attrice e un ex professore di pedagogia religiosa alla facoltà di teologia di Bressanone? Tutti i due praticano regolarmente il digiuno salutare. Un tema molto discusso che è stato approfondito durante un convegno della cooperativa EOS.
"Chi vuole rimanere forte, sano e giovane sia moderato, eserciti il corpo, respiri aria pura e curi i suoi mali più con il digiuno che con la medicina”, consigliava già Ippocrate (460-370 a.C.) Il digiuno salutare ha una tradizione millenaria ed è stato riscoperto a metà dello scorso secolo, per esempio dal medico Otto Buchinger (1878–1966) che aveva sviluppato un concetto multidisciplinare di digiuno sotto controllo medico che tiene conto della dimensione clinica, spirituale e psicosociale della persona. Il digiuno è anche diventato una moda ma non è una pratica che si dovrebbe affrontare da soli e soprattutto va intrapreso solo dopo averne discusso con il proprio medico.
Durante il convegno, moderato dal direttore dell'accademia EOS, Ulrich Seitz, sono state affrontate le diverse dimensioni del digiuno. Anja Kruse, attrice che da anni lo pratica ha parlato dei benefici sperimentati da lei personalmente. Georg Reider ha approfondito poi la dimensione spirituale, il teologo e direttore del Centro TAU di Appiano è addirittura diplomato come “supervisore di digiuno”. Andrea Ciro Chiappa ha presentato infine i benefici del digiuno dal punto di vista medico. Chiappa è alimentarista e a sua volta supervisore medico di digiuno.
Il digiuno salutare non è una dieta e non persegue l’obiettivo della perdita di peso. Questo è importante! “Il digiuno”, ha spiegato Georg Reider, “è un occasione favolosa per maturare sotto l’aspetto esistenziale e umano.“ È in un certo senso un ricorso alle proprie risorse, un nutrirsi di se stessi e questo sia dal punto di vista spirituale che medico. Nel Centro TAU vengono regolarmente proposte delle settimane di digiuno. “È possibile inserire un digiuno accompagnato anche nel ritmo quotidiano di una settimana lavorativa, passando il fine settimana nel Centro Tau e incontrandosi tutte le sere dopo il lavoro con il gruppo di digiuno e con il supervisore.“ Il centro organizza anche digiuni per diabetici, per persone che soffrono di emicrania o di disturbi cardio-circolatori.
“C'è spazio per un digiuno salutare anche nella vita di tutti i giorni - e anche in una regione dalle grandi tradizioni culinarie com’è l’Alto Adige“, ha sottolineato Andrea Ciro Chiappa, socio dell’accademia tedesca del digiuno, da 15 anni supervisore medico di digiuno e ex collaboratore della clinica Buchinger al Lago di Costanza. Al contrario sostiene che l‘Alto Adige con la sua natura incontaminata sia un luogo ideale per questa pratica. “La combinazione di digiuno e movimento nella natura, passeggiate, cultura e un ambiente calmo è perfetta per rigenerare corpo e anima e ricaricare le batterie per affrontare un quotidiano pieno di stress e sfide.“
L'attrice tedesca Anja Kruse è buddista. Il suo primo incontro con il digiuno salutare risale al 1989 nella Clinica Buchinger. Da allora lo pratica ogni anno e sempre con supervisione. “Alla fine del ciclo di digiuno mi ritrovo sempre piena di energia, riesco a lavorare senza pause, a conciliare una tournée di teatro con delle riprese televisive, riesco a imparare i miei testi con una facilità incredibile e mi sento testa, anima e corpo leggeri.”
ll digiuno non significa patire la fame. Chi decide praticare il digiuno - sempre però sotto controllo di un supervisore qualificato - può consumare all’incirca 500 calorie al giorno, in forma di tisane, brodi vegetali e spremute o centrifughe. Bere tanta acqua è molto importante, come anche il movimento all’aria aperta.
Anche la ricerca sul cancro si occupa del tema del digiuno. Da alcuni anni sono stati iniziati dei test negli Stati Uniti presso l’Università di Los Angeles sotto la guida del professore Valter Longo e anche alla Charité di Berlino con pazienti sottoposti a chemioterapia che praticano un digiuno di 36 ore prima del trattamento e poi fino a 24 ore dopo la somministrazione dei preparati citostatici. I primi risultati parlano di un effetto positivo sul quadro ematologico, inoltre anche il classico quadro degli effetti collaterali quali affaticamento, debolezza e nausea sembra attenuarsi.
Gli scienziati pensano che il digiuno temporaneo rafforzi il sistema immunitario e che soprattutto la riduzione di zuccheri danneggi le cellule cancerogene rendendo più efficace l’azione dei citostatici. Le prime pubblicazioni scientifiche a riguardo non usciranno prima del 2019.
Andrea Ciro Chiappa è comunque convinto assertore dell’effetto positivo del digiuno preventivo, anche per quanto riguarda le malattie tumorali. “Bisogna immaginarsi il nostro organismo come un frigo pieno. Accanto agli alimenti freschi ce ne sono anche di scaduti. Il digiuno fa ordine, elimina quanto è scaduto, libera energia creativa per corpo e anima, rafforzando il sistema immunitario.“
Anja Kruse, Andrea Ciro Chiappa, Georg Reider, Ulrich Seitz

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Passione blu

Ines Mair ha iniziato dipingere da ragazza | Passione e necessità
Blu. Blu e tante sfaccettature geometriche. Questo è al momento il suo stile espressivo. Un occhio. Un elefante. Una civetta. Particolari che attirano e affascinano lo spettatore. Guardare ed essere guardati. Ines Mair ha esposto le sue opere a inizio gennaio nella Piccola Galleria di Bolzano. Era la sua terza mostra. Ha sempre dipinto volentieri, ma da quando si è ammalata non è più un passatempo, è diventata una necessità. Una passione che ormai riempie la sua vita.
All’inizio faceva dei disegni a matita. Ritratti di divi del cinema, di cantanti che ammirava, come tutte le sue coetanee teen-ager. Poi sono arrivati i colori. Durante il periodo passato all’ospedale in particolare l’acquarello. Nel 2009 è passata all’acrilico e adesso sono già diversi anni che dipinge ad olio. Il suo salotto è anche il suo atelier. Ines dipinge a fasi, soprattutto di notte. Come procede quando dipinge? “Quando mi trovo davanti alla tela tutto va da sé. È come se dovessi solo ricalcare quello che vedo sulla tela bianca.” In occasione della sua ultima mostra è anche riuscita a vendere alcuni quadri. E non è stato facile. “Ogni quadro fa parte di me, ma d’altro canto penso che ne dipingerò ancora tanti e questo mi aiuta a separarmene.”
Il cancro è guarito. Sono dieci anni che la lascia in pace. Tutto è iniziato nel 2002. Allora aveva solo tredici anni. Un’età in cui le bambine diventano delle ragazze, vanno a mangiare il gelato con le amiche e con gli amici, sognano gli attori e i cantanti, fanno sport, si innamorano per la prima volta, organizzano feste di compleanno e scoprono le prime libertà. Per Ines non è stato così. Le venne la febbre. Durò una settimana e poi sparì. Poi ritornò. Più volte. Il medico prescrisse delle analisi del sangue. Diagnosi: leucemia.
“Tutto andò così velocemente che all’epoca non ho avuto neanche il tempo di pensare”, ricorda la 29enne di oggi. “Non ho avuto nemmeno uno o due giorni per confrontarmi con la cosa.” Venne ricoverata nella clinica universitaria di Innsbruck e ci rimase quasi ininterrottamente per un anno.
Un anno dopo le dimissioni una brutta ricaduta. L’unica speranza a quel punto era il trapianto di midollo osseo. E fu suo fratello Jan, che aveva allora diciassette anni ovvero tre più di lei, a farle da donatore.
Il trapianto guarì la leucemia ma Ines soffrì moltissimo di crisi di rigetto. I suoi polmoni, la pelle e gli occhi ne risentirono parecchio. E ne soffre ancora oggi. Ma non ha mai perso il coraggio. “Vedo sempre il bicchiere mezzo pieno e affronto con ottimismo tutti gli ostacoli che la vita mi presenta.” Certo, la malattia è un punto fermo nella sua vita. “La mia vita si divide in prima e dopo la malattia. Un terzo della mia vita è stato occupato dalla malattia.” Ma non permette che la malattia prenda il sopravvento. “La paura non ha mai giocato un gran ruolo, passo anche questa, mi dicevo.”
In molti le sono stati vicini e l’hanno sostenuta. Innanzitutto sua mamma Karin che è sempre restata al suo fianco. “È stata il mio più grande sostegno”, dice Ines. Però cinque anni fa è uscita ugualmente da casa. Per sua mamma è stato difficile lasciarla andare, ma sapeva che era un passo importante per avere una vita indipendente.
Ma torniamo alla sua storia: dopo il lungo ricovero in ospedale, restò ancora un altro anno a casa prima di poter tornare di nuovo a scuola. Frequentò le scuole medie e superiori presso i Francescani di Bolzano, dove trovò un grande sostegno da parte degli insegnanti e dei compagni. Nel 2011 sostenne l’esame di maturità. Dopo l’esame decise di prendersi una pausa e di non iniziare subito l’università. “Volevo restare a Bolzano e dedicarmi a tempo pieno alla mia passione. La pittura.”
È assolutamente tranquilla, trasmette tranquillità. La stessa tranquillità che esprimono i suoi quadri. “Sto recuperando quello che ho perso durante la malattia, non mi stresso!” A causa della malattia ha dovuto rinunciare a molte cose ma la considera una cosa inevitabile, non se ne lamenta e non rinuncia a sognare e a voler realizzare i propri sogni. Quest’anno vorrebbe trovare il coraggio di fare un lungo viaggio e andare a trovare la sorella in Nuova Zelanda. E sta lavorando alla realizzazione di un altro sogno: aumentare di peso per lanciarsi un giorno col paracadute…