Commento

Care lettrici, cari lettori,


Dott.ssa. Nicole Dominique Steiner
Direttrice
Questa edizione della Chance è colorata come un prato estivo. Manca un tema principale, ma vi presento tanti argomenti interessanti che hanno a che fare con la malattia e con l’Assistenza Tumori. Troverete tante interviste. Per esempio ai due primari dei reparti di Otorino a Bolzano e di Chirurgia a Brunico. Davvero, i pazienti in Alto Adige si trovano in buone mani! Apro la rivista in via del tutto eccezionale con una rubrica, “Verso la speranza”. Davanti alla nostra porta, insomma a 50 km di distanza, a Trento, ogni anno viene assegnato uno dei premi più importanti a livello mondiale per quanto riguarda la ricerca sul cancro. Quest’anno il premiato, David Morse Livingstone è niente di meno che il ricercatore che ha scoperto i geni BRCA1 e BRCA2, la cui mutazione è una delle cause del tumore alla mammella e alle ovaie.
Ferdinand Seiwald e Antonino Brillante sono invece due persone che - ognuna a modo suo - hanno dato molto all’Assistenza Tumori. Seiwald a partire dal 2008 ha donato ben quattro buoi all’associazione che sono andati all’asta fruttando decine di migliaia di euro. Antonino Brillante invece ha regalato e sta regalando tuttora tanto tempo all’Assistenza Tumori. Quando serve una mano, Antonino c’è sempre. Un grazie di cuore a tutti e due.
Bene, e adesso vi parlo di un tema molto delicato: le vaccinazioni. I giornali sono pieni di pro e contro. Io adesso vi parlo in modo del tutto personale. Ho quattro figli, nati tra il 1993 e il 2001. Tutti e quattro sono stati vaccinati. Hanno fatto le vaccinazioni obbligatorie all’epoca, ma hanno fatto anche tutte le vaccinazioni facoltative. Anche il più piccolo è stato vaccinato contro il papillomavirus, come ovviamente le mie figlie. E mio marito e io quest’anno abbiamo fatto come loro del resto, il vaccino contro la meningite.
Perché ve ne parlo, vi chiederete? È molto semplice. Sono convinta che vaccinarsi sia una questione di solidarietà e di responsabilità sociale verso gli altri, verso i soggetti più deboli, e non una scelta personale che dipende dalla propria concezione più o meno alternativa del mondo. Se io sono vaccinata, se i miei figli sono vaccinati, allora non solo noi non ci ammaleremo di certe malattie, che oggi sono, o forse meglio, sembravano essere debellate. Malattie che hanno delle conseguenze gravi, terribili. No, soprattutto non si ammaleranno quelle persone che a causa di una malattia non possono vaccinarsi o sono comunque immunodepresse. Bambini come adulti. Malati di tumore, per esempio! Se io mi vaccino proteggo anche loro. Io ricordo ancora bene nella mia infanzia persone con gravi malformazioni alle gambe a causa della poliomielite, come ricordo persone diventate cieche o sorde dopo il morbillo. Siamo sicuri che vogliamo che ritornino queste malattie? Anche se si tratta solo del vaccino anti-influenzale, se io mi vaccino, proteggo tutti coloro che non possono farlo e gli sfortunati a cui anche una sola influenza potrebbe essere letale.
Auguro a tutti voi una bellissima estate
Vostra Nicole Dominique Steiner

Tema

Dal Trentino al mondo

Fondazione Pezcoller assegna premio prestigioso per la ricerca oncologica
È uno dei premi più sostanziosi ed importanti per la ricerca oncologica a livello mondiale. Ad oggi sono venti i ricercatori ad aver vinto il premio Pezcoller. Tre di loro, Paul Nurse, Mario Capecchi ed Elizabeth Blackburne sono stati successivamente insigniti del premio Nobel per la medicina, rispettivamente nel 2001, 2007 e 2009. Il Simposio Pezcoller raduna ogni anno a Trento i migliori ricercatori del mondo.
Dott. Enzo Galligioni
Il premio è stato istituito nel 1980 dal professor Alessio Pezcoller (1896 – 1993), ex primario chirurgo all’ospedale Santa Chiara di Trento, che ha donato il suo intero patrimonio per la promozione della ricerca biomedica sul cancro. Il primo Premio Pezcoller è andato nel 1988 a Vincent De Vita, l’allora direttore del National Cancer Institute degli Stati Uniti. Dal 1997 fanno parte del comitato che assegna il premio anche membri dell’AACR, l’Associazione Americana di Ricerca sul Cancro, l’ente più rappresentativo al mondo per la ricerca sul cancro, che vanta tra i suoi membri oltre 37mila oncologi provenienti da tutto il mondo.
Abbiamo parlato con il dottor Enzo Galligioni, fino al 2016 primario del reparto di oncologia del Santa Chiara e neo-presidente della fondazione.
Chance: Il vincitore del premio Pezcoller viene scelto ogni anno tra una rosa di candidati che sono tra i migliori ricercatori a livello mondiale…
Dott. Galligioni: Il premio viene assegnato a ricercatori di rilievo internazionale che abbiano compiuto importanti scoperte scientifiche o che abbiano contribuito significativamente all’applicazione dei risultati degli studi alla clinica. Per spiegarmi meglio, non basta aver fatto una scoperta eccezionale. I candidati Pezcoller devono essere tuttora attivi, i
risultati della ricerca oncologica per la quale vengono premiati devono avere degli esiti concreti, già in atto ed il loro lavoro scientifico deve promettere ulteriori e significativi sviluppi. Il premiato Pezcoller 2017, David Morse Livingston ne è un esempio davvero formidabile…
Chance: Quante persone formano il comitato che sceglie a chi dare il premio?
Dott. Galligioni: È un comitato d’eccellenza, composto da otto membri di altissimo livello. Metà americani, metà europei. Quest’anno c’erano scienziati provenienti da prestigiosi istituti di ricerca di New York, Boston, Houston e Philadelphia per gli Stati Uniti e di Heidelberg, Roma, Amsterdam e Barcellona per l’Europa.
Chance: Come funziona?
Dott. Galligioni: Il premio viene assegnato, ovvero non è possibile candidarsi. I partecipanti devono essere presentati da scienziati che lavorano o che hanno lavorato presso istituti di ricerca prestigiosi in campo oncologico. Quest’anno il comitato ha scelto tra una rosa di 31 candidati.
Chance: In che cosa consiste il premio Pezcoller?
Dott. Galligioni: Il vincitore riceve una somma di 75.000 euro. Con il premio accetta di tenere due lectio magistrali, una all’Università di Padova e una all’Università di Trento, che fa parte del consiglio d’amministrazione della Fondazione Pezcoller (come anche il commissariato di Governo, la provincia di Trento, i comuni di Trento e di Rovereto ed il comitato di indirizzo della Fondazione Caritro).
Chance: E dove viene assegnato?
Dott. Galligioni: Il premio viene assegnato in due momenti. Prima in forma di una medaglia durante il congresso annuale dell’AACR, congresso che vede partecipi i migliori ricercatori di tutto il mondo. Quest’anno dal 1 al 5 aprile a Washington ne hanno partecipato più di 21.9000 scienziati di 80 nazioni e sono stati presentati più di 6.400 lavori scientifici! Successivamente, il premio viene consegnato a Trento (quest’anno lo scorso 5 maggio).
Chance: Mi parli del premiato del 2017.
Dott. Galligioni: Una ricerca di spiccata attualità! Il professor David Livingstone ha esercitato sia la professione di medico oncologo, sia quella di ricercatore scientifico e di docente universitario. Le sue ricerche hanno rivoluzionato le strategie terapeutiche soprattutto per quanto riguarda il tumore alla mammella e quello ovarico.
Chance: Sono delle ricerche in campo genetico?
Dott. Galligioni: Sono 25 anni che Livingstone assieme alla sua equipe cerca di capire sempre di più come si originano questi due tipi di cancro. In particolare come un piccolo numero di geni specifici sia in grado di sopprimere lo sviluppo di questi tumori. Quando uno di questi geni subisce una mutazione e perde la sua normale funzione, allora è probabile che si sviluppi il cancro alla mammella o all’ovaio nelle pazienti che ereditano quel gene alterato. Questi geni sono noti come BRCA1 e BRCA2. È grazie alle sue ricerche che oggi possiamo identificare chi è a rischio di sviluppare un tumore e sono state sviluppate delle terapie farmacologiche in grado di agire su questi geni.
Chance: A parte il premio internazionale per la ricerca esistono altri premi Pezcoller?
Dott. Galligioni: Sì, c’è il Pezcoller Foundation – EACR Cancer Researcher Award con l’associazione Europea per la Ricerca sul Cancro. Un premio biennale per giovani ricercatori con non più di 15 anni di attività post-dottorato che abbiano raggiunto risultati importanti nella ricerca sul cancro.
Chance: E non finisce qui l’attività della fondazione!
Dott. Galligioni: No, devo dire che in Trentino il premio Pezcoller è molto sentito e viene vissuto come patrimonio di tutta la regione. Ci sono quindi non solo tante persone che dedicano il loro 5 per mille alla nostra fondazione, ma ci sono anche tanti trentini che hanno dedicato il loro lascito al Premio Pezcoller e così abbiamo potuto istituire diverse borse di studio annuali e biennali per giovani ricercatori in ambito oncologico.
Chance: Ma non è ancora tutto...
Dott. Galligioni: No. C'è l'annuale Simposio Pezcoller, che quest’anno si è tenuto il 22 e 23 giugno, al quale partecipano i migliori ricercatori al mondo e dove abbiamo tentato di chiarire e definire i limiti delle nostre conoscenze di base sulla biologia delle cellule tumorali, e delle cellule del microambiente tumorale, che consente al cancro di crescere e proliferare. Questo incontro nasce dal presupposto che sono necessari continui progressi per ottenere risultati sempre migliori nella terapia e prevenzione del cancro. E poi segue a dicembre il cosiddetto Seminario Pezcoller, un convegno medico di aggiornamento oncologico.
Chance: Lei è stato per vent’anni primario di oncologia al Santa Chiara di Trento, fino al maggio 2016, dopo aver lavorato al centro di riferimento oncologico di Aviano e da poco è presidente della fondazione Pezcoller.
Dott. Galligioni: Sono specializzato in oncologia e radioterapia. Quando ho lasciato l’ospedale l’anno scorso ho deciso di chiudere l’attività clinica per l’impossibilità da esterno di rimanere adeguatamente aggiornato. Mi dedico al volontariato. Sono vicepresidente della LILT Trentino e a settembre mi è stato chiesto se volessi accettare la presidenza della fondazione. È un grandissimo onore per me e anche una possibilità di rimanere nell’ambito oncologico senza avere la responsabilità per il paziente, ma rimanendo comunque vicino alla ricerca.
Professor David Morse Livingstone
74 anni, nato in una piccola città a nord di Boston nello stato del Massachusetts, Salem, David Morse Livingstone è vicedirettore e professore di medicina e genetica al Dana-Farber Cancer Institute di Harvard e direttore della Charles A. Dana Division of Human Cancer Genetics e dal 1973 professore di genetica alla Harvard Medical School.
Laurea in medicina a Harvard (1961) e alla Tufts Medical School (1965).
Dottor Alessio Pezcoller (1886 – 1993)
Nato il 23 aprile 1886 a Rovereto da una famiglia originaria della Val Badia, compie i suoi studi di medicina a Innsbruck e a Firenze.
Attivo fino al 1937 presso la Clinica Chirurgica di Milano e di seguito primario di chirurgia all’Ospedale di Trento con un particolare interesse per il campo dei tumori, all’epoca di pressoché esclusiva competenza chirurgica. Una vita totalmente dedicata al lavoro e allo studio. Abbandonata per limite d’età la vita ospedaliera, dal 1966 si dedica a proseguire l’idea della fondazione coinvolgendo la Cassa di Risparmio di Trento e di Rovereto in qualità di ente patrocinatore, come anche i due comuni di Trento e di Rovereto.
Istituita nel 1980, è stato presidente onorario della fondazione che porta il suo nome fino alla sua morte nel 1993.