Renate Daporta Jöchler, Oskar Asam, und Ida Schacher
L’Assistenza Tumori Alto Adige è alla ricerca di candidati. All’inizio dell’anno prossimo i soci saranno chiamati a votare il rinnovo del consiglio generale. Accanto alle persone già attive ci saranno volti nuovi e non tutti coloro che attualmente ricoprono qualche carica si ricandideranno. Infatti, un’associazione vive anche di questo: un continuo rinnovamento. Ma cosa devono aspettarsi i nuovi entrati?
Il 5 aprile prossimo sarà l‘ultima volta che la presidente provinciale Renate Daporta Jöchler salirà sul podio di un’assemblea generale dell’Assistenza Tumori. Dopo dodici anni a capo del circondario Val Isarco – Bressanone e sei anni in veste di presidente provinciale ha deciso di non candidarsi più. Abbiamo chiesto a lei e ad altri due presidenti di circondario con che motivazione si assume l’onere di un incarico di questo tipo e quanto dispendio, in termini di tempo, va messo in conto.
Contrariamente alla maggior parte dei suoi colleghi, Renate Daporta non è arrivata dal nulla a ricoprire la carica di presidente. La sua candidatura è maturata dopo aver deciso di fare qualcosa di concreto, di impegnarsi seriamente. All'origine di tutto c’è stata la malattia di suo marito Karl e di una sua cara amica. “Se uno dei due ce la fa”, si era ripromessa Renate Daporta, “voglio dare un aiuto concreto all’associazione.” Dodici anni fa, Renate non aveva ancora quarant’anni, era casalinga, madre di due figlie piccole e teneva lacontabilità di suo marito che faceva l’imbianchino.
Karl è sopravissuto, ma la malattia ha cambiato tutta la vita della famiglia. Da un giorno all’altro il marito di Renate era diventato invalido civile. La famiglia aveva appena comprato casa per poi trovarsi, da un giorno all'altro, con niente in mano.”Senza L’Assistenza Tumori, non avremmo saputo come andare avanti”, ricorda Renate. Da ciò la decisione di impegnarsi in prima linea per ringraziare. Contemporaneamente ha accettato un lavoro a tempo pieno come contabile, invertendo i ruoli di coppia. Adesso toccava a suo marito, che dopo uncorso di riqualificazione professionale lavorava part time, stare dietro a figlie e casa, mentre Renate era diventata il “pater familias” che doveva guadagnare.
Il suo innato pragmatismo e le sue capacità intuitive l’hanno portata da subito a proporre cambiamenti di gestione, ad investirenella comunicazione, nello sviluppo dei servizi e nella semplificazione degli iter burocratici. Se funziona così bene a Bressanone pensavano i suoi colleghi degli altri circondari, dovrà andare anche a livello provinciale e così Renate Daporta Jöchler è subentrata a Christine Tembl Mayr, nell'incarico di presidente provinciale.
“All’inizio era stato detto chiaramente che questo incarico serviva soprattutto a concludere il mandato in corso, vale a dire due anni. Per me però era altrettanto chiaro che fare la pseudo-presidente di transizione non corrispondeva a quello che avevo in testa.”
E così si è gettata nel nuovo incarico con slancio e grande motivazione.
“ Viceversa, sapevo fin dall’inizio che non sarei rimasta a vita la presidente”. E così, passati sei anni, Renate Daporta Jöchler ha deciso di cedere il timone a qualcun’altro.
“Sono stati dodici anni molto intensi, anni che mi hanno chiesto molto, ma che mi hanno anche dato molto. Sicuramente un periodo indimenticabile.“ Quanto tempo ha dovuto investire? Difficile da quantificare. Sicuramente tutti i giorni, uno più uno meno, tanti fine settimana, tante serate. “Per fortuna ho un capo molto tollerante che mi ha permessodi recuperare il sabato le ore perse durante la settimana.”
Visitare manifestazioni di volontariato, partecipare a convegni, organizzareconferenze stampa, lavorare a moltiplicare la rete, parlare con i medici e convincerli dei progetti dell’Assistenza Tumori, curare i contatti con la pubblica amministrazione, con i responsabili della sanità, con degli sponsor, avere tempo per visitare pazienti… insomma, difficile a calcolare tutto il tempo speso per la causa dell'associazione.
L’identikit del suo successore? Una persona attiva, propositiva, piena di slancio e freschezza, relativamente giovane, bilingue, flessibile, aperta, tenace nel proseguire gli obiettivi, sensibile e competente, moderna e con la capacità di ascolto – ecco cosa viene in mente a Renate Daporta Jöchler.
L’Assistenza Tumori Alto Adige è cambiata molto da quando è stata fondata trent’anni fa. È diventato un partner per medici, politici e per l’amministrazione pubblica. La comunicazione, il saper coinvolgere i media, un management moderno sono indispensabili per portare avanti e per promuovere il lavoro dell’associazione. E anche i soci sono cambiati. Oggi sono sempre di più le persone giovani che si ammalano di tumore e richiedono altri servizi e hanno altre domande che non i malati di trent’anni fa. Renate Daporta Jöchler: “Per me il lavoro per l’Assistenza Tumori è stata una parte molto importante della mia vita. Lo rifarei e posso solo incoraggiare tutti ad impegnarsi nel volontariato.”
Ida Schacher da tanti anni è una delle colonne dell’Assistenza Tumori. L’anno prossimo la presidente della sezione Alta Pusteria si ricandiderà. Dopo che si eraammalata nel 1989, Ida Schacher aveva iniziato a dare una mano all’allora già anziana presidente Irma Dapunt accompagnandola nelle visite ai malati e aiutandola nelle sue mansioni.
Pareva quindi una cosa del tutto normale che Ida si candidasse quando nel 2002 Irma non si era resa più disponibile. “Mai mi sarei aspettata di essere votata in modo così massiccio”, ricorda Ida Schacher. “Il mio primo periodo da presidente è stato un disastro, semplicemente perché non sapevo bene come organizzare il tutto.” La burocrazia incombeva, tutto veniva scritto su semplici foglietti e lagestione era all'insegna della provvisorietà.” Oggi, alla fine del suo terzo mandato le sembra di aver tutto sotto controllo. Ha compiuto da poco sessant’anni. “Mi metto a disposizione anche questa volta, non posso ancora abbandonare la mia gente.”
Il lavoro da presidente “convive”accanto al suo lavoro da cameriera. Ogni giorno passa in ufficio, va a visitare dei malati, scrive ringraziamenti agli sponsor e si fa vedere regolarmente ai diversi corsi per i malati organizzati dalla sezione. Certo, ogni tanto tutto è troppo. Come per esempio lo scorso agosto quando in solo dieci giorni sono mancati cinque soci.
Ida Schacher consiglia a tutti di mettersi a disposizione per un incarico nel volontariato. “È un lavoro bellissimo che dà tanto. È troppo bello poter dare luce, speranza e calore al prossimo. Il cancro incide così tanto nella vita di una persona, nelle relazioni con gli altri, sul lavoro, sulle finanze… C’è tanto da fare per noi dell’Assistenza Tumori.” Soprattutto sul piano umano. “Non ci vuole molto. Spesso basta il semplice gesto del tenere la mano. Quando torno a casa dalle mie visite ho sempre la sensazione di essere utile, ho la sensazione che quello che faccio ha un senso.” Mancavano dei candidati in lista e allora si è fatto convincere. È così che il suo nome è finito in quell'elenco, semplicemente per fare massa. Che sia stato votatoè stata una sorpresa soprattutto per lui. Oskar Asam è da un anno e mezzo il successore di Margit Drabek Thies, morta la scorsa primavera.
“Non avevo la minima idea di cosa mi aspettasse e improvvisamente mi sono ritrovato in mezzo.“ Oskar Asam è una persona molto intuitiva, fatto che gliè molto servito all’inizio. “Ogni volta che mi accadeva di entrare nell’ufficio della sede di Merano era uno shock“, ricorda. “Così grigio, così desolante e vecchio.“ Ed ecco una delle prime cose che ha fatto da presidente. Rinnovare l’ufficio, che di colpo è diventato colorato, allegro e invitante. “Il lavoro del presidente è talvolta anche molto intenso”, ride Oskar, “ma per fortuna riesco molto bene a delegare.” E nel delegare Oskar è maestro. “Grazie ai miei collaboratori, sostiene, funziona tutto benissimo. Ilmercato delle pulci, i pomeriggi di lavoretti, il corso di cucina, il Törggelen e anche le visite ai malati."
La soddisfazione che viene da un’attività nel volontariato è unica dice Oskar Asam, che ha alle spalle una lunga stagione di impegno nel KVW e alla Caritas. “Ho sempre pensato, che se a me le cose vanno bene, allora devo fare qualcosa per chi sta peggio di me, visto che la vita è tutt’altro che giusta.” Ci sono però dei momenti in cui deve stare attento a non deprimersi, in cui sente il peso di un'occupazione a stretto contatto coi malati e con la malattia. Infatti, il suo handicap da presidente sono le visite ai malati.“Spesso torno e sono distrutto, sono troppo sensibile e riesco sicuramente meglio nell’organizzare e nel motivare.” Come si tira su in questi momenti? “Con una preghiera”, dice e sorride. Anche Oskar sarà di nuovo uno dei candidati alle prossime elezioni per il consiglio dell’AssistenzaTumori. “Però sarà l’ultima volta”, sottolinea. “Poi lascio spazio ai giovani. Promesso.“