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"…come un allenamento particolare"

L’atleta Hubert Indra: due anni fa un tumore alla lingua e oggi il record mondiale.
Hubert Indra e il primario del reparto di Otolaringoiatria, Dr. Luca Calabresi
Vederlo all’ospedale ti dà subito l’idea di uno nel posto sbagliato. Pantaloncini corti, maglietta sportiva, scarpe da ginnastica e fisico atletico. È abbronzato Hubert Indra, e sembra appena uscito dalla pista di atletica. E molto probabilmente è proprio così. È venuto nel reparto di Otorinolaringoiatria perché due anni fa si è ammalato di carcinoma alla lingua.
Due giorni prima del nostro incontro nello studio del primario Dr. Luca Calabrese, Hubert Indra ai Campionati Italiani Master aveva stabilito il nuovo record mondiale della categoria M60. Indra infatti ha 61 anni e l’unico ricordo della malattia sono una leggera rigidità della lingua, una ”r” moscia e una cicatrice sulla coscia sinistra.
É stato operato il 28 ottobre del 2016, il primo intervento in assoluto a Bolzano del nuovo primario, che in quel momento non aveva nemmeno firmato il contratto ma aveva voluto provare la sala operatoria. Il Dr. Calabrese è entrato infatti ufficialmente in servizio solo in gennaio.
Un’equipe numerosa sotto la guida di Calabrese, un vero specialista in questo tipo di interventi, ha isolato il tessuto tumorale dalla lingua e l’ha ricostruita utilizzando tessuto trapiantato dalla coscia. “Metà lingua!“, fa notare Indra. La sensibilità non è stata danneggiata, né il senso del gusto. Solo la flessibilità della lingua è ridotta. “Non posso più fare una linguaccia“, scherza Indra.
Di certo non è stato un paziente esemplare, nel senso di uno che esegue alla lettera tutte le raccomandazioni dei medici. Appena ha sentito tornare un po’ le forze, ha ripreso ad allenarsi, anche se avrebbe dovuto stare ancora fermo. In poco tempo è riuscito a ricuperare i sette chili persi dopo l’intervento, parliamo di massa muscolare non certo di grasso, e dopo pochi mesi è riuscito a riacquistare la forma fisica che aveva prima dell’intervento, tornando anche alle sue amate competizioni.
A dire la verità ha affrontato anche la malattia con la stessa determinazione agonistica con cui affronta l’attività fisica. “Non ho perso del tempo nel chiedere una seconda opinione, per me la malattia è stato come affrontare un allenamento particolare.”
Ha scoperto il tumore per puro caso. Lui che non ha aveva mai male, che non era mai stato all‘ospedale se non per la visita di idoneità sportiva, ha sentito un dolore alla lingua che non passava ed è andato dal dentista. “Pensavo ad un dente che gratta.” Per fortuna il dentista ha immediatamente capito la gravità della situazione e l’ ha mandato a fare una visita dall’otorino. “È stato così strano, io un tumore, che non ho mai fumato in vita mia, che non bevo… Nessuno dei medici ha capito perché mi sia ammalato proprio io”.
Nel maggio 2018 Hubert Indra ha stabilito il nuovo record mondiale decathlon nella masterclass 60
E qui prende parola il primario Dr. Luca Calabrese che fino a questo punto ha ascoltato in silenzio osservando il suo paziente con sguardo fiero. “Ho dovuto constatare infatti che questo tipo di tumore è piuttosto frequente in Alto Adige!“ Una possibile spiegazione è il consumo sconsiderato di sigarette e alcool, ribadisce. Ma c'è anche un gruppo di pazienti come Indra senza fattori di rischio, con ipotesi virologiche o infiammatorie-traumatiche che sono oggetto di ricerca. Questi tumori vengono spesso sottovalutati. Da quando sono arrivato a Bolzano, cioè dal 1° gennaio 2017 ho già operato più di 160 tumori maligni del distretto capocollo!” E‘ la frequenza più alta in Italia e una delle più alte in Europa!
Ci vuole una maggiore sensibilizzazione della popolazione, sostiene Calabrese, “e non solo, anche dei medici di base e dei dentisti.” Ogni macchia bianca sospetta nella bocca, ogni infiammazione che persiste più di dieci giorni potrebbe essere indicazione di un tumore e va fatta vedere al medico. Se questo tipo di tumori viene diagnosticato in uno stadio iniziale, prima che le cellule malate raggiungano il sistema linfatico, è sufficiente la sola operazione, come nel caso di Indra. Non ha dovuto affrontare né una chemioterapia né una radioterapia e si ritiene fortunato. Dopo l’asportazione chirurgica del tumore ha dovuto fare della fisioterapia e poi delle sedute con una logopedista per ottimizzare la pronuncia. Più è avanzato e più è grande il tumore, maggiori sono gli effetti collaterali ottici e i conseguenti problemi fisiologici del paziente.
Anche se ha una certa frequenza, questo tipo di tumore non ha un’incidenza così alta come il tumore alla mammella, al polmone, all’intestino o alla prostata. E per questo motivo non esiste uno screening. “Però ognuno è in grado di controllare se stesso“, sottolinea il primario otorino.
Calabrese, il cui pane quotidiano sono interventi chirurgici del capocollo, ci tiene molto a seguire i suoi pazienti anche dopo l’intervento, proprio per il discorso della qualità di vita. “Una terapia non termina il giorno dopo l’uscita dall’ospedale del paziente, ma il giorno in cui esso riesce a riprendere la sua vita quotidiana come d’abitudine.” Cosa che con Hubert Indra è riuscita al cento percento!

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La radioterapia in continuo cambiamento

Esperti internazionali al primo Forum altoatesino di radioterapia, il 18 e 19 maggio a Bolzano
Nell’ambito del trattamento interdisciplinare del cancro, la radioterapia svolge un ruolo sempre più importante, con intenti sia curativi che palliativi. Il 18-19 maggio scorso si è tenuto a Castel Mareccio e presso la clinica Bonvicini di Bolzano il primo Forum altoatesino sulla radioterapia oncologica.
Durante il convegno sono state presentate le più moderne terapie radianti e il loro sviluppo negli ultimi 30 anni, così come alcune delle ultimissime novità e progetti per il futuro. Electric Guide Tracking System, Robotic Positioning, scansione superficiale – per chi non è del campo è difficile seguire le presentazioni degli esperti.
La radioterapia sta raggiungendo standard di precisione sempre più alti. L’utilizzo della moderna diagnostica per immagini (ecografia, tomografia computerizzata e risonanza magnetica), dell’irradiazione ad archi e dei nuovi metodi di schermatura, permette di demarcare sempre meglio l’area da irradiare, in modo da bombardare con dosi sempre più alte il tessuto tumorale risparmiando i tessuti e gli organi circostanti, al punto da poter arrivare a parlare di radiochirurgia, che insieme alla radioterapia stereotassica, sta prendendo sempre più piede nel trattamento di molti tumori maligni.
Oggi è possibile irradiare tumori non troppo estesi o anche lesioni metastatiche in sole 1-5 sedute, trattando il tumore con dosi molto alte e precise. In alcuni casi è possibile anche trattare il tumore con la sola radioterapia, senza il bisogno di ricorrere alla chirurgia o alla chemioterapia, soprattutto per tumori di siti anatomici difficilmente operabili, come ad esempio il cervello.
Il massimo esperto presente al convegno era il Prof. David Jaffray, dell’università di Toronto, uno dei luminari della radioterapia a livello mondiale. Già nel 1990, Jaffray aveva sviluppato le basi per un’irradiazione tridimensionale sotto guida TAC. Durante la sua presentazione ha sottolineato che non solo la radioterapia sta diventando sempre più tecnologica e automatizzata, permettendo alti standard di sicurezza, ma anche che i trattamenti saranno sempre più personalizzati e specifici, sia per il singolo paziente che per il tipo di tumore. La radioterapia è un ambito in continuo cambiamento e “ogni volta che scopriamo qualcosa di nuovo, ci mettiamo poco a scoprire qualcosa di ancora più innovativo”, così Jaffray.
Il direttore generale dell’azienda sanitaria, Thomas Schael ha sottolineato che pur non essendoci una Facoltà di Medicina in Alto Adige e pur trattandosi di una regione piccola, l’intenzione dei medici è comunque quella di essere al passo con i tempi e con le ultime innovazioni tecnologiche, per le quali è previsto un investimento di 15 milioni di Euro nei prossimi anni. Ogni anno nella nostra provincia circa 1000 pazienti si sottopongono a trattamenti radioterapici.
Il prof. Peter Lukas, fondatore della radioterapia e ex primario del reparto di Radioterapia di Innsbruck e il Dr. Martin Maffei, direttore del Servizio di Radioterapia Oncologica del Comprensorio Sanitario di Bolzano presso la Clinica Bonvicini, sono d’accordo nel sostenere che la radioterapia in Alto Adige è al passo con la radioterapia oncologica austriaca e che riesce a raggiungere standard di qualità paragonabili alla maggior parte delle cliniche universitarie sia in Italia che in Germania. Anche questo ha contribuito alla decisione di provare a radunare a Bolzano il fior fiore degli esperti in radioterapia per un convegno internazionale a scadenza annuale. Il secondo giorno del convegno si è svolto presso il reparto di Radioterapia dell’azienda sanitaria di Bolzano, presso la Clinica Bonvicini, concludendosi con una tavola rotonda tra esperti del settore e rappresentanti dei pazienti, con la partecipazione anche dell’assessora alla Salute Martha Stocker, del direttore sanitario Thomas Lanthaler, a cui si sono aggiunti il Prof. Peter Lukas, il Dr Martin Maffei, il fisico sanitario Markus Haller, il Prof. Michael Mian come rappresentante della LILT e la presidente dell’Associazione Tumori Alto Adige, Ida Schacher.
Dalla discussione è emerso che le terapie irradianti spaventano, i pazienti hanno paura di essere affidati ad una macchina. Il reparto della clinica Bonvicini si impegna a diffondere un’immagine positiva della radioterapia. In futuro si terranno regolarmente visite guidate per poter spiegare, non solo ai pazienti ma a tutto il pubblico interessato, il funzionamento della radioterapia, per offrire chiarezza e fiducia in questo campo sempre più avanzato della terapia per i tumori.
Sinistra: Il pubblico ha seguito le relazioni con molta attenzione. Destra: Prof. David Jaffray, Toronto
Sinistra: Al centro: Thomas Schael e Dr. Martin Maffei. Destra: La tavola rotonda tra esperti, politici e rappresentanti dei pazienti