Tema

Tecnica e medicina

Il reparto di Pneumologia e Prove Funzionali all’ospedale di Bolzano
Il reparto di Pneumologia e Prove Funzionali dell’ospedale di Bolzano è il centro di riferimento per tutto l’Alto Adige. Con 18 letti di degenza ordinaria, 7 letti di terapia subintensiva respiratoria e 1 letto di Day Hospital, oltre agli ambulatori per le prove funzionali e per le prestazioni diagnostiche e strumentali di vario tipo, il reparto è una realtà molto complessa e articolata. Il 20% dei degenti presenta una neoplasia polmonare o altre neoplasie toraciche.
Il restante 80% soffre di bronchite cronica, asma, insufficienza respiratoria, embolia polmonare, enfisema, allergie ecc. Il primario dottor Giulio Donazzan è andato in pensione il 28 novembre scorso e il Dott. Lucio Bonazza è il suo sostituto funzione facente. Il reparto conta complessivamente 15 medici, 21 infermieri e 5 assistenti medico-tecnici; Michele Bertuzzo è il coordinatore infermieristico (f. f.) Il dottor Lucio Bonazza e la Dott.ssa Christine Seebacher hanno presentato il reparto alla Chance – con particolare riferimento ai carcinomi polmonari. L’area degenti si trova al terzo piano dell’ospedale di Bolzano, mentre le prove funzionali sono al primo piano.
Le prove funzionali come la spirometria, le broncoscopie, le toracoscopie e i vari monitoraggi vengono effettuati per circa il 30% su pazienti tumorali (anche metastatici), il reparto dispone di 10 broncoscopi. All’anno sono più di 1.100 le broncoscopie.
Il carcinoma polmonare è il terzo tumore per incidenza sia negli uomini che nelle donne. Negli uomini è anche la più frequente causa di morte per tumore, il 22%, nelle donne invece si ferma al 10%. Nel 2016 in Alto Adige è stato diagnosticato un tumore al polmone a 168 uomini e 74 donne, numeri leggermente al di sotto della media nazionale.
L’incidenza della malattia è anche lo specchio di dinamiche sociali e comportamentali in atto da tempo. Mentre gli uomini fumano di meno, il numero delle donne fumatrici è in aumento. “Il fumo è la maggior causa di neoplasie al polmone”, ribadisce il dottor Bonazza, infatti, aggiunge la Dott.ssa Seebacher, “l’85 – 90% dei nostri pazienti oncologici sono fumatori.” Purtroppo anche il fumo passivo è molto cancerogeno. Il rischio dei fumatori sale con il numero delle sigarette consumate giornalmente e con il numero degli anni. Le neoplasie al polmone di solito insorgono dopo i cinquant’anni. Chi riesce a smettere può recuperare di anno in anno e il rischio di ammalarsi scende gradualmente allo stesso ritmo. Un fattore molto sottovaluto sono le sigarette elettroniche. La Dott.ssa Seebacher: “Contengono comunque nicotina, ma non solo, il calore scalda i metalli contenuti nella sigaretta con fuoriuscita di sostanze anch’ esse tossiche.” Altri fattori che possono provocare una neoplasia al polmone sono invece le polveri sottili, amianto, alluminio, cromo, nichel e radon222.
Che il tabagismo sia causa di tumore al polmone è provato anche storicamente. Prima della diffusione del tabagismo, il tumore al polmone non era considerato un’entità patologica, nel 1878 costituiva solo il’1% delle neoplasie osservate durante le autopsie, nella prima parte del 1900 salì a 10 -15%, nel 1929 fu riconosciuta la connessione tra fumo e carcinoma polmonare. Nel fumo delle sigarette ci sono contenute 60 sostanze diverse riconosciute come cancerogene o comunque nocive!
Le neoplasie al polmone scoperte in uno stadio precoce hanno prognosi più positive. Ma in assenza di uno screening la diagnosi precoce è soprattutto frutto del caso. Di solito si tratta di riscontri occasionali quando il paziente deve fare una radiografia ai polmoni per altri motivi. “Se scoperto precocemente, il tumore al polmone risulta operabile”, spiega il dottor Lucio Bonazza. Nel 2015 sono state effettuate 53 resezioni di polmone all’ospedale di Bolzano. La chirurgia toracica (assieme alla chirurgia vascolare) è stato istituita nel 1992. Prima di sottoporre un paziente a tale intervento bisogna però assicurarsi che il suo organismo regga bene e sottoporlo ad una serie di esami quali spirometria, stress-test per il sistema cardio-vascolare etc.
Quando il tumore al polmone inizia ad essere sintomatico, purtroppo è già in uno stadio piuttosto avanzato e potrebbe aver già iniziato ad espandersi con metastasi (cervello, fegato, corteccia surrenale e ossa). Un altro problema è che la maggior parte dei sintomi spesso vengono scambiati con i tipici disturbi del fumatore abituale: tosse (75%), problemi respiratori (60%), tosse con sangue (35%), debolezza (10%). Anche la perdita di peso, febbre e male alle ossa possono essere dei sintomi.
Se una radiografia ha evidenziato un tumore, il paziente viene sottoposto ad una serie di esami diagnostici per scoprire il tipo di neoplasia e verificare la presenza di eventuali metastasi. Il pneumologo fa un’anamnesi approfondita anche per scoprire eventuali fattori genetici, vengono effettuate una TAC a torace, addome e cranio, una PET TAC, una broncoscopia o toracoscopia con biopsia (si distingue tra biopsia esterna ed interna), un’ecografia del fegato, una scintigrafia delle ossa e una risonanza magnetica.
Nel momento in cui è completata la raccolta dei dati, entra in azione il tumorboard pneumologico, che si riunisce ogni mercoledì pomeriggio per esaminare i nuovi casi. In pneumologia esisteva già dal 1987 un gruppo interdisciplinare tra pneumologi, radiologi e chirurghi toracici. Nel giugno del 2008 è stato istituito il vero e proprio tumorboard pneumologico, oggi coordinato dalla dottoressa Christine Seebacher. Gli altri membri sono: il Dott. Gerhard Kainz, pneumologia; la Dott.ssa Emanuela Vattemi e il Dott. Giovanni Di Meglio, oncologia; il Dott. Francesco Zaracca e la Dott.ssa Birgit Feil, chirurgia toracica; il Dott. Rodolfo Carella e la Dott.ssa Christine Mian e la biologa Dott.ssa Esther Hanspeter, patologia; il Dott. Mohsen Fahrsad, medicina nucleare; il Dott. Antonio Ruiu, radiologia; il Dott. Said Bou Selman e la Dott.ssa Michela Rosa, radioterapia. “La vera sfida è trovare per ogni paziente la terapia giusta, la combinazione meglio adatta a lui“, spiega la Dott.ssa Seebacher.
Il team onco-pneumologico (da sx): l’infermiere Fabrizio Demichiei, Dott. Lucio Bonazza, il vice coordinatore infermieristico Stefano Guzzo, Dott.ssa Christine Seebacher e Dott.ssa Johanna Köhl
Il tumorboard è inserito in un network con le cliniche universitarie di Verona, Bologna e Milano e con la chirurgia toracica di Innsbruck. Accanto all’operazione, come detto possibile solo in una fase molto precoce, ci sono diversi approcci terapeutici, anche combinabili tra di loro. Dalla classica chemioterapia alla terapia personalizzata molecolare o la terapia immunologica.
La sopravvivenza dopo cinque anni dalla diagnosi risulta piuttosto bassa rispetto ad altre forme di tumori: in Italia si attesta in media al 16%, in Europa al 13%, in Alto Adige le percentuali sono 14% per gli uomini e 18% per le donne. Dopo dieci anni sono l’11% degli uomini e il 15% delle donne.
“Ci sono i tumori “a piccole cellule“, che interessano il 10 – 15% dei casi e “non a piccole cellule“ per il restante 85% dei casi”, spiega la coordinatrice del tumorboard, Dott.ssa Seebacher. “I carcinomi a piccole cellule sono ancora più aggressivi e hanno una prognosi molto sfavorevole.” I tumori non a piccole cellule si suddividono in diversi gruppi, di cui l’adenocarcinoma è quello più frequente.” Nelle donne sono il 50% delle neoplasie al polmone. Bisogna anche dire che il fisico delle donne reagisce in modo molto più sensibile alle sostanze nocive contenute nelle sigarette. Una donna che fuma dieci sigarette al giorno presenta gli stessi sintomi di un uomo che ne fuma venti! “E non solo! L’organismo delle donne ci mette anche molto di più a recuperare dopo aver smesso di fumare“, sottolinea il primario funzione dacente, Dott. Lucio Bonazza. Comunque meglio smettere tardi che mai.
Uno screening per le neoplasie al polmone non esiste ancora, anche perché prima vanno chiarite diverse questioni: chi, a partire da che età, con quale frequenza, con l’obbligo di smettere di fumare o no, quali esami e soprattutto la madre di tutte le domande: è finanziabile? In ogni caso, non fumare è la miglior prevenzione.

Attuale

Ho fatto della buona medicina pubblica

Giulio Donazzan, primario di pneumologia, va in pensione dopo 40 anni
Tra degenti, day hospital e terapia sub-intensiva respiratoria il reparto di pneumologia conta 25 letti.
Il 28 novembre 2017 sono passati esattamente quarant’anni da quando Giulio Donazzan, il 28 novembre 1977 ha iniziato a lavorare in pneumologia all’ospedale di Bolzano, uno dei reparti che hanno avuto negli ultimi decenni uno sviluppo particolare soprattutto per quanto riguarda l’aspetto tecnologico.
Il primario Dott. Giulio Donazzan
È uno dei nove primari che durante il 2017 hanno finito il loro ciclo lavorativo e i lor o reparti si sommano ad altri otto reparti che sono già da diversi anni guidati da facenti funzione, perché i primari sono andati in pensione o partiti per un altro ospedale.
Chance: Come ci si sente di fronte a poche settimane che rimangono ancora da lavorare?
Dott. Donazzan: Molto bene, soprattutto perché al momento sto esaurendo le ferie. Poi mi rimangono ancora da chiudere delle faccende nel reparto, devo vedere cosa manca per poter andare in pensione, ho da preparare un ultimo convegno in veste da primario e poi lascio le consegne.
Chance: Ma non lascerà del tutto la medicina?
Dott. Donazzan: No, mi dedicherò un po’ all’attività privata, certamente con meno ansia e meno burocrazia, avrò spazio per il volontariato e poi potrò dedicarmi a cose per le quali fino adesso non avevo tempo, per esempio viaggiare.
Chance: Lei ha sempre lavorato all’ospedale di Bolzano, a parte degli stage in Italia e all’estero.
Dott. Donazzan: Sì, e mi ritengo un ragazzo fortunato! Sono riuscito a fare della buona medicina pubblica. È stata una mia scelta che non ho mai rimpianto. Mio padre era un medico privato. E non solo, ho potuto assistere ad un’importante evoluzione tecnologica, sono riuscito ad arrivare a capo di un reparto e ho potuto occuparmi di un ambito che mi ha molto affascinato.
Chance: Pneumologia non è però stata la sua prima scelta.
Dott. Donazzan: No, infatti mi sono specializzato anche in medicina del lavoro e in medicina dello sport. Ho studiato a Padova e in quegli anni la medicina del lavoro aveva un occhio sulle funzionalità del polmone, come del resto anche la medicina dello sport e così mi sono specializzato in tutti e tre gli ambiti, alla fine ho scelto pneumologia, perché ho preferito il canale clinico per stare in contatto con il paziente.
Chance: Cosa conta nel contatto con il paziente?
Dott. Donazzan: Comunicare in maniera corretta, di modo che i contenuti siano comprensibili e compresi da chi ti sta ascoltando. È importante perché così il paziente acquisisce fiducia nel medico e si sente in buone mani. Certo non è facile comunicare a qualcuno che ha una neoplasia del polmone, spesso è una notizia che viene percepita come una sentenza di morte. Va sempre affrontato con tutta la famiglia, con una persona vicina al paziente, bisogna far comprendere tutto e lasciare lo stesso sempre uno spiraglio di speranza. Comunque, il mio reparto è dopo la rianimazione e la geriatria il reparto con il numero più alto di decessi. Anche se questi sono scesi, da quando hanno creato il reparto di cure palliative.
Chance: E come si riesce a far fronte a questo? Si porta a casa questi pensieri?
Dott. Donazzan: No a casa non li porto, anche se ti seguono, una certa tristezza a volte non è da escludere. Ho sempre trovato molto utile il fatto che vado e torno in bicicletta (d)al lavoro. È un momento di pulizia della mente! Un passaggio da una realtà all’altra. Quello che mi porto a casa invece è la consapevolezza di essere fortunato perché sono sano. Due su tre di noi prima o poi incontreranno un tumore nella loro vita.
Chance: Il suo reparto è una realtà molto complessa con 18 posti letto, 7 posti letti di sub-intensiva respiratoria e con una serie di attività ambulatoriali molto tecniche che si è evoluto molto da quando lei ne ha preso le redini.
Dott. Donazzan: Il lavoro è cambiato molto in questi anni. A parte l’evoluzione tecnica e a parte i successi della ricerca che hanno portato – adesso parlo soprattutto dell’ambito delle malattie tumorali - a delle terapie individualizzate e molto più complesse, si sono aggiunte anche la chirurgia vasco-toracica, prima i nostri pazienti dovevano andare a Verona. E lo stesso per la radioterapia i nostri pazienti non devono più recarsi all’ospedale Borgo Trento a Verona. Adesso possiamo mandare i nostri pazienti al reparto di radioterapia della Clinica Bonvicini e già dal 1987 il mio reparto aveva un gruppo interdisciplinare, molto prima quindi del vero e proprio tumorboard pneumologico, istituito nel 2008, che si riunisce ogni mercoledì pomeriggio. Siamo stati dei percursori dell’interdisciplinarietà!
Chance: Solo una parte dei pazienti in pneumologia è oncologica. Ma c’è una cosa che tanti dei suoi pazienti hanno in comune: i problemi che hanno, sia di natura respiratoria sia tumorali, sono causati spesso dallo stesso fattore, dal fumo. Da medico come si vive questo fattore?
Dott. Donazzan: Non ha nessuna importanza. Certo, il fumo fa male, anche il fumo passivo, e bisogna aiutare i pazienti a smettere, ma non c’è nessun giudizio sulle scelte delle persone, nessun giudizio morale. Non deve esserci mai e su nessun tipo di paziente. Quello che c’è invece, è un forte coinvolgimento psicologico nel paziente che ci dà la sua fiducia, sia quello con una neoplasia, sia quello con una grave insufficienza respiratoria. Gli stiamo accanto.
Chance: Dicevamo che il suo reparto è una realtà altamente tecnica.
Dott. Donazzan: Si abbiamo avuto davvero dei cambiamenti importantissimi negli ultimi anni. Una volta avevamo un broncoscopio, non c’era la TAC. Oggi lavoriamo con dieci broncoscopi, facciamo la toracoscopia, non c’è soltanto la TAC ma anche la PET TAC, la tomografia ad emissione di positroni. Questo per quanto riguarda la diagnosi. Ma anche per la terapia è cambiato tutto. Le tecniche chirurgiche nei tumori polmonari sono più evolute e quando il tumore non è operabile abbiamo l’arma efficace della radioterapia stereotassica. E poi ci sono tutte le prestazioni ambulatoriali rivolte alle fisiopatologie respiratorie, asma, allergie ecc.
Chance: Un campo davvero molto complesso …
Dott. Donazzan: Si, è molto entusiasmante. Io rifarei medicina se dovessi ancora scegliere, è una professione fortunata. E sceglierei lo stesso ambito. Certo bisogna avere interesse per quello che si fa e bisogna avere interesse per la vita!
(L’intervista è stata realizzata all’inizio di ottobre)